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ma sessione di Alcaniz in cui era in fondo alla
classifica: sperduto, incredulo, stanco. Mer-
hi haavuto la forzadi capire che sevoleva rac-
cogliere questa opportunità concessa in for-
ma praticamente gratuita dalla Zeta, doveva
migliorarsi dal punto di vista fisico e menta-
le. Il resto sarebbe arrivato grazie al talento
che possiede.
UNA SERIE DI
RISULTATI AL TOP
AMonza, prima gara stagionale, quinto in
qualifica 1 e secondo in gara 1. A punti ci
finirà anche in gara 2 (nono), poi due sesti
ad Alcaniz, nono a Monte Carlo, male nel-
le due corse di Spa dove non prende pun-
ti. Dopo di che, un ulteriore passo in
avanti e la trasformazione: quarto e pri-
mo a Mosca, secondo e primo al Nurbur-
gring. Poi, a Budapest ancora un primo e
un secondo posto. Il team gli aveva affian-
cato da Monza l’esperto ingegnere Cor-
bett (ex Toyota F.1) di volta in volta sono
apparsi volti nuovi a rinforzare la struttu-
ra. In Germania, si è visto un inedito capo
meccanico, ex Jenzer. Merhi forte della
sua esperienza vissuta in una grande
squadra come la Mercedes, in Zeta ha
dato consigli, visto aree dove migliorare.
Poi, piano piano ci ha messo sempre più
del suo al volante, tornando quel ragazzo
di grande talento che nel 2007, a 16 anni,
quando era nella F.Renault 2.0, Red Bull
e Toyota volevano a tutti i costi inserire
nei loro programmi junior. Ma incredibil-
mente, dopo qualche tentennamento di
troppo e una certa confusione gestionale,
aveva ceduto alla Mercedes che lo aveva
portato nella F.3 europea con team nean-
che di primissima qualità: 2009 con
Manor, 2010 con Mucke (due anni non
brillantissimi), poi con Prema la conqui-
sta del titolo nel 2011 e il salto nel DTM.
Dove, forse per la sua sfrontatezza, l’abi-
tudine a lamentarsi troppo, in fondo la
sua onestà intellettuale, ma anche la dif-
ficoltà nell’adattarsi allo stile di guida
richiesto da quelle vetture, non è mai sta-
to capito fino in fondo.