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EUROPEO RALLY
CIPRO
Guido Rancati
Quello che non ti aspetti chiarisce subito che non aveva affronta-
to la trasferta cipriota per essere solo comparsa. “Eravamo sbar-
cati direttamente dall'Australia e non si affronta un viaggio di oltre
dodicimila chilometri giusto per essere alla partenza”, fa Yazeed
Al-Rajhi prima di accomodarsi sull'attico del podio. Aggiunge:
“L'idea era di essere protagonisti, anche se era da un po' che non
correvamo su strade asfaltate. E se erano ormai tre anni che non
affrontavamo un rally che propone terra e asfalto”. C'è riuscito. A
trentatré anni, alla fine di una delle gare più complicate da inter-
pretare, ha ottenuto la sua prima vittoria importante. E non per
grazia ricevuta: secondo tempo in qualifica ad appena due decimi
di Kajetan Kajetanovicz, il saudita ha sfruttato la prima speciale
per prendere il pallino che ha poi tenuto fino all'ultimo impegno
del sabato. Quando la rottura della barra antirollio lo ha costretto
a cederlo al polacco. Secondo a una manciata di secondi dal pilo-
ta dell'est, non ha pensato neppure per un attimo di accontentar-
si di un piazzamento che nessuno era più in grado di togliergli: “Ho
iniziato l'ultima giornata di gara deciso a tornare in testa”, osser-
va deciso. “Per farlo s'è preso qualche rischio e infatti ci siamo
anche girati. Ma n'è valsa la pena”, spiega senza enfasi. Tornato a
guardare tutti dall'alto, ha scelto una tattica sufficientemente
aggressiva da togliere a Kajetanovicz la voglia di esagerare. Ai quat-
tro successi parziali rastrellati nelle prime nove piesse ne ha
aggiunti altri quattro nelle ultime sei ed è tornato per l'ultima vol-
ta al campo base con una cinquantina di secondi di vantaggio sul
meno lontano dei suoi inseguitori. Più che abbastanza per scrive-
re il suo nome nell'albo d'oro del Cyprus Rally. Per ritagliarsi un
posticino fra quelli che sono riusciti a vincere almeno una corsa di
caratura internazionale fuori dai patrii confini.
Come gran parte dei rallisti nati e cresciuti nella penisola araba,
Al-Rajhi le corse le ha scoperte quando non era più giovanissimo,
a ventisei anni. Ma in sette stagioni ha collezionato settantatré get-
toni di presenza. E' cresciuto gradualmente. Quello che nel 2010
vagava sulle strade del SanMarino con una Peugeot 207 della Kro-
nos a un ritmo imbarazzante, ha cominciato a frequentare non
occasionalmente le zone calde delle classifiche. Negli appuntamen-
ti della serie mediorientale e in quelli del Wrc-2. Per dire, prima di
mettere tutti d'accordo nell'isola divisa, quest'anno aveva già otte-
nuto un terzo posto in Kuwait, un quarto in Qatar, un altro terzo
posto in Polonia e altri due quarti in Svezia e in Finlandia. Perché
con il tempo e con la paglia non maturano solo le nespole...
Kajetan Kajetanovicz
Chi ride e chi piange, sono le corse. E' la vita.
Alla fine del nono appuntamento stagionale
del campionato europeo, alla legittima sod-
disfazione di Yazeed Al-Rajhi e di Kajetan
Kajetanovicz, si contrappone la delusione di
Nasser Al-Attiyah e di Craig Breen. Per il
qataro, quella sull'isola del mediterraneo
orientale è stata una trasferta da dimentica-
re: stoppato in qualifica da un problema al
motore della Fiesta e costretto subito dopo
il via ad alzare bandiera bianca, ha provato
a raccattare qualcosa tornado in corsa nel-
l'ultima tappa. Inutilmente.
All'irlandese con la 208 della Peugeot Acade-
my è andata anche peggio. Subito dietro al
gruppetto di testa, assillato da una serie incre-
dibile di guai, non ha avuto un attimo di pace.
Un destino cinico e baro non gli ha lasciato
neppure la possibilità di lasciare il segno del
suo passaggio sulle piesse cipriote con un lam-
po. Beffardamente, il quattro cilindri della sua
Leonessa l'ha costretto a fermarsi nel trasferi-
mento finale. Dopo che l'aveva fatto precipita-
re da un anonimo sesto posto dietro anche
Abdulaiz Al-Kuwari, Khlid Al-Qasimi e Bruno
Magalhaes alla tredicesima posizione.
AL-ATTIYAH E BREEN UNITI NEI RIMPIANTI