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FORMULA 1

ALAIN PROST

Marco Cortesi

Ancora molto colpito per quanto accadu-

to a Jules Bianchi, e impegnatissimo nel-

la definizione di presente e futuro della

Formula E, Alain Prost si è concesso a

Jerez un salto nel passato, calandosi nel-

l'abitacolo della Renault RS01 per la pri-

ma dimostrazione ufficiale inpubblico. In

forma perfetta nonostante il caldo, ha

risposto alle nostre domande riguardo a

presente e futuro del mondo delle corse,

sia in fatto di auto che di piloti.

Alain Prost ritorna in pista per

mostrare al pubblico la Renault

RS01, e già questa è una notizia

ma... quanto forte ha spinto?

"Non ho spinto troppo, perché come in

tutti gli eventi-show non si ha mai il pro-

prio sedile e non ce n'è bisogno, l'ho fatto

per vedere com'è lamacchina, edè impor-

tante per le persone vedere che lamacchi-

na c'è, e che funziona bene..."

E cosa ne pensa della vettura?

“Prima di tutto èmolto bella, anche all'in-

terno, tutto funziona benissimo, ci sono

molte regolazioni. E una vera macchina

da corsa al cento per cento. Uno step

importanteperRenault e sperocheabbia-

nosuccesso.Siaperquantoriguardaipro-

fessionisti sia per i gentleman, ma penso

che tutti si divertiranno”.

Qual è il bilancio della prima gara

della Formula E, le è piaciuta?

“Mi èpiaciuta finoall'ultima curva! Scher-

zi a parte, sì è stata bella, c'era molta ten-

sione in questo format da un solo giorno.

Era importante riuscire a completare una

bella garaperché c'eranodellepreoccupa-

zioni su come sarebbe andata la prima

volta ed è stata difficile. Partendo da zero,

è stato unbel lavoro,ma ora inizia unpro-

cesso per migliorare ulteriormente

durante le prossime corse”.

Cosa pensa dell'incidente che ha

coinvolto a Pechino suo figlio Nico-

las?

"La realtà è che c'era un problema: Nico-

las sul display vedeva un valore di energia

diverso da quello reale e pensava di non

arrivare al traguardo. Non siamo riusciti

a dirglielo per radio e così ha rallentato

molto. Mentre cercava di coprire la traiet-

toria, e stava guardando nello specchietto

destro, Nick è entrato proprio a sinistra,

moltopiùveloce. Alla finedi una garapra-

ticamente perfetta, era distrutto ma non

ha assolutamente fatto apposta. Gli ho

detto che deve guardare i lati positivi".

Cosa risponderebbe ai tanti critici

del campionato che puntano il dito

su aspetti come la poca velocità, il

cambio vettura a metà corsa o i cir-

cuiti poco selettivi?

"E' lo stesso discorso delle vetture elettri-

che stradali. Le compri per motivi diversi

rispetto a quelli per cui compri le macchi-

ne tradizionali, e non le puoi confrontare

utilizzando gli stessi parametri. Per com-

prenderne il potenziale bisogna pensare

allo step successivo. E così deve accadere

anche per la Formula E. Sì, al momento

usiamo due auto per pilota, ma perché

dovremmo mentire alla gente? Non è che

si vuole far passare all'elettrico tutti gli

altri campionati. La Formula E non va

giudicata come una serie tra le altre, in

questomomento. Invece, indue o tre anni

mostreremo il livello a cui vogliamo arri-

vare. Il feeling è positivo, c'è molto inte-

resse e penso che i progressi tecnologici

permetteranno al campionato di affer-

marsi nel futuro. E' un progetto, che

potrebbe funzionare o non funzionare,

ma sono convinto che ci siano buone pro-

spettive".

Qual è il suo coinvolgimento in

Dams e nella Formula E?

“E' un doppio ruolo perché sono co-pro-

prietario del team, ma anche ambasciato-

re della Renault che investe nel proget-

to. Ci sono tante cose che dobbiamo fare

al momento. Non solo prenderci cura del

team, ma anche guardare al medio e lun-

go termine: tutto è in divenire, anche per

quanto riguarda i regolamenti. Sarà un

processo lungo e richiede continui mee-

ting: la Formula E ci tiene davvero molto

occupati”.

Quindi basta corse o farà ancora

qualche apparizione, magari nel-

l'Andros?

“No, sto facendo troppe cose contempo-

raneamente e ho deciso di fermarmi: è

troppo difficile far combaciare tutto”.

Che ne pensa della tendenza a por-

tare in Formula 1 piloti sempre più

giovani come Max Verstappen?

"In realtà non so che dire. Da un lato non

puoi bloccare chi ha un'opportunità,

anche perché per come sono organizzate

le cose succederà sempre più spesso di

vedere situazioni simili. Però, so che la

FIA sta pensando di introdurre qualche

tipo di regola o di restrizione, anche per-

ché si tratta di un fenomeno potenzial-

mente negativo per l'immagine dell'auto-

mobilismo. Dando l'impressione che, con

tanti ragazzi senza esperienza che sono

subito veloci, in realtà le vetture di oggi

non siano così difficili da guidare. Per

quanto riguarda Verstappen, sono

comunque sicuro che abbia tutto quello

che serve per fare bene".

Pensa che ora sia più difficile arri-

vare alla Formula 1?

“Diciamo che, ai miei tempi, se eri un

super-pilota non potevi rimanere fuori.

Oggi, per arrivare in Formula 1 devi esse-

re all'interno di una filiera, o avere

comunque qualcuno che ti paghi una,

due, tre stagioni nei campionati minori.

Potendosi appoggiare solo a supporti

finanziari esterni, non è detto che si pos-

sa riuscire nell'obiettivo. Anche perché ci

sono troppe categorie, il mondo delle cor-

se e degli sponsor ora è molto spezzetta-

to. E nei grandi programmi ci sono spazi

solo per pochi”.

Per quanto riguarda le donne nel

mondodelle corse, pensa che la vita

sia più facile per loro oggi?

“Ora sono meglio preparate, sicuramen-

te, e forse anche l'ambiente per loro è un

po' più facile. Ma sono anche molto più

sicure di sé. Non è piùnemmenouna que-

stione di condizione fisica, perché ci sono

molte donne pilota in condizioni fisiche

eccellenti che hanno compensato lo svan-

taggioa livellomuscolarenei confronti dei

colleghi. Per il resto, non si può giudicare,

perché... abbiamo ancora troppe poche

donne nel motorsport".

Lei è sempre stato molto attento

all'aspetto della sicurezza, e dopo

l'incidente occorso a Jules Bianchi

è stato piuttosto duro. Pensa che

vada attuato un ripensamento per

quanto riguarda la filosofia sulle

caution e sulle bandiere rosse per

pioggia?

"Penso che non si potrà mai avere un

rischio zero. E si inizia ad entrare in un

discorso che ha quello come obiettivo, ci

sarà sempre qualcosa che non andrà bene

e qualcuno che avrà qualcosa da dire.

Semplicemente, è una questione di pren-

dere le giuste decisioni al momento cor-

retto, considerando tutti i tipi di fattori

che abbiamo. In particolare i mezzi di

recupero in pista. In fondo, sono forse

l'unica cosa che rimane in termini di sicu-

rezza che dovrebbe essere facile da risol-

vere. Ed è per questo che mi sono arrab-

biato..."