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FORMULA 1

IL COMPLEANNO

Carlo Baffi

Chissà se avrà il tempo e la voglia di festeg-

giare il suo 84° compleanno? Il dubbio c’è

ed è pure lecito, dal momento che Charles

Bernard Ecclestone, al secolo “Bernie”, è

più che mai super impegnato al timone del-

la sua Formula Uno, gestendo annessi e

connessi. Dal processo in Germania alle

recenti problematiche economiche patite

da troppe scuderie del Circus, Caterham e

Marussia in testa. Problemi che probabil-

mente toglierebbero il sonno ad un comu-

ne mortale, ma per Ecclestone è diverso,

data la sua abilità nel superare gli ostacoli

spiazzando gli avversari, rilanciando la

posta come un abile giocatore d’azzardo.

Raccontare la carriera di questo vulcanico

signore inglese di Bungay (località nel Suf-

folk), classe 1930, alla ribalta del motor-

sport a partire dagli anni ’70, non è cosa

breve, anzi. Da qui l’idea di utilizzare alcu-

ni vocaboli, per cercare di descrivere le

molte sfaccettature di un uomo senza età,

spinto da un’inesauribile voglia di guarda-

re avanti.

A COME ARCHIVIAZIONE

Il 4 agosto scorso, il Tribunale di Monaco

di Baviera ha archiviato il processo per cor-

ruzione che vedeva nel ruolo di imputato

proprio Ecclestone. Il tutto dietro paga-

mento di una somma di 100 milioni dolla-

ri (pari a 74 milioni e mezzo di Euro). Per

il capo supremo del Circus si è chiusa così

una vicenda sorta oltre due anni or sono,

ovvero quando l’ex banchiere tedesco Ger-

hard Gribkowsky (poi condannato a 8 anni

e mezzo di carcere), venne accusato di mal-

versazione, truffa ed evasione fiscale in

seguito alla vendita del pacchetto di mag-

gioranza della F.1 al fondo d’investimento

CVC, nel 2006. Un passaggio favorito da

una tangente di 44 milioni di dollari, paga-

ta da Ecclestone a Gribkowsky.

B COME BRABHAM

Ecclestone la comprò da Ron Tauranac nel

1972, con l’intento di sfruttarne commer-

cialmente il nome per produrre vetture

clienti destinate alle categorie addestrative.

Dopo tutto si trattava di una scuderia bla-

sonata, fondata dal grande “Black” Jack

Brabham (australiano, tre volte iridato).

Ma una volta in F.1, gli obiettivi cambiaro-

no. Per prima cosa, Ecclestone risollevò

l’immagine di una scuderia caduta in decli-

no, al fine di attirare nuovi sponsor. Curò

personalmente ogni dettaglio, come le filet-

tature con nastro adesivo sulla carrozzeria

delle monoposto, prima della verniciatura.

Al posto dei classici furgoni per i trasferi-

menti sui vari circuiti, venne acquistato un

autoarticolato, capace di ospitare sia l’offi-

cina, che la cucina. Una trovata che segnò

il debutto dei cosiddetti motorhome-hospi-

tality.

C COME CIAMBELLE

In Gran Bretagna sono noti come donuts.

Ebbene nella biografia autorizzata scritta

da Terry Lovell, si narra che a undici anni

Bernie era solito fermarsi dal panettiere per

acquistare dei donuts, prima di recarsi a

scuola dove li rivendeva ai compagni.

Quando lamadre gli chiese se tutti quei dol-

ci fossero per lui, la risposta fu alquanto

emblematica:” No, sono il mio guadagno.”

Quando si dice il bernoccolo per gli affari.

D COME DIVORZIO

Nella vita di Ecclestone non poteva certo

mancare anche il gossip. Così i tabloid si

sono sbizzarriti in merito al divorzio sanci-

to nel marzo 2009, che pone fine al matri-

monio tra Bernie e la exmodella croata Sla-

vica Radic (sua seconda moglie e di 28 anni

più giovane,

sotto

) durato 24 anni. Una

separazione che vanta ben due record! Il

primo riguarda la durata del procedimen-

to davanti all’Alta Corte di Londra: solo

58”, praticamente una pole position. Il

secondo è di natura patrimoniale, dal

momento che alla ex-Signora Ecclestone

(intestataria per motivi fiscali di parecchie

società del marito) che accusava il consor-

te di averle provocato un profondo stato di

stress e ansia, sarebbe andata una somma

vicina al miliardo di sterline, meno della

metà di un patrimonio complessivo stima-

to intorno ai due miliardi e mezzo.

F COME FORMULA UNO

La passione per i motori animò Ecclestone

sin da giovane. Ma se il motorsport gli ha

garantito tanti successi a bordo pista, non

si può dire la stessa cosa della sua attività

di pilota. Nel primo dopo guerra, il futuro

“Mister E” cercò di cimentarsi nelle gare

motociclistiche, poi verso il 1949 tentò con

le quattro ruote della Formula 3 inglese al

volante di una Cooper-Norton, ma dopo un

brutto incidente a Brands Hatch, decise di

dedicarsi agli affari; meno rischiosi e deci-

samente più remunerativi. Nel ’58 però

ecco che si rimise al volante e di una mono-

posto di Formula Uno. Cercò infatti di qua-

lificare al GP di Monaco una delle Con-

naught che aveva acquistato l’anno prima,

quando aveva iniziato a gestire il pilota

Stuart-Lewis Evans. La decisione di scen-

dere in pista, maturò nel vedere che i suoi

due piloti Bruce Kessler e Paul Emery si

trovavano in grosse difficoltà sulle stradine

del Principato. Anche Bernie però rimase

escluso dalla griglia.

G COME GAFFES

Tanti sono stati i colpi di genio di Bernie,

ma nel corso di questi anni, non sono man-

cate alcune frasi infelici. Nel 2005, parlan-

do della pilotessa americana di F.Indy

Danica Patrick, sostenne che tutte le don-

ne, comprese quelle del motorsport,

dovrebbero indossare un grembiulino

bianco come le domestiche di casa. Ma c’è

di più. Nel luglio 2009, in un’intervista al

“Times” si espresse inmodo favorevole ver-

so i sistemi dittatoriali. Di Adolf Hitler dis-

se che “poteva comandare e far funzionare

le cose. Però, alla fine va criticato perché ha

perso e non è stato in grado di essere un

buon dittatore.” Di Saddam Hussein,

dichiarò, che fu un’idea terribile quella di

liberarsi del Rais, così come dei Talebani,

visto che erano gli unici in grado di gover-

nare i loro popoli. L’elogio nei confronti del

Fuhrer fece insorgere le comunità ebraiche,

al punto che uno degli azionisti di maggio-

ranza della CVC (la società che governa il

Circus) lo invitò a rassegnare le dimissioni.

Ecclestone cercò di minimizzare, afferman-

do che quella frase decontestualizzata ave-

va assunto un significato diverso dal suo

pensiero originale. Insomma, un semplice

malinteso. Sempre nel 2009, in concomi-

tanza del GP del Brasile, così si espresse in

merito alla morte di Senna in un intervista

alla “Folha di Sao Paulo”: ”E’ stato un

dramma e una tristezza, ma anche una

grande fortuna, perché tanta gente che non

conosceva la F.1 si è avvicinata al nostro

sport.”