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H COME HUMOR
Ecclestone non ha mai nascosto un suo lato
umoristico, tipicamente britannico, che lo
spinge anche a ironizzare su se stesso e ai
guai della F.1. Ne sono un esempio i bigliet-
ti natalizi con tanto di auguri firmati, illu-
strati con vignette sulle problematiche del
Circus. Nel 2005, la cartolina raffigurò il
flop del GP di Indianapolis, quello con soli
sei partecipanti ed il pubblico furente sulle
tribune. Più caustica l’immagine del 2008,
in cui i vari team principal venivano fusti-
gati da Max Mosley, con evidente riferi-
mento allo scandalo a luci rosse che vide
coinvolto l’ex Presidente FIA. La sera del 26
novembre del 2010, mentre passeggiava
nel centro di Londra con la sua attuale
moglie, Fabiana Losi, Ecclestone venne
aggredito da quattro rapinatori. Oltre al
furto di gioielli per circa 200 mila sterline,
Bernie rimediò una ferita al capo e alcune
contusioni al volto. Ebbene dopo pochi
giorni, posò come testimonial di una nota
marca di orologi con tanto di volto tume-
fatto (
sopra
). Lo slogan? “Guarda quello
che farebbe la gente per un Hublot.”
I COME INCIDENTI
Tre incidenti mortali segnarono in modo
indelebile la carriera di Ecclestone. I primi
due riguardarono i piloti di cui l’inglese era
il manager. Parliamo di Stuart Lewis Evans
e di Jochen Rindt. Il primo, inglese, perì il
19 ottobre del 1958 a Casablanca nel corso
del GP del Marocco a bordo della Vanwall.
Il secondo, austriaco, perse la vita nel cor-
so delle prove del sabato del GP d’Italia a
Monza, il 5 settembre del 1970. Uno schian-
to terribile avvenuto presso la curva Para-
bolica, che impedì al 28 enne fuoriclasse
della Lotus di festeggiare il titolo mondiale
che gli venne assegnato postumo. L’ultima
tragedia accadde il 14 maggio 1986, quan-
do l’italiano Elio De Angelis, al volante del-
la Brabham BT55 rimase coinvolto in un
drammatico incidente nel corso di un test
al Paul Ricard e spirò il giorno successivo
all’ospedale di Marsiglia.
L COME LABURISTI
A parte i giudizi negativi espressi in merito
alle democrazie nel mondo, Ecclestone non
ha mai dichiarato nello specifico le sue pre-
ferenze in campo politico. Fa eccezione
però, una vicenda accaduta nel 1977,
riguardante un suo contributo di un milio-
ne di sterline al Partito Laburista, poco pri-
ma delle elezioni che avrebbero portato al
governo Tony Blair. Lo scandalo esplose
quando Blair varò delle leggi atte a limita-
re le sponsorizzazioni da parte delle multi-
nazionali del tabacco, escludendo guarda
caso il Circus. Un polverone che si placò
solo quando Blair & C. restituirono l’intera
somma.
M COME MONTEZEMOLO
Il rapporto con l’ex presidente della Ferra-
ri, ha sempre vissuto di alti e bassi. Nel
dicembre 2008, quando Montezemolo in
qualità di Presidente della FOTA, reclamò
più soldi per i team, accusando Ecclestone
di scarsa trasparenza nella gestione degli
introiti, il boss del Circus reagì sparando a
zero. Dalle pagine del “Times”, disse che il
Cavallino prendeva più soldi degli altri ed
in caso di vittoria del campionato costrut-
tori incassava 60 milioni di euro in più
rispetto al resto della compagnia. Un trat-
tamento di favore che partì dal 2003, quan-
do la Ferrari ruppe il fronte dei team ribel-
li che paventavano la creazione di una serie
alternativa. “Abbiamo comprato la loro
lealtà – disse Bernie - così non sarebbero
passati con gli altri.” Parole forti, che però
non venneromai smentite. I toni si ammor-
bidirono poco tempo dopo e nel gennaio
successivo venne siglata la tregua con il
cosiddetto “patto dello strudel”. Nel corso
del consueto raduno Ferrari sulle nevi di
Madonna Campiglio, Bernie fece capolino
accompagnato dalla figlia Tamara. Abbrac-
ci, strette di mano, foto di rito (Ecclestone
posò sulla Ducati della MotoGP) e un pran-
zo tra i due team boss. Al termine del mee-
ting, Montezemolo si disse ottimista
riguardo un nuovo accordo che avrebbe
regolato la spartizione dei proventi del Cir-
cus.
N COME NICKNAME
Non tanti, ma eloquenti: da “Mister E” a
“Supremo”, fino a “il Padrino”, tipicamen-
te italiano.
Q COME Q.P.R.
Nonostante la sua attrazione per pistoni e
carburatori, il patron del Circus rilevò nel
2007 la squadra londinese del Queens
Park Rangers. In quell’occasione, Eccle-
stone ebbe modo di accomunare il volan-
te al pallone:” La F.1 è come il calcio. Fun-
ziona in ogni parte del mondo, a differen-
za della Cart, che è come il football ame-
ricano.” Il business venne realizzato insie-
me a Flavio Briatore, allora team princi-
pal della Renault, affiancati successiva-
mente dal magnate indiano Lakshmi Mit-
tal. L’epopea targata Ecclestone-Briatore
durò circa un triennio. Nel 2011 Mittal
cercò di rilevare l’intero pacchetto aziona-
rio, ma dovette arrendersi di fronte alla
richiesta di 100 milioni di sterline avanza-
ta da Ecclestone. Fu poi Tony Fernandes,
proprietario della Caterham ad acquista-
re le quote di Bernie & Flavio. Era l’ago-
sto dello stesso anno.
R COME RICONOSCENZA
Duro, spietato e cinico negli affari, Eccle-
stone è altrettanto corretto e riconoscente
verso i suoi più stretti collaboratori. Ne san-
no qualcosa, in primo luogo, Charlie Whi-
ting e Mike “Herbie” Blash, rispettivamen-
te capo meccanico e factotum ai tempi del-
la Brabham e attuali boss della Direzione
Gara nei GP di F.1. Ma non vanno dimen-
ticati Eddie Baker, che da apprendistamec-
canico alla Brabham, divenne il responsa-
bile della “cittadella della TV” quando nac-
que la televisione digitale del Circus. Oppu-
re Alan Fuller e Penny Whitaker, meccani-
co e segretaria inBrabham, che guarda caso
ricoprirono il ruolo di delegato tecnico e
responsabile dei rapporti con la Federazio-
ne nella Formula 3000 Internazionale.