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IL PERSONAGGIO
TOM KRISTENSEN
davanti. Ci tenevo tanto perché a quel tem-
po Tom, pur avendo un talento fuori dal
comune, non aveva ancora vinto nemmeno
un campionato. Alla fine del mio doppio
turno di guida riconsegnai la R8 a Tom al
primo posto, e da lì anche lui ritrovò il rit-
mo, permettendo a noi di vincere la gara e
a lui di portare a casa il titolo ALMS. Dopo
quella corsa, sia lui sia il padre mi ringra-
ziarono almeno un centinaio di volte. Tom
si era reso conto che anche se quella corsa
era più importante per lui che per me, io
avevo dato tutto, forse ancora più del soli-
to. Fu in quell'occasione che si creò un lega-
me che dura ancora oggi".
Come hai preso la notizia del suo riti-
ro?
"Ovviamente l'ho saputo prima degli altri.
Mi ha chiamato una mattina alle 8, e quan-
do ho visto che mi stava chiamando così
presto sapevo che ci poteva essere solo una
ragione: o era successo qualcosa di grave o
aveva preso una decisione importante. For-
tunatamente si trattava del secondo caso. Le
parole esatte sono state: 'Ho deciso di rag-
giungerti nel club', riferendosi al club dei
pensionati di cui facciamo parte io e
McNish. Conoscendolo, però, mi sono stu-
pito che abbia scelto di comunicarlo conuna
conferenza stampa prima della fine della
stagione, suscitando un certo clamore. Lui
è molto riservato e il ritiro in particolare è
un argomento che lo metteva molto a disa-
gio. Io stesso, per dire, ne ho parlato più con
sua moglie che con lui, giusto in occasione
della scorsa 24 Ore di Le Mans".
Quale credi che sia la ragione per cui
ha scelto di fermarsi adesso?
"Non so dirlo con certezza, ma non credo
sia legata semplicemente all'età. Dal punto
di vista fisico Tom ha sempre curato la pre-
parazione al top, credo che anche in questo
momento sia più in forma di molti giovani
piloti professionisti che si presentano sulla
scena dell'Endurance"
Quanto siete stati in competizione
tra voi durante i vostri anni con
Audi?
"La competizione c'è sempre stata, ma è
sempre stata sana e positiva, ci ha sempre
spinto a dare il massimo. Un periodo par-
ticolarmente divertente è stato il 2003,
quando eravamo parte del programma
Bentley. Un anno in cui, essendo i due pilo-
ti Audi 'prestati' al progetto, eravamo unpo'
isolati rispetto al resto del team. Fortuna-
tamente per noi eravamo anche i più velo-
ci, e questo ci portò in una spirale estrema-
mente stimolante in cui l'obiettivo dell'uno
era battere il tempo dell'altro. A volte, men-
tre facevamo le simulazioni di 24 Ore, Tom
mi scriveva un SMS alle 3 di notte, quando
era appena sceso dalla macchina per dirmi
che aveva battuto il mio tempo, e ovvia-
mente così facendo mi svegliava. Io, altret-
tanto ovviamente, facevo lo stesso, e tra
uno scherzo e l'altro intanto tutti e due
spingevamo davvero al limite".
Cambierà qualcosa tra voi dopo il
ritiro?
"Non credo proprio. Ci sentiamo settima-
nalmente, e credo che continueremo a far-
lo. Tra tutti gli equipaggi di cui ho fatto par-
te, quello Capello-Kristensen-McNish è
stato veramente una famiglia, l'unico in cui
abbiamo avuto tra noi la fiducia necessaria
per parlare anche della vita reale, chieden-
doci consigli l'un l'altro e confrontandoci
quotidianamente con la vita di tutti i gior-
ni. Mi fa piacere perché Tom è una perso-
na che si apre solo se si fida di qualcuno al
110%, e fra noi evidentemente c'è questo
tipo di rapporto".
Non c'è la tentazione di fare ancora
qualcosa insieme?
"Adesso, per scherzo, visto che siamo tutti
e tre liberi abbiamo iniziato a parlare della
possibilità di fare la Le Mans Classic. Chis-
sà mai che un giorno non si possa fare dav-
vero...”.
Nel 2012 il pilota danese vince a Sebring,
sempre con Capello e McNish