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di un pilota resiste non oltre 30 secondi.
Le polemiche non risparmiano nemmeno
un personaggio come Juan Manuel Fan-
gio. Interrogato dal magistrato, il diretto-
re di corsa e responsabile dell’organizza-
zione risponde che l’incidente è da impu-
tarsi alla fatalità: “Beltoise s’è comportato
come ogni buon pilota, tentando di rima-
nere in gara. Questa è soltanto una trage-
dia in più.” Affermazioni che “el chueco”,
ripete allo stesso Beltoise, al quale porta
come esempio le tragedie avvenute nel ’55
a Le Mans e a Monza nel ’61. Un cinismo
che non è certo gradito da molti, tra cui
Enzo Ferrari, che intervenendo in un
dibattito del giornale radio, condotto da
Enrico Ameri, dichiara di supporre che
Fangio intenda difendere la propria orga-
nizzazione e lo sport dell’automobile.
Innocentiste anche le tesi di Ickx e Siffert
che parlano di un errore di Giunti; secon-
do il belga, il pilota che non ha mai spinto
la propria vettura scagli la prima pietra.
BELTOISE ACCUSA GIUNTI
E LA STAMPA ITALIANA
Intanto, sotto il profilo giudiziario, si regi-
strano nuovi sviluppi. Il provvedimento di
carcerazione preventiva per omicidio col-
poso di Beltoise, viene sospeso in seguito
all’istanza di libertà provvisoria chiesta dal
legale del transalpino e al versamento di
una somma di circa 4 milioni e mezzo del-
le vecchie lire. A Beltoise viene inoltre con-
cesso di lasciare l’Argentina per un perio-
do non superiore a due mesi, dietro paga-
mento di un’ulteriore cauzione pari all’im-
porto della prima. Oltre alla giustizia ordi-
naria, la vicenda ha il suo decorso anche
sotto l’aspetto sportivo. Inizialmente si
vocifera di una scure pronta a calare su
Beltoise, che lo priverebbe addirittura del-
la licenza. Col passare del tempo però, si
ha l’impressione che i toni si smorzino,
lasciando sempre più spazio alla parola
fatalità e la condanna si aggirerebbe intor-
no ai sei mesi. Lascia perplessi anche la
notizia della riunione speciale della GPDA
tenutasi l’1 febbraio in Francia, guarda
caso nella sede della Matra. E che dire del
successivo meeting in occasione del GP del
Sud Africa, il 6marzo a Kyalami? La Grand
Prix Driver’s Association, dopo essere
ritornata sul caso-Giunti, arriva alla con-
clusione che le responsabilità della trage-
dia, vanno suddivise tra Beltoise, i com-
missari e lo stesso Giunti. A detta dei pilo-
ti, il ferrarista non avrebbe rallentato in
presenza delle bandiere gialle. Beltoise di
per se, continua a professarsi innocente e
addirittura non pentito della propria azio-
ne, sostenendo l’ipotesi di un probabile
errore di calcolo da parte di Giunti. Incal-
zato dal giornalista Beppe Viola, il france-
se punta l’indice contro la stampa italiana,
rea di aver fomentato le polemiche. Il tan-
to atteso verdetto finale arriva il 12 di feb-
braio e l’allora primo pilota della Matra
sarà costretto a restare fermo per soli tre
mesi, saltando tre Gran Premi. A favore del
francese, avrebbero giocato le falle dell’or-
ganizzazione argentina, malgrado la dife-
sa di Fangio. Insomma una pena ridotta,
forse anche per l’influente peso politico
della Federazione francese, che per molti
non renderà giustizia alla prematura mor-
te di Giunti. Il 29enne pilota romano,
denominato “il reuccio di Vallelunga”, era
considerato da molti una grande promes-
sa dell’automobilismo italiano. La Ferrari
lo aveva fatto debuttare nel 1970 in Belgio
sull’impegnativo tracciato di Spa e al
volante della 312B si piazzò quarto. Nume-
rose le sue gare nell’ambito delle ruote
coperte, con piazzamenti di rilievo, come
la vittoria alla prestigiosa 12 ore di Sebring
del 1970 sulla Ferrari 512S, con Vaccarel-
la e Andretti. Beltoise invece, proseguirà la
sua carriera fino al 1974, riportando anche
una vittoria nel mondiale di F.1, il 14 mag-
gio 1972 a Monte-Carlo sulla BRM. Lo
scorso 5 gennaio, s’è spento a Dakar stron-
cato da un infarto, all’età di 77 anni.
A sinistra,
la ricostrizione
che fece all’epoca
il settimanale
Autosprint
del tragico incidente
di Buenos Aires.
Sotto, Beltoise
in una rara immagine
con Giunti