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FORMULA 1

ERIC BOULLIER

A proposito dello sviluppo dei motori

nel 2015, quello che riuscirete a fare

dipende anche da quanto sviluppo

nel corso della stagione decideranno

di fare. Come funzionerà questo

aspetto?

«La precedente interpretazione del regola-

mento era ancora peggiore! Ci sono discus-

sioni ancora in corso, su alcuni argomenti.

Ciò che ci sta a cuore è la correttezza, è mol-

to importante. Tutta la faccenda con questi

gettoni di sviluppo può forse essere perfe-

zionata come compromesso, perché con-

sente a chi entra adesso come la Honda –

che è partita un anno dopo e ora deve

affrontare la sfida durissima di portarsi allo

stesso livello – di avere una chance di rag-

giungere i rivali. Non è immaginabile che si

debba fare con quello che si ha, senza poter

sviluppare niente. Quindi aspettiamo e

vediamo, come ho detto ci sono dei colloqui

in corso. Tutti vogliamo che la F.1 sia più

spettacolare, e che ci siano più costruttori

nel paddock, quindi dobbiamo trovare il

giusto compromesso per il futuro in modo

da convincerli a entrare. Questo include la

stabilità dei regolamenti, la direzione verso

cui ci muoviamo deve essere chiara. Insom-

ma, ci sono un bel po' di problemi ancora

sul tavolo per i prossimi anni...».

La McLaren ha cambiato la sua filo-

sofia per quanto riguarda l'aerodi-

namica. Non ricercate più uno sfug-

gente picco di carico come un tempo,

ma il “massimo di carico utilizzabi-

le”. Come fate a sapere che funzione-

rà in pista?

«In passato in effetti c'era una corsa a chi

otteneva più carico, non solo da parte

nostra. Era una febbre comune agli altri

team: contavano i numeri. In un certo sen-

so era anche una questione politica, per-

ché qualsiasi discussione nel corso della

progettazione della vettura veniva stoppa-

ta da questi fantomatici numeri – l'effetto

era: Wow, guarda cosa abbiamo ottenuto!

- ma poi arrivavi in pista e ti accorgevi che

dietro questi numeri c'erano altre questio-

ni correlate. Perché avere una macchina

con il massimo di carico in rettilineo a chi

importa? La F.1 è spettacolare quando le

macchine vanno veloci in curva. Quindi il

carico effettivamente utilizzabile è molto

più importante dei numeri teorici che puoi

ottenere. Vogliamo dare ai nostri piloti una

macchina che sia facile per loro da porta-

re al limite e veloce in curva. Sta tutto qui».

Questo approccio diverso è visibile

sulla macchina?

«Sì, credo di sì».

Dove?

«Non velo dico. Non è così visibile da fuo-

ri. Si tratta essenzialmente della gestione

dei flussi aerodinamici attorno alla vettu-

ra, sotto, sopra e dentro la macchina. In

quel senso abbiamo cambiato tutto. C'è un

po' di aerodinamica al di fuori, ma quello

che conta è dentro».

Con Fernando Alonso avete assunto

un cavallo di ritorno che anni fa se

ne era andato sbattendo la porta. A

guardare le foto recenti che lo ritrag-

gono con Ron Dennis pare invece

che i due siano amiconi da sempre.

Tutto a beneficio dei fotografi?

«C'è un bel feeling fra di loro, ed è genui-

no. Il passato è passato e ora si capiscono

meglio, in maniera più matura. E' stato

tanto tempo fa. Per il bene e l'interesse di

riportare al successo la McLaren-Honda

tutti sono contenti, non di iniziare un nuo-

vo capitolo, ma di finire un lavoro che era

rimasto incompiuto».

Come farete amotivare un pilota che

se ne è andato da un team perché

non vinceva abbastanza, quando

faticate a promettergli qualcosa di

più?

«Penso che Alonso abbia visto e capito

abbastanza di quello che siamo per farsi

una sua opinione. E la sua conclusione è

stata che crede nel progetto, crede nelle

persone e nelle risorse che sono in ballo.

Crede che noi possiamo avere successo.

Anzi, no: crede che noi avremo successo.

Anche se negli ultimi giorni non è riuscito

a fare tanti giri».