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FORMULA 1
PAT SYMONDS
Dopo una lunga pausa seguita al crash-gate
di Singapore e alla squalifica inflittagli dalla
FIA, Pat Symonds è tornato sulla cresta del-
l'onda alla Williams-Mercedes. Il sessantu-
nennebritannico,ingegnerediMichaelSchu-
macher ai tempi della Benetton, ha speso
buona parte della sua carriera nello stesso
team sin dai tempi in cui si chiamava Tole-
man e ci correvaAyrtonSenna. Ora, si è dedi-
cato alla Williams e sono molti a pensare che
cisiaanchelasuainfluenza,oltrecheallascel-
ta dei motori Mercedes, dietro al ritorno al
vertice della squadra di Grove.
In Formula 1, lei è diventato un idolo
da zero, e ora è una delle figure più
ricercate del paddock...
“Spero di non essere mai stato uno zero!”
(Ride)
Mettiamola così, per un certo periodo
ha avuto zero influenza perché è resta-
to fuori dalla F.1.
“Vero. E ora mi sto divertendo alla Williams.
E' un gran bel team. Ovviamente è positivo
quando sei una persona ricercata,ma onesta-
mente faccio quello che voglio fare. Emi pia-
ce lavorare con questa squadra, mi piacciono
le sue persone e quello che stiamo cercando
di raggiungere. In Williams sono felice”.
Qual è il segretodellaresurrezionedel-
la Williams? Claire spiega spesso che
buona parte dei risultati si deve a lei...
“Quando sono arrivato in Williams ho visto
che c'erano ottime persone, ma non molto
organizzate, e molta parte degli sforzi finiva
nelle aree sbagliate. Quello che penso di aver
fatto non è di avergli spiegato come si proget-
ta un'auto, ma come si imposta il metodo di
lavoro. Quando ho visto che i tecnici lavora-
vano bene insieme, ho iniziato a concentrar-
mi sullaperformance.Ora c'èunpo' piùdisci-
plina nel lavoro inWilliams e le persone sono
più produttive. Non ho fatto miracoli, è solo
che c'era un ottimo staff quando sono arriva-
to e ho iniziato ad utilizzarlo al meglio. E' sta-
to questo a fare la differenza”.
La Williams ha combattuto il proprio
declino per circa un decennio, ma ora,
nel giro di un anno, siete forse i rivali
più accreditati della Mercedes. Quali
sono stati i tre più grandi cambiamen-
ti?
“Il primo è stato la comunicazione. Poi, ho
spostato più enfasi sulla performance della
macchina e del team invece che non sui risul-
tati della galleria del vento e altre cose del
genere. Infine, ho dato alle persone la possi-
bilità di prendere decisioni senza paura. Que-
sti sono stati i tre aspetti più importanti nel
rimettere in piedi la Williams”.
Quando è arrivato inWilliams, è stato
sorpreso dello stato della squadra?
Dopotutto, era stata il punto di riferi-
mento per tanti anni, e nel 2009 erano
noni in campionato!
“Sì. Negli anni ‘90, quando ero alla Benetton,
il rivale principale era la Williams. Quindi sì,
sono stato sorpreso di arrivare a Grove e sco-
prire che alcuni aspetti non erano progrediti
affatto da quei tempi. Non tanto tecnicamen-
te, quanto in termini attitudinali. Non si era
andati avanti, e questo mi ha sorpreso. Ho
trovatomolto più lavoro da fare di quandomi
aspettassi”.
Al momento, gli studi in galleria del
vento e sui modelli virtuali regnano.
Sta cercando di riportare la progetta-
zione delle vetture al "mondo reale"?
“Sì, è esattamente quello che intendo. Ci sono
volte in cui gli ingegneri sono troppo concen-
trati sulla simulazione e sulla galleria del ven-
to senza pensare al vero significato sulla vet-
tura una volta in pista. Penso di aver portato
un po' più di integrità in quello che facciamo,
concentrandoci sulla performance della vera
macchina. Un esempio: è meglio avere un
numero più basso in galleria del vento, se è
però costante. Torniamo dal mondo virtuale
a quello reale perché il primo è certo parte
integrante della progettazione, ma bisogna
concentrarsi anche sulle prestazioni una vol-
ta che si è su una pista vera”.
Anche se è vero che non ha mai perso
il contatto con la Formula 1, lo svilup-
po è andato avanti parecchio mentre
non c'era. Come ha fatto a tenersi
aggiornato?
“E' difficile tenersi al passo. Ho passato un
anno e mezzo senza fare nulla, o comunque
facendo molto poco, che riguardasse la For-
mula 1. E in quel momento ci sono stati cam-
biamenti enormi. Ma quando stai lontano e
guardi le cose dal di fuori probabilmente vedi
chiaramente cose che precedentemente non
avevi preso in considerazione. Si guadagna
qualcosa e si perde altro. Ovviamente, se si
smette per un certo periodo di tempo è diffi-
cile rientrare, ma sono sempre stato uno che
tiened'occhio lecosee restaaggiornato.Rien-
trare, in queste condizioni, non è stato un
grosso problema”.
Lemacchine dell'anno scorso non era-
no il massimo in termini di bellezza.
Quest'anno il look è migliore: è possi-
bile riunire design e alta tecnologia?
“Sì certo. Sono d'accordo sul fatto che le vet-
ture dello scorso anno non fossero belle. La
Williams onestamente era una dellemigliori.
Nel 2015 le cose sono cambiate positivamen-
te,ma alla fine la vettura piùbella è quella che
vince”.
I piloti sognano vetture da 1000 caval-
li, condivide lo stesso sogno?
“E' possibile realizzare auto del genere e non
è nemmeno troppo difficile. Non dico di
sognare vetture di questo tipo, ma sono un
realista, non un sognatore. Al momento c'è
bisogno di offrire modelli di business validi e
di non perdere team per i troppi costi. Que-
ste sono le vere preoccupazioni. Macchine da
1000 cavalli sarebbero divertenti, ma sareb-
bero la scelta giusta per la Formula 1 al
momento? Non sono sicuro. Penso che la
scelta fatta con le power unit per il 2014 sia
stata assolutamente giusta, ma forse non ne
abbiamo tratto il meglio. E mettere in pista
macchine da 1000 cavalli non è una cura
istantanea. La vettura Le Mans della Toyota
ha 1000cavalli enonèpiùspettacolaredi una
Formula 1. L'anno scorso c'è statomolto spet-
tacolo in pista. Concentriamoci di più sulle
gare e di meno sui desideri”.
Pensa che laMercedes fornisca a voi lo
stesso motore che usano loro? Non è
“
Non c'è altro su cui fantasticare se non la vittoria
in campionato. Quello che vorrei realisticamente vedere è il mantenerci
sui livelli precedenti e migliorare la nostra posizione
PAT SYMONDS