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forse vero che la carità inizia a casa
propria?
“Sì, inizia a casapropria,ma sappiamodi ave-
re la stessa power unit. Le regole impongono
che siano uguali tra loro. Fisicamente, la par-
te hardware è esattamente la stessa. Come si
utilizza ilmotore è invecequalcosa che gestia-
mo noi, ed è qualcosa che viene stabilito con
le nostre capacità ingegneristiche e il nostro
giudizio. Sono molto contento della power
unit che abbiamo e della relazione con Mer-
cedes”.
In precedenza aveva spiegato che se la
Williams voleva fare un passo avanti,
necessitava di più fondi. Quanto pensa
sia il gap verso i top team?
“Quello che posso dire è che se abbiamo biso-
gno di vincere con continuità abbiamo biso-
gnodi più fondi. Possiamo comunquemiglio-
rare e, restando col nostro budget, possiamo
comunque fare passi avanti. Penso sia sba-
gliato dire che non puoi fare buone cose con
piccoli budget. Abbiamo battuto la Ferrari
l'anno scorso con la metà del budget. Quindi
imprese del genere si possono fare, bisogna
solo lavorare inmodo più furbo. Ci sono cose
che ti piacerebbe fare, ma non puoi realizzar-
le per motivi economici. Ma dobbiamo esse-
re chiari: la Williams non ha un piccolo bud-
get benché interessante. Certo, alcune delle
scuderie con cui lottiamo ne hanno di enor-
mi e in un campo in cui l'attenzione per i det-
tagli è tutto, è meglio usare i fondi in manie-
ra efficiente. Alla fine, i soldi non possono
comprare i risultati”.
Ha lavorato con Ayrton Senna, Micha-
el Schumacher e Fernando Alonso.
Ora è con Valtteri Bottas e Felipe Mas-
sa. Cosa pensa di questo duo? Vede il
gene del campione?
“E' difficile valutare precisamente i piloti. Il
primo top-driver con cui ho lavorato è stato
Senna negli anni '80, poi Schumacher negli
anni '90 e Fernando ametà degli anni 2000.
Più o meno dieci anni sono passati da una
generazione all'altra. E oggi, dai tempi di
Fernando sono passati altri dieci anni:
abbiamo Valtteri che molti pensano sia in
grado di essere un campione. Bisogna pen-
sare che 10 anni sono una vita in Formula 1,
quindi le qualità richieste ad un pilota sono
cambiate inmaniera considerevole. Ha par-
lato di gene e penso che questa parola abbia
un significato particolare. Tra gli sportivi c'è
un filo conduttore. In realtà ci sono diversi
fattori: non solo il desiderio di vincere - tut-
ti desiderano farlo - ma alcuni di loro han-
no una passione bruciante, la certezza asso-
luta di poterlo fare. Penso che oggi ci siano
piloti dannatamente veloci, ma che dubita-
no di loro stessi a volte, e nel momento in
cui uno sportivo dubita di sé è già sconfitto.
Ciò che ho visto nei campioni con cui ho
lavorato, lo vedo anche in Bottas. Pensa che
il diventare campione siaquasi undirittoper
lui. Ci sono altri tratti del gene del campio-
ne in lui, come l'attenzione per i dettagli e
l'etica del lavoro. Cose che non è facile tro-
vare. Quindi ho tutte le speranze che possa
farcela. Valutare Felipe è molto più interes-
sante. Molti sanno che Massa era in grado
di lottare per il campionato perché l'ha fat-
to nel 2008. Dopo l'incidente in Ungheria
molti hanno pensato, che peccato per Feli-
pe. In Williams ci siamo accorti di averlo
risvegliato. E non è fuori questione che, con
una macchina abbastanza competitiva, pos-
sa a sua volta vincere. Nell'ultima parte del-
la stagione è stato una rivelazione. Un Feli-
pe che da anni non si vedeva più”.
Prima ha detto che non sogna,ma è un
realista, ma cos'è che la fa fantastica-
re?
“Non c'è altro su cui fantasticare se non la
vittoria in campionato. Quello che vorrei
realisticamente vedere è il mantenerci sui
livelli precedenti e migliorare la nostra
posizione. La scorsa stagione, arrivare ter-
zi è stato ottimo. E' stato un peccato che la
Williams non abbia vinto nemmeno una
gara, quindi sarebbe bello farlo quest'anno.
E penso che potremo finire in top-3 di nuo-
vo. Io mi prefiggo degli obiettivi e l'obietti-
vo è migliorarci rispetto al 2014”.
Spera di essere campione con la Wil-
liams un giorno?
“Assolutamente. Voglio un altro titolo prima
di ritirarmi!”.