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Carlo Baffi
Mercoledì, 22 giugno 1966. Durante una
conferenza stampa tenuta da Enzo Ferrari,
viene rilasciato il seguente comunicato: ”Si
sono incontrati oggi a Maranello, il pilota
John Surtees e Enzo Ferrari. Constatata la
situazione di disagio venutasi a creare nei
rapporti di collaborazione tecnici e sportivi
in corso, è stato concordato di rinunciare al
proseguimento di ogni ulteriore rapporto.”
Poche righe bastano per sancire un la fine
di un matrimonio, che solo l’anno prima
pareva indissolubile. Un sodalizio che nasce
nel corso del 1961, quando Surtees, forte dei
sette titoli mondiali è considerato un mito
delle due ruote; e che si sta mettendo in luce
anche al volante delle monoposto di F.1. Al
suo secondo GP, è secondo a Silverstone
dietro a Jack Brabham e nella gara succes-
siva in Portogallo, sempre al volante di una
Lotus Climax, sigla la pole position. Ebbe-
ne, dopo una prima visita a Modena, dove
parla con Ferrari e con l’ingegner Carlo Chi-
ti, Surtees preferisce declinare l’offerta, dal
momento che non si sente ancora pronto
per il grande salto. Ferrari riconosce nel
pilota inglese doti come “l’esperienza, la
conoscenza meccanica, la pratica di veloci-
tà, il senso agonistico e l’operosità di umile
lavoro”, e poi non nasconde l’ammirazione
verso il passato da motociclista.
SURTEES E FERRARI
UN LEGAME FORTE
Passa una stagione ed ecco che finalmente,
Surtees approda alla Ferrari, instaurando
sin da subito un legame molto forte con il
Drake. Vengono fotografati assieme non
solo in pista, ma spesso anche al ristorante.
E trascorrono anche alcuni fine settimana
nella casa del Commendatore a Viserbella,
sulla riviera Adriatica. Tra i due c’è una pro-
fonda stima, forse perché “il Figlio del Ven-
to”, o “Big John”, o “Canarino” come lo chia-
ma lo stesso Ferrari, parla correttamente
l’italiano e dimostra di conoscere assai bene
la mentalità di casa nostra. Un coinvolgi-
mentomolto forte e insolito, tra un pilota ed
una scuderia. Già nel 1963, Surtees firma la
sua prima vittoria in F.1, sull’insidiosissimo
tracciato del Nurburgring, sede del GP di
Germania. Nel 1964, a bordo della 158, dal-
l’inedita livrea bianca e azzurra della scude-
ria NART di Luigi Chinetti, conquista la
corona iridata in un rocambolesco GP del
Messico, ultimo round stagionale. In quel-
l’occasione, “Big John” chiude al secondo
posto, cedutogli dal compagno Lorenzo
Bandini e beffa di un solo punto Graham
Hill.
DRAGONI IN ROTTA DI
COLLISIONE CON SURTEES
Un trionfo che potrebbe essere il preludio
ad un nuovo ciclo di vittorie del Cavallino,
ma purtroppo non sarà così. All’interno del-
la scuderia modenese, c’è una persona che
presto entrerà in rotta di collisione con Sur-
tees: è Eugenio Dragoni, il Direttore Sporti-
vo. Dragoni è un distinto signore milanese,
nonché patron della Scuderia Sant’Ambro-
ues. E’ alla Ferrari dal 1962 e verso di lui il
Drake nutre una grande ammirazione.
Qualcuno sostiene, non solo per l’instanca-
bile dedizione al lavoro, bensì per la sua
manodopera a costo zero. Al di là di questi
elementi però, testimoni dell’epoca sosten-
gono che Dragoni ha un obiettivo ben pre-
ciso, ovvero quello riportare un italiano alla
conquista del mondiale di F.1 con la rossa
(l’ultimo è stato Alberto Ascari nel ’53). Si
fanno i nomi di Baghetti, Scarfiotti, ma il
candidato principe è il giovane Bandini, in
Ferrari dal 1962, la cui personalità però, non
è certo all’altezza con quella del “Figlio del
vento”. Comunque, la convivenza tra il bri-
tannico e l’emiliano regge; Surtees sviluppa
il modello a 8 cilindri, Bandini preferisce il
12 ed entrambi si ritrovano, a volte, a far
coppia in pista nelle gare coi prototipi (pare
però che l’inglese non fosse particolarmen-
te entusiasta). I rapporti iniziano ad incri-
narsi nel ’65. Un anno, in cui si registra il
domino delle inglesi Lotus e BRM, conClark
e Graham Hill.
L’INCIDENTE CON LA LOLA
LA RABBIA DI FERRARI
Il casus belli ha luogo il 24 settembre a
Mosport, in Canada. Surtees si trova infatti
oltreoceano per disputare una gara del cam-
pionato Can-Am, ma non al volante di una
Ferrari, bensì di una Lola T70, costruita dal-
l’amico Eric Bradley, che dirige la Lola Car
Company. Ovviamente il tutto avviene alla
luce del sole e con il nulla osta personale di
Ferrari. Ma per quale ragione “Big John” si
avvicina a queste vetture? A detta del pilo-
ta, lo scopo è quello inserirsi di più negli
ambienti anglosassoni e di approfondire le
proprie conoscenze con alcuni fornitori di
parti speciali, in modo da poter favorire la
Ferrari stessa, che fa uso di certe compo-
nenti di produzione britannica e che pare
non abbia determinate entrature. Quindi un
doppio beneficio? Secondo Surtees si, ma
qualcuno interpreta la faccenda in un altro
modo. Secondo certe voci, l’inglese inizia a
sentirsi un po’ stretto nel ruolo del pilota.
Vorrebbe infatti allargare le sue competen-
ze nel settore tecnico e progettuale; cosa che
a Maranello gli è invece preclusa. A compli-
care la situazione, contribuisce un dramma-
tico incidente, in cui Surtees viene coinvol-
to nel corse delle prove. La sua Lola perde
una ruota all’imbocco di una curva, sbanda
più volte, finisce contro il guard-rail e con-
tinua la sua folle corsa precipitando lungo
una scarpata. Quando sopraggiungono i
soccorsi, il britannico si trova sotto i rotta-
mi della macchina capovolta. Secondo le
prime notizie il pilota è gravissimo e si teme
addirittura per la sua vita. Poi, nelle ore suc-
cessive, il quadro clinico migliora ed i medi-
ci dell’ospedale di Scarborough, sciolgono le
riserve. Fortunatamente le numerose frat-
ture, tra cui una all’osso pelvico ed una
lesione alla colonna vertebrale, non hanno
leso (per alcuni millimetri) alcun organo
vitale. La prognosi parla di un recupero pre-
visto nel giro di alcune settimane. Notizie
positive quindi, ma che non placano la rab-
bia di Ferrari, che reputa assurdo che un suo
pilota, sia rimasto vittima di un incidente al
volante di un’altra macchina.
SCOPPIA LA LITE
AI BOX DI MONACO
A fine gennaio comunque, Surtees torna in
Italia, accompagnato dalla moglie Patrizia e
si presenta a Maranello. Cammina ancora
col bastone, è sotto peso, ma dichiara che
nel giro di un mese sarà pronto a risalire in
macchina. E così avviene. Dopo una vacan-
za alle Bahamas, torna negli stabilimenti del
Cavallino il 15 marzo e chiede di poter gui-
dare. Gli viene preparata una vecchia 1500,
con cui l’inglese scende in pista a Modena e
sotto lo sguardo dellamoglie che tiene i tem-
Ricostruiamo i cinque anni di rapporto tra il grande Surtees e la Ferrari,
iniziato con l’amicizia tra il campione inglese e il Drake, la vittoria di un mondiale nel 1964,
e il finale amaro dovuto alle insinuazioni e provocazioni del direttore sportivo Dragoni