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IL GIALLO

pi, sigla il record della pista dopo una deci-

na di giri. “Big John” è tornato! Il 1966 si

presenta quindi sotto i migliori auspici. Sul

fronte tecnico, la 312 F1 è l’unica monopo-

sto ad essere spinta da motore di 3 litri e 12

cilindri, quando la concorrenza deve anco-

ra affidarsi ai vecchi 1500 maggiorati, o

come nel caso della Brabham ricorrere a

propulsori derivati dalla serie. Ma i sogni di

gloria del Cavallino, sono destinati ad

andare in fumo. Il 21 maggio, nel corso del-

le prove del sabato a Monte Carlo, primo

GP della stagione, ai box della rossa scop-

pia un lite furiosa tra Surtees e Dragoni.

Volano parole grosse come “incapace, dit-

tatore, infido….” Motivo del contendere, la

scelta del direttore sportivo di affidare

all’inglese la 312, contrariamente alla

volontà del pilota che preferisce la 246, una

monoposto da 6 cilindri, più compatta,

maneggevole e che meglio si addice alle

stradine del toboga monegasco. Una scena

indecorosa a cui assistono sia alcuni gior-

nalisti sia il pubblico. Nonostante il clima

di tensione, Surtees riesce però a centrare

la pole position, che gli permette di partire

al palo. In gara però, resterà in testa solo 13

giri, fermato da un guasto al differenziale;

secondo indiscrezioni provenienti dal

team, si sospetterebbe addirittura che l’in-

glese abbia voluto strapazzare apposita-

mente la meccanica della propria vettura.

Il GP viene vinto da Stewart sulla BRM,

davanti a Bandini sulla Ferrari 246.

SURTEES SOSPETTATO

DI SPIONAGGIO

Il lunedì mattina di ritorno dal Principato,

a Maranello si tiene una riunione a cui par-

tecipa anche Surtees. Ferrari ascolta atten-

tamente i due litiganti, per poi chiudere

apparentemente la diatriba cercando di

smorzare i toni. La sera stessa però, il Dra-

ke da ordine al suo braccio destro Franco

Gozzi, di contattare in America, Mario

Andretti. Il giorno successivo, Ferrari riu-

nisce nuovamente i vertici al fine di valuta-

re meglio l’ipotesi di un possibile allonta-

namento di “Big John”. Se Mauro Forghie-

ri si dice favorevole, altri come il Direttore

Generale Piero Gobbato esprimono un

parere negativo. Secondo Gozzi sarebbe

alquanto controproducente perdere una

prima guida: ”Bandini non è un numero

uno – spiega il braccio destro - Mike Par-

kes sulle ruote scoperte è un principiante e

Andretti è indisponibile per tutta la stagio-

ne.” Interviene anche Keith Ballisat,

responsabile dell’attività sportiva della

Shell, secondo cui l’impossibilità di sosti-

tuire Surtees con una scelta di prim’ordine,

lascerebbe il team scoperto per tutto il ‘66.

Le sorti di Surtees paiono quindi salve, ma

quando prende la parola Dragoni, arriva il

colpo di scena. Il direttore sportivo rivela

che quando l’inglese gira per l’officina, oltre

alla F.1, osserva anche la Sport P3 e guar-

da caso a Londra, c’è Bradley (socio di Sur-

tees? ) che sta costruendo una Lola Sport

identica. Sono parole pesanti come maci-

gni, che nel Commendatore insinuano un

dubbio atroce, quello dello spionaggio. Fer-

rari ormai ha le idee chiare e deve solo tro-

vare il modo e l’occasione per scaricare Sur-

tees.

QUELLA PROVOCAZIONE

DI DRAGONI A SURTEES

La chance si presenta qualche settimana

dopo, quando si corre il GP del Belgio a Spa.

Gozzi, viene così inviato sul tracciato delle

Ardenne, con il compito di annunciare a

fine gara il licenziamento in tronco del dri-