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GP AUSTRALIA

McLaren

Si chiama

McLaren

ricorda

la Caterham

Massimo Costa

E’ facile fare ironie sull’inizio di stagione della McLa-

ren. Facile anche perché, mentre i piloti hanno te-

nuto un profilo sempre basso, onesto, reale, tra

Ron Dennis ed Eric Boullier è nata una sorta di gara

per seminare falsi indizi. Da settimane. Per il fran-

cese, dopo le prove di Jerez, a Melbourne la McLa-

ren sarebbe stata la sorpresa e faceva paragoni con

la Red Bull 2014, pessima nei test, ma sul podio con

Daniel Ricciardo alla prima gara, anche se poi l’au-

straliano venne squalificato. Dennis fino a qualche

giorno prima di imbarcarsi per Melbourne, raccon-

tava che quest’anno avrebbero vinto due-tre gare.

Basta questo per sorridere? No, perché occorre ag-

giungere la grottesca gestione dell’incidente di Fer-

nando Alonso. Iniziata con Boullier, ancora lui, che

risolveva tutto con la frase “quante storie per un

banale incidente in un test”, proseguita con la sto-

ria del vento e con il clan del pilota che gettava più

ombre che luci, e concluse con Dennis che in un

barlume di lucidità ha avuto il coraggio di dire che

la McLaren ha sbagliato a non dire subito la verità.

Già, ma quale verità? Ma non vogliamo dilungarci

sul caso Alonso, parliamo di Melbourne. Pochi giri

nelle libere, una qualifica deprimente con Jenson

Button e Kevin Magnussen in ultima fila con distac-

chi degni della migliore Caterham. Proprio quel

team, purtroppo scomparso, che faceva tanto anti-

patia a quelli come Dennis. La gara è stata una sorta

di incubo con Magnussen che, uscito dai box per

allinearsi in griglia di partenza, dopo tre curve ha

parcheggiato per un problema alla power unit

Honda. Immaginiamo qualche harakiri tra gli inge-

gneri giapponesi della Honda. Button ci ha messo

tanto orgoglio trovando il modo di lottare, per l’ul-

tima posizione, con Sergio Perez, finito agli inferi

dopo una uscita di pista che gli ha fatto perdere

tempo. Tra i due c’è vecchia ruggine, quando nel

2013 erano compagni in McLaren e il messicano era

spesso irriverente. Ci ha provato anche domenica a

fare… il Perez, ovvero a buttarsi dentro, all’interno,

pur in ritardo con la convinzione che l’altro si faccia

da parte. Non è stato così, Button ha chiuso ed è

andata peggio a Perez che si è girato. Momenti di

(poca) gloria per il britannico che giro dopo giro ha

fatto sempre più fatica a condurre in porto la bar-

chetta traballante. Ma ce l’ha fatta, seppur rime-

diando due giri dal vincitore Lewis Hamilton, tipico

distacco da Caterham. Button ha trovato qualcosa

di positivo e sotto i suoi inediti baffetti da sparviero

ha voluto sottolineare come mai prima avesse co-

perto più di 12 giri consecutivi, stavolta ne ha fatti

59. Un bel modo per non affossare la Honda. Al-

meno qualche dato l’hanno finalmente raccolto.

Alonso ha seguito da Dubai il Gran Premio (sugge-

riamo molti altre località migliori per allenarsi e ri-

lassarsi…), chissà cosa avrà pensato. Aspettiamo di

vederlo a Sepang per saperne di più. Ma ci sarà Fer-

nando in Malesia?

Come si temeva, il debutto delle MP4-30 a motore Honda

è stato pessimo con Button e Magnussen lenti in qualifica mentre

in gara solo l’inglese ha visto il via e il traguardo, seppur

a 2 giri dal leader, mentre il danese non è neanche partito…