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L’uomo dal lenzuolo

bianco a Hockenheim

Ma nella storia della F.1, ci sono stati altri casi ben più eclatanti

di quello cinese. Il 30 luglio del 2000, sul circuito di Hocken-

heim, il Gran Premio di Germania vede al comando le McLa-

ren-Mercedes di Hakkinen e Coulthard, quando al 21° giro, le

telecamere inquadrano un uomo coperto da un lenzuolo bianco

fare il suo ingresso in pista. Dopo aver eluso la sorveglianza

dei commissari, l’individuo cammina sul prato a lato della pista,

in prossimità della chicane intitolata a Jim Clark. Si tratta di una

zona della vecchia pista, immersa nel bosco, dove le vetture

sfrecciano ad oltre 320 km orari. Malgrado sia stato indivi-

duato, nessun addetto ai controlli s’azzarda ad avvicinarsi, per

paura che l’uomo nel tentativo di fuggire attraversi improvvi-

samente la carreggiata. La direzione gara manda quindi in pista

la safety-car per rallentare i concorrenti e consentire alla poli-

zia di raggiungere e bloccare l’invasione, pare addirittura la

prima in F.1. Scattato il fermo, si apprende che l’uomo ha già

cercato di entrare in pista poco prima del via nell’area del Mo-

todrome, ma la vigilanza ha provveduto ad allontanarlo. Si

tratta di un 47enne francese, vittima di un licenziamento per

ragioni di salute da parte della Mercedes-Benz, dopo 22 anni

di lavoro. Sul lenzuolo, è scritta infatti la ragione di questa sua

protesta. Su di lui grava non solo manaccia dell’arresto, ma

anche il pagamento dei danni chiesto dagli organizzatori. Nei

giorni successivi però, l’uomo verrà rilasciato dietro il paga-

mento di una cauzione di circa 2 milioni delle vecchie lire.

Il pastore che violò

Silverstone con la bibbia

Tre anni dopo, ecco un altro episodio, con qualche rischio più.

Nel corso del 12° passaggio, un uomo si mette a correre lungo

il rettilineo dell’Hangar Straight. Sono attimi di terrore, con l’in-

dividuo che va incontro alle vetture. Indossa un cappello verde,

un kilt, porta un impermeabile sul braccio ed agita dei cartelli

con le scritte “Leggete la Bibbia”, “La Bibbia ha sempre ra-

gione”. Fortunatamente i piloti riescono ad evitare il folle, cam-

biando improvvisamente traiettoria, dopodiché entra la

safety-car ed arriva finalmente il placcaggio da parte di un com-

missario che atterra e blocca l’incursore, consegnandolo poi

alle forze dell’ordine. Si tratta del 56enne Neil Horan, un pa-

store protestante irlandese, che pare intendesse sensibilizzare

l’opinione pubblica sui problemi della società. Arrestato e tra-

dotto nella caserma di Northampton, Noran sarà accusato e

dichiarato colpevole di trasgressione aggravata e condannato

a due mesi di reclusione. Una lezione che non servirà gran che,

visto che nel 2004, Noran verrà bloccato dalla polizia mentre è

intento ad una nuova azione dimostrativa all’Epsom Derby di

ippica. E sempre nello stesso anno, è nuovamente protagoni-

sta di un altro gesto inconsulto, alla maratona delle Olimpiadi

di Atene. Intorno al 35° chilometro spinge il concorrente bra-

siliano Vanderei de Lima, leader provvisorio della gara, facen-

dolo cadere. Anche in questo caso, reca un cartello con un

messaggio religioso e solo il pagamento di una multa di 3.000

Euro, gli evita 5 anni di reclusione.

Cervi e cani

tra i pericoli

Un ultimo episodio risale al 2008, per la precisione sul tracciato

cittadino di Valencia, quando un giovane cerca di entrare in

pista durante le prove libere del GP d’Europa. Il pronto inter-

vento delle guardie, riesce però a bloccare l’atto sul nascere.

Ben più curiose, ma altrettanto temibili sono invece le invasioni,

che hanno come protagonisti gli animali. Nel 1987, durante le

prove libere mattutine del GP d’Austria sulla pista di Zeltweg,

lo svedese Stefan Johansson ha un incontro ravvicinato con un

cervo sbucato dai boschi che circondano il tracciato. Forse spa-

ventato dal rumore delle vetture e rincorso dagli uomini della

sicurezza, l’animale salta le reti ed una volta in pista inizia a ga-

loppare zig-zagando in prossimità della curva Rindt. Johansson

lanciato a 240 chilometri orari, non può far altro che centrare

in pieno l’ostacolo maciullandolo. Per sua fortuna il pilota della

McLaren riporta solo delle lievi contusioni al collo e ad un

polso, mentre la vettura è praticamente distrutta: telaio pie-

gato, tre ruote staccate ed un principio d’incendio. Sorte si-

mile toccherà nel 2008 a Bruno Senna, che nel corso di gara 2

della GP2 Series, in Turchia, investirà un cane randagio com-

parso improvvisamente sul circuito dell’Otodrom Park.

I cobra all’attacco

dei motociclisti

Episodi analoghi riguardano pure le due ruote. Per una strana

combinazione, sempre venerdì scorso, la prima sessione di

prove libere del GP delle Americhe ad Austin, è stata sospesa

per l’irruzione di un cane sul circuito. In passato invece, occorre

ricordare le prove ufficiali della 125 nel Gran Premio di Male-

sia del 1998, a Jahor. Malgrado un commissario si accorga della

presenza di un cobra in pista ed esponga la bandiera rossa,

Lucio Cecchinello passa con la sua Honda sulla coda del ret-

tile, che irritato si erge nella tipica posizione d’attacco, ve-

nendo però subito ucciso dal ginocchio di Gino Borsoi,

sopraggiunto a tutta velocità. Sempre in Malesia nel 2007, ma

a Sepang, la stessa sorte tocca a Nicky Hayden, che in sella alla

sua Honda Repsol, colpisce un cobra alla curva 11, uccidendolo

con una ginocchiata.