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F.4 TEDESCA

Il fatto

E in questo è riuscito a battere papà, che il primo successo in

monoposto lo colse nel 1987, a 18 anni, nella Formula Konig:

a Mick ne sono bastati due di meno. E dire che la pressione

non era poca. Una marea di giornalisti accreditati («credo aves-

sero richiesto un pass anche Tutto Uncinetto e Cavalli&Se-

gugi...», la simpatica battuta di Giafranco De Bellis, anima della

Tatuus che per parte sua ha gioito per un fine settimana per-

fetto con le sue monososto), una ressa di fotografi e teleca-

mere che lo inseguivano appena metteva il naso fuori dalla

tenda del Van Amersfoort Racing, il suo team. «Ma sarà sem-

pre così, i giornalisti ci saranno sempre?», aveva chiesto a Sa-

bine Kehm, la storica addetta stampa di Schumacher che l'ha

preso in consegna e amorevolmente protetto. Sì, Mick, sarà

così per tutta la carriera.

Casco verde acido prodotto dalla stessa azienda che produ-

ceva quelli di papà, con i sette mondiali di famiglia stampati

sopra, e guanto nero e argento, come la livrea della sua mac-

china, alzato al momento di tagliare il traguardo la domenica,

Mick è sembrato l'eroe che tutti volevano, accolto dall'urlo dei

120 mila di Oscherlsleben. Per vederlo erano arrivati in così

tanti che è stato necessario alzare una tribuna supplementare

di 1000 posti. Non poteva essere diversamente. Sua sorella

Gina Maria è diventata una apprezzata amazzone, vince gare di

equitazione stile Western negli States, lui è l'erede designato.

In kart è stato vicecampione mondiale, certo, anche grazie ai

soldi e al nome di papà. E al suo debutto con le monoposto si

è presentato con otto meccanici e Peter Kaiser, il preparatore

fisico di suo padre. A guardarlo vincere c'era anche nonno Rolf,

mentre mamma Corinna è restata in Svizzera.

«Nel segno del padre», aveva titolato la Suddeutsche Zeitung,

ma Mick domenica la gara l'ha vinta in prima persona, partendo

alla grande e resistendo nel finale agli assalti del suo compagno

di squadra, l'australiano Joseph Mawson. Una mano gliel'ha

data la seconda safety car, che è uscita a neutralizzare la gara,

ma Schumi jr non ha rubato nulla. E già sabato, a colpi di sor-

passi era riuscito a rimontare in gara 1 dal 19° al 9a posto, e in

gara 2 dal 20° al 12°, sfruttando i 160 cavalli del suo motore

Abarth. «In gara 3 sono partito alla grande anche grazie alle

gomme fresche, da quel momento è andato tutto bene, solo

nel finale c'è stato un momento di incertezza: la safety-car non

mi è affatto dispiaciuta. Tutto sommato sono contento, e

aspetto le prossime gare con piacere». Nessuna dedica. Ma

nessuno se l'aspettava. Per certe cose più delle parole valgono

i fatti, e certi sguardi lanciati al futuro.