Background Image
Previous Page  13 / 86 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 13 / 86 Next Page
Page Background

13

Lewis

e i fantasmi

del passato

Una marcia trionfale che di colpo si trasforma in

una via crucis. Deve aver provato una sensa-

zione simile Lewis Hamilton nell’ultima edizione

del Gran Premio di Monaco, quando dopo esser

entrato ai box da leader per la seconda sosta, è

tornato in pista alle spalle di Vettel e Rosberg.

Una delusione quasi impossibile da descrivere

e soprattutto da digerire. Decisamente peggio

di quella provata da Ayrton Senna nel 1988,

quando vide svanire i sogni di gloria dopo esser

finito contro i guard-rail alla curva del Portier.

Almeno, il futuro Re di Monte Carlo fece tutto

da solo. Ieri invece, l’errore è spuntato da dove

non te l’aspetteresti mai: dal muretto. Ovvero

dove si concentra la più raffinata materia grigia,

supportata dalla più avanzata intelligenza artifi-

ciale. Per la verità, già in Malesia gli strateghi

della Mercedes non furono esenti da critiche,

servendo su un piatto d’argento la vittoria alla

Ferrari di Vettel. E se facciamo un ulteriore

passo indietro, troviamo un altro precedente

con Hamilton ancora nel ruolo di vittima. E’ il 7

ottobre del 2007, quando sulla pista di Shanghai

si disputa il Gran Premio della Cina, penultima

gara in calendario. Hamilton, alla sua prima sta-

gione in F.1, s’invola dalla pole facendo il vuoto

e inizia a pregustare l’idea di laurearsi Campione

del Mondo. I vertici della McLaren-Mercedes,

scuderia del pilota britannico, credono forse di

avere la vittoria in pugno e non ritengono op-

portuno richiamare il proprio pilota ai box per

cambiare quelle gomme intermedie che ormai si

stanno deteriorando a vista d’occhio. Hamilton,

in evidente difficoltà, ha dovuto già rallentare la

sua marcia, cedendo la testa della corsa al ferra-

rista Kimi Raikkonen. Quando finalmente l’in-

glese riceve l’ordine via radio, la sua vettura è

ormai inguidabile e giunto all’imbocco della pit-

lane finisce nelle sabbie della via di fuga. Hamil-

ton smanetta sui pulsanti del volante per evitare

lo spegnimento del motore e subito dopo gesti-

cola all’indirizzo dei commissari, invocando una

spinta provvidenziale che lo rimetta in gioco.

Speranze vane. Ron Dennis, mentore di Lewis,

incrocia le braccia dietro la testa davanti ai mo-

nitor del pit-wall, in segno di resa. Tornato ai

box, Hamilton riceverà tante pacche sulle spalle

e Martin Whitmarsh, amministratore unico del

team ammetterà:” Abbiamo richiamato Lewis

troppo tardi, lo abbiamo lasciato in pista un giro

in più e le gomme hanno ceduto.” L’inglese, de-

luso, ma senza rancore cercherà di scagionare la

sua scuderia che ha investito tanto su di lui.

Forse non immaginando che due settimane

dopo, nel G.P. del Brasile, sulla sua McLaren si

verificherà un momentaneo, quantomisterioso,

problema elettrico, che lancerà Raikkonen verso

la sua prima corona iridata.

Carlo Baffi