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Silvano Taormina
Riassumere in poche battute la gara andata in
scena a Fontana appare alquanto arduo. Perché lo
spettacolo che la IndyCar ha saputo offrire sul su-
perspeedway californiano è stato di quelli rari, av-
vincente come non mai in tempi recenti,
decisamente adatto ai palati più fini. Una lotta al
vertice serratissima, costante, che ha dato spazio a
numerosi protagonisti privando di qualsiasi veridi-
cità tutto i pronostici della vigilia. Nell'arco dei 250
giri in programma, infatti, in quattordici si sono al-
ternati al comando e la leadership è passata di
mano ben ottantatré volte. Un nuovo record per
la categoria. In più di un occasione si sono viste
quattro, a volte cinque, vetture appaiate a più di
duecento miglia/orarie, con i piloti consci che
anche una minima sbavatura poteva metterli fuori-
gioco anzitempo. I motivi di uno spettacolo così
avvincente? Innanzitutto un tracciato dove il bassis-
simo livello di downforce in senso assoluto è stato
compensato dalla rimozione dei limiti all'assetto
avuti in Texas. Grazie ai nuovi aerokit, e anche al
meteo, le vetture si sono trovate con carichi e re-
sistenza superiori alle attese, con una maggiore in-
cidenza delle scie che ha in parte ha colmato il
divario tecnico tra le motorizzazioni. A tal riguardo
in molti hanno sperimentato soluzioni asimmetri-
che con appendici installate su un solo lato della
vettura. In secondo luogo, per la prima volta da
qualche anno a questa parte, la gara si è disputata
a giugno e in pieno giorno, con temperature pros-
sime ai trenta gradi. Circostanza che ha di fatto
portato i team a lavorare alacremente sugli assetti
in quanto i dati accumulati negli scorsi anni si sono
rivelati utili solo in parte.