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Stefano Semeraro
Un podio per due, Kvyat e Ricciardo, e
tutta la Red Bull, non solo l'eterno ottimi-
sta australiano, torna a sorridere. Almeno
per una gara, con l'Hungaroring che si
adatta al meglio alle caratteristiche della
vettura, e anche grazie alla presenza di
Adrian Newey ai box. Secondo e terzo,
nell'ordine, con il “Daniele russo” che ha
dovuto superare anche un difficile pre-
gara. «Il minuto di silenzio per la morte di
Bianchi lo ha emozionato molto – ha
detto Chris Horner. Gli ci sono voluti pa-
recchi giri prima di calmarsi e concentrasi
sulla gara». E che gara. Ruote subito bloc-
cate al primo giro, con la spiattellata che
gli ha provocato grosse vibrazioni alla
vettura e lo ha imbottigliato dietro Hul-
kenberg. Poi il feroce litigio via radio con
il team che gli chiedeva di non rallentare
Ricciardo, la penalizzazione per essere
uscito di pista mentre sorpassava Hamil-
ton, infine come premio il secondo gra-
dino del podio – il miglior risultato della
sua carriera e di un russo in F.1, davanti al
terzo posto raccolto in passato da Petrov
– che testimonia i progressi compiuti da
Daniil nel corso della stagione. Anche
perché l'unico a salire sul podio ad una
età inferiore alla sua – 21 anni e 91 giorni
– è stato un certo Sebastian Vettel, nel
2008 a Monza, a 21 anni e 73 giorni.
«Con tutte quelle vibrazioni non credevo
proprio di poter arrivare secondo – ha
spiegato lui – ma ho tenuto duro, sono
stato resiliente (sic). Credo che la chance
più grossa di vincere la gara l'abbia avuta
Ricciardo, ma in questo weekend ho dav-
vero sfruttato tutte le occasioni che mi si
sono presentate. ». Chris Horner è d'ac-
cordo, con un distinguo: «Deve ripassarsi
un po' il manuale delle regole – scherza il
team principal della Red Bull – ma è sicu-
ramente un ragazzo di grande talento. Si
è meritato questo primo podio, ed è un
altro passo avanti che gli darà fiducia. Da
Monaco in poi è migliorato tanto, come
pilota sta crescendo molto bene».
L'altro Daniele coltiva qualche ramma-
rico, insieme a tanta gioia. L'anno scorso
in Ungheria aveva vinto di “rapina”, ai
danni di Alonso, e così ha pensato: per-
ché non provarci di nuovo? Più che il gri-
maldello ha usato il martello, giocando
all'autoscontro un po' con tutti, da Bot-
tas, giusto all'inizio della gara, per conti-
nuare con Hamilton (danneggiando
anche la fiancata della sua Red Bull) e fi-
nire con Rosberg. «Non mi pento di
niente – dice Ricciardo, nonostante il con-
tatto che l'ha costretto a cambiare il mu-
setto ai box e a cedere così il passo a
Kvyat – ho visto la chance di vincere e
non ho voluto accontentarmi. Questa
gara era per Bianchi, l'ho corsa ispiran-
domi a lui, con il cuore. Magari a qual-
cuno dei miei avversari non piace, ma io
continuerò a fare così».
Tranquillo, Daniel. Ci piaci così.