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GP SINGAPORE
Mercedes
Stefano Semeraro
Se la Formula 1 fosse il Rugby, la Mercedes a Singapore sa-
rebbe stata il Sud Africa. Gli Springboks sono sbarcati alla
Coppa del Mondo in corso in Inghilterra per spaccare il
mondo, ma si sono fatti sorprendere all'esordio dal Giap-
pone, coraggioso e tosto come la Ferrari. Il paragone si
esaurisce qui, perché le Rosse non sono certo degli outsi-
der, ma la seconda forza del Mondiale. La debacle delle
Frecce d’argento in Oriente però, è stata uno shock. Possi-
bile vincere a Monza in quella maniera, come su tanti altri
circuiti, e finire così mestamente a Marina Bay? Certo: i pro-
blemi con lo sviluppo estivo della power unit (anche se
Lewis Hamilton ha negato), il tracciato tortuoso che non si
addice alla monoposto tedesca, e poi il caldo, le gomme...
Ma il flop in qualifica, il quarto posto di Nico Rosberg e l'ad-
dio precoce di Hamilton in gara (poi attribuito a un detrito
al carbonio infilatosi nel telaio) hanno suscitato comunque
parecchie perplessità, tanto che i retroscenisti si sono sbiz-
zarriti. Chi ha ritirato fuori la regia occulta di Bernie Eccle-
stone – scocciato per il rifiuto di Stoccarda di fornire motori
alla Red Bull e preoccupato per un campionato troppo a
senso unico – chi ha puntato il dito sulla Pirelli, chi addirit-
tura ha messo in mezzo i campi magnetici che scorrereb-
bero sotto il tracciato per via della metropolitana. «La verità
è che neppure noi sappiamo cosa è successo», dice Toto
Wollf, grande boss del team. «Io tendo a essere sempre
pessimista, ma non posso immaginare che una macchina
perda un secondo e mezzo al giro da una settimana all'altra,
come è capitato a noi. Abbiamo parlato con i piloti, il de-
grado delle gomme è stato enorme e inspiegabile. Ora dob-
biamo restare calmi, anche perché questo è un circuito
molto particolare e anche le gomme si comportano in ma-
niera anomala rispetto agli altri tracciati. Fra una settimana
c'è Suzuka, la macchina è sempre la stessa, non abbiamo
perso all'improvviso le prestazioni. Serve un approccio ra-
zionale. Serve equilibrio, non possiamo andare nel panico e
reagire nel modo sbagliato. Il gap con la Ferrari si spiega
con la mancanza di grip, lo dimostreremo a Suzuka, sempre
che non piova troppo...».
Hamilton e Rosberg
uniti nella debacle
Lewis Hamilton era arrivato con grande ottimismo a Singa-
pore. Il ritiro dovuto (pare) ad un detrito raccolto dalla sua
vettura e che (pare...) ha causato la perdita di potenza del
motore, gli lascia 41 punti di vantaggio su Rosberg e un sa-
pore amaro in bocca. «Ricciardo e Raikkonen davanti a me
dopo la prima sosta avevano montato le gomme medie, e
li stavo facilmente rimontando. Il bilanciamento era per-
fetto, mi sentivo in pieno controllo e con la gara in mano,
quando improvvisamente la macchina ha perso potenza. Ho
sperato che si riuscisse a trovare un rimedio, ma non è suc-
cesso. Peccato, perché stavo guidando bene, in gara ero
più veloce del mio compagno. Non è stato un grande risul-
tato per il team, ma ci rifaremo». Poi un momento rivela-
tore: «Ci daremo da fare per capire cosa è successo, ma se
dovessimo dire addio a questo motore non mi dispiacerà
troppo...». Anche Rosberg è rimasto perplesso davanti allo
strano comportamento della sua power unit. «La partenza
è stata caotica. Nel giro di installazione il motore andava e
veniva, così non ho potuto effettuare la solita procedura,
che avrò provato 100 volte. Ho dovuto adattarmi e alla fine
la cosa ha funzionato, sono riuscito a mantenere la posi-
zione, ma il quarto posto era il massimo oggi».
L'assalto Rosso al fortino
tedesco è iniziato a Monza
La Mercedes si consola pensando al vantaggio comunque
cospicuo che le rimane nelle due classifiche. «Che la Ferrari
stesse migliorando ce ne eravamo già accorti a Monza,
quando hanno portato il nuovo motore – dice Wolff-. Poi
hanno continuato a sviluppare la macchina, ma non dob-
biamo cadere in depressione. Ricordiamoci che a Spa anche
loro hanno avuto un weekend molto difficile, la macchina
non era in grado di puntare al podio. Dobbiamo solo re-
stare concentrati e pensare che abbiamo un telaio solido,
un motore solido e un team molto, molto solido».