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FORMULA 1

Sebastian Vettel

Quando hai lasciato la Red Bull nel 2014

avrei mai immaginato la situazione at-

tuale? L'incertezza nel trovare un mo-

tore, la prospettiva di abbandonare la

F.1...

«No, nessuno avrebbe potuto immagi-

narlo. Si sentono tante voci, e non ho

parlato di recente con Dietrich Mate-

schitz, ma è difficile pensare che possa

accadere davvero. Sarebbe una grossa

perdita per la F.1. Alla fine non credo

andrà così, e non sono il solo a pensarlo».

Qualcuno dice che la Red Bull è un team

rock'n roll, mentre la Ferrari rappresenta

il lato più burrascoso e tragicomico del

paddock – Niki Lauda usa spesso il ter-

mine 'grande casino' per descrivere i mo-

menti più intensi... Come ti sei adattato

al cambio di scenario?

«La Ferrari è il più grande dei team della

F.1. Lo è stata sin dall'inizio. La sua sto-

ria, i piloti... c'è qualcosa di straordinario

nella Ferrari. Per me diventarne parte è

stato un sogno che si trasformava in re-

altà, e la prima stagione è stata fanta-

stica. Quindi niente casino, per ora!»

Ma l'ambiente è comunque diverso.

«Vale per tutti i team. Ciascun team ha il

suo proprio Dna. Qui c'è più un'atmo-

sfera famigliare, gli italiani hanno qual-

cosa di particolare sotto questo aspetto.

Per riassumere: mi piace».

C'era bisogno di un tedesco freddo e di

un freddo finlandese come Raikkonen

per riportare al vertice il team?

«Be', sì, è un bel contrasto. Kimi è un tipo

calmo per molti versi. Poi conta anche

l'ambiente da cui provieni. Magari gli

spagnoli sono più focosi, i finlandesi più

freddi e i tedeschi stanno nel mezzo, ma

alla fine conta la tua storia personale. Io

e Kimi andiamo d'accordo con il team, e

viceversa. E' questo che porta al suc-

cesso».

Appena sei arrivato in ferrari sembravi un

ragazzino in un negozio di giocattoli, un

po' come ai primi tempi della Toro

Rosso.

«Non è vero, sono stato felice anche

negli anni che ho passato alla Red Bull. E

i quattro titoli parlano da soli. Di sicuro il

2014 non è stato un grande anno. Non

riuscivo a rendere come volevo, e

quando succede credo sia più onesto

mostrare ciò che provi, senza nascon-

derti dietro un falso sorriso. Di questi

tempi l'anno scorso ho capito che era

tempo di cambiare aria. E la situazione in

cui mi trovo ora dimostra che avevo ra-

gione. Sono molto contento di come

stanno andando le cose. Quando sono

arrivato in ferrari non c'era nulla di garan-

tito, ma ora è bello vedere come siamo

andati oltre tutte le aspettative, com-

prese le mie».

Nel 2014, quando le cose non giravano

bene, hai dubitato di te stesso?

«Sì, e non mi vergogno ad ammetterlo.

Tutti dubitano di se stessi prima o poi».

Quindi accettare l'offerta Ferrari era una

scelta obbligata?

«Non voglio essere arrogante, ma ero