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Stefano Semeraro
Lo sport-business, quello dove contano solo i dané,
è ormai da anni una realtà quasi compiuta, ma ogni
volta che si palesa nella sua vera natura mi coglie
sempre, istintivamente, un moto di sorpresa. Pren-
dete il nuovo format delle qualifiche di F.1. Una spe-
cie di rollerball applicato alle corse d'auto, tutti in
pista a scannarsi contemporaneamente per 7 minuti
7, poi l'eliminazione progressiva delle 'lumache' e in-
fine la sfida faccia a faccia, come in un vecchio duello
del far-west. L'importante è che l'adrenalina sia sem-
pre a mille, che imperi lo show: poco importa poi, se
lo show è artificiale, innaturale, magari anche peri-
coloso. Cosa succederà nei circuiti cittadini stretti
come Monte-Carlo? Come si comporteranno i più
veloci ostacolati – più o meno volontariamente – dai
più lenti? E se lo show dovesse trasformarsi in caos?
Domande inutili. Nel caso, si cambierà un'altra volta,
in meglio o in peggio, in fondo importa poco. L'im-
portante è trovare sempre nuovi stucchi per coprire
le magagne, o qualche effetto speciale che sia in
grado di mascherare la nudità del re. Sì, perché se la
F.1 - ma anche tanti altri sport presi da un desiderio
a volte schizofrenico di cambiamento 'per adeguarsi
ai tempi' - non fa che stravolgere regole e abitudini
vuol dire, forse, che il problema è lo sport stesso. A
forza di stravolgerlo lo abbiamo perso di vista, non
ci interessano più i suoi contenuti, ma la sua confe-
zione. Se vogliamo abolire la mischia nel rugby – per-
ché rallenta il gioco – vuol dire che non ci piace più
il rugby. Se vogliamo accorciare il tennis – perché gli
scambi ci sembrano troppo lunghi – vuol dire che il
tennis ci appare noioso (troppi muscoli e poca arte?
Ma da quanto lo ripetiamo...). Se vogliamo una F.1
fatta di sorpassi posticci e di autoscontri in qualifica
– perché se vince sempre Hamilton la gente cambia
canale... – vuol dire che non sappiamo più cosa è la
F.1. Un mondo che da tempo ha perso le sue radici
(i team) senza essere riuscito a trapiantarsi con suc-
cesso in un altro terreno (quello della grande indu-
stria e dei grandi costruttori). E che quindi non ha
più un'identità.
Come diceva il grande Yoghi Berra, «quando non sai
dove andare, è facile che ti ritrovi da un'altra parte».
Ecco, prima di cambiare di nuovo strada la F.1 forse
dovrebbe capire che destinazione ha in mente di
raggiungere.
Il nuovo format della qualifica
Q1 di 16 minuti
- Dopo 7 minuti, il pilota più lento sarà eliminato
- A seguire, il più lento ogni minuto e mezzo fino alla bandiera a
scacchi, sarà eliminato.
- Di conseguenza, sette piloti saranno eliminati al termine del Q1,
quindici accederanno al Q2
Q2 di 15 minuti
- Dopo 6 minuti il pilota più lento sarà eliminato
- A seguire, il più lento ogni minuto e mezzo fino alla bandiera a
scacchi, sarà eliminato.
- Di conseguenza, sette piloti saranno eliminati al termine del Q1,
otto accederanno al Q3
Q3 di 14 minuti
- Dopo 5 minuti il pilota più lento sarà eliminato
- A seguire, il più lento ogni minuto e mezzo fino alla bandiera a
scacchi, sarà eliminato.
- Il risultato permetterà negli ultimi 90 secondi di avere in pista
due soli piloti che si contenderanno la pole