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Marco Cortesi
Quattro macchine in testa, spesso e volentieri. Quattro macchine
che, senza il testacoda di Will Power, avrebbero potuto chiudere le
qualifiche nelle prime quattro posizioni a Long Beach. Il team Penske
sembra avere trovato una formula eccezionale in termini di compe-
titività nell’inizio 2016 dell’IndyCar. Un po’ come quando, sfruttando
un varco nel regolamento, il Capitano portò a Indy un motore da
1000 cavalli finendo per doppiare quasi tutti nel 1994. Eppure, nel
piano c’è ancora qualcosa che non quadra. Nelle prime tre tappe,
nonostante le prestazioni del quartetto stellare by Penske, ad inse-
rirsi è stato ancora Scott Dixon che, senza una controversa decisione
da parte della direzione gara che si è limitata ad un avvertimento a
Simon Pagenaud per essere passato sulla linea in uscita dalla pit-
lane, avrebbe sicuramente parcheggiato la sua Dallara in victory lane
al posto di quella del rivale francese in California. Chip Ganassi non
si è comunque agitato troppo: sa di avere a che fare con un poker
pericolosissimo, e di disporre di un asso pigliatutto.
Scott
Dixon