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GP ITALIA

Il fatto

Massimo Costa

Due così diversi nel paddock della F.1 non si possono trovare.

Eppure Jenson Button e Felipe Massa, neanche a farlo appo-

sta, hanno scelto Monza, l’ultimo Gran Premio europeo della

stagione, per annunciare il loro ritiro dalla massima categoria

del motorsport. Per Massa è un addio totale, per Button non

propriamente in quanto rimarrà tester e ambasciatore della

McLaren tenendo una porticina aperta per il 2018. Ma che

molto difficilmente si potrà riaprire. Button e Massa ci hanno

accompagnato in F.1 per una quindicina di anni fornendoci una

certa sicurezza. Loro c’erano sempre. Ne hanno vissute e at-

traversate tante insieme, anche se su due pianeti di vita diversi.

Jenson era l’amante del divertimento (come suo padr John, più

scavezzacollo di lui e purtroppo mancato nei primi giorni del

2014), delle belle donne che cambiava come gomme a un pit-

stop finchè non ha trovato la ragazza che lo ha intontito, la

bella Jessica Michibata. Ma ecco che una volta raggiunto l’al-

tare, dopo pochi mesi tutto è saltato per aria e Button è tor-

nato brillante single. All’estremo opposto il casalingo Felipe,

che si porta spesso tutta la famiglia ai box, è da sempre legato

con la brasiliana Raffaella Bassi che gli ha donato il piccolo Fe-

lipinho. Tutto in regola per lui, vita quasi noiosa per essere una

star della F.1.

Button e le sfide vinte

con Brawn e Hamilton

Button ha disputato a oggi 298 Gran Premi. Ha debuttato a

20 anni con la Williams nel GP di Australia del 2000 arrivando

direttamente dal British F.3. Era considerato un fenomeno, è

stato un buon pilota la cui pecca è sempre stata quella di ac-

contentarsi. Flavio Briatore non se lo fece scappare e lo portò

alla Benetton nel 2001, ma ne rimase deluso, capendo in

fretta che non aveva lo stampo di Schumacher, del gran lavo-

ratore. Così alla fine del 2003 lo lasciò andare alla BAR-Honda

dove vivacchiò e vinse a Budapest 2006 il suo primo Gran Pre-

mio. La BAR è poi divenuta Honda Racing nel 2007, e Button

è rimasto, ma alla fine del 2008 ha chiuso venendo rilevata

per una sterlina da Ross Brawn, che ne era il direttore tecnico.

E’ stata la scommessa (vinta) del secolo perché la Brawn Gran

Prix con Button a dar man forte ha conquistato il mondiale

permettendo a Jenson di vincere sei gare. Brawn ha poi ce-

duto subito il tutto alla Mercedes, ma Button ha preferito an-

darsene alla McLaren eccitato dalla sfida con Lewis Hamilton

ed ha continuato a vincere corse: una nel 2010, tre nel 2011

chiudendo da vice campione la stagione alle spalle di Seba-

stian Vettel e schiacciando il compagno di squadra, tre nel

2012. La lenta discesa della McLaren lo ha portato lontano

dal vertice (appena un podio nel 2014) e a prendere la deci-

sione di fermarsi.

Quel mondiale perso

Poi l’incidente di Budapest

Massa di Gran Premi ne ha corsi 243 debuttando con la Sau-

ber-Ferrari nel GP di Melbourne del 2002. Aveva 20 anni, gli

stessi di Button, e come lui era considerato un astro nascente,

ma rimarrà come Jenson “solo” un buon pilota. Quando arrivò

in Europa e subito si mise in luce nella Renault 2.0 vincendo la

serie europea, se lo contesero Todt e Briatore. Vinse la Ferrari

che lo parcheggiò nel team svizzero, poi nel 2003 se lo portò

a Maranello per un anno da tester. Nel 2004 e 2005, il ritorno

nel mondiale F.1 con la Sauber e qualche bella gara, ma anche

dei test con la Ferrari. Finalmente, nel 2006, il sospirato ingag-

gio di Maranello al fianco di Michael Schumacher, il terzo posto