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sempre ricordarci di aver schierato due giovani sia in Elite 1
che Elite 2, e soprattutto il livello qualitativo della griglia è
altissimo: ai nastri di partenza ci sono nomi come quelli di
Anthony Kumpen, Borja Garcia o Frederic Gabillon che non
hanno bisogno di presentazioni».
Quali sono i piani per il 2017?
«Sicuramente proseguiremo in Euro Nascar, e stiamo stu-
diando un grande progetto: quello di un Team Italia, che
possa far convergere più forze dal nostro Paese all’interno
di una sola struttura e creare una realtà di riferimento nella
disciplina».
Secondo è possibile da qui approdare nella vera Sprint
Cup, la “vera” Nascar?
«Io posso dire tre cose: sono partito con il mio socio con
pochi soldi e in sei mesi siamo arrivati a essere premiati a
Charlotte nel galà di fine anno della Nascar. È stata la cornice
più emozionante che abbia mai visto nel motorsport. Gli
americani sono in grado di realizzare sogni, di dare oppor-
tunità basate sul merito. Per questo Gianmarco abbia visto
finanziata una gara negli USA, e presto avrà un’altra chance
simile. La mentalità della Nascar sta ricordando un po’ quella
della NBA nel basket: prima i giocatori erano solo statuni-
tensi, ora ci sono numerosi stranieri. Sono stati creati cam-
pionati Nascar anche in Canada e Messico, e ad esempio
l’israeliano Alon Day, due volte campione junior qui da noi
nella Elite 1, ha già affrontato alcune partecipazioni nella
Truck Series con il supporto degli organizzatori».