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PREGIUDIZIO

Marco Cortesi

Non è un periodo tranquillo per Gunther Steiner in termini di di-

chiarazioni pubbliche, e in particolare, il tecnico e team manager

italiano a capo della Haas è finito nel mirino per aver detto che

non ci sono piloti americani pronti per la Formula 1. Un’ovvietà,

dato che non ci sono statunitensi con titoli neanche lontanamente

sufficienti a competere non solo con gente del calibro di Pierre

Gasly o Charles Leclerc, ma anche dei precedenti campioni GP2

Jolyon Palmer, Davide Valsecchi e Fabio Leimer, pure finiti triste-

mente a piedi. Ciononostante, la stilettata all’orgoglio a stelle e

strisce, in un momento in cui si vuole “fare grande di nuovo l’Ame-

rica” ha lasciato il segno. L’indignazione facile è venuta a galla sco-

modando un po’ tutti, da Mario Andretti a Graham Rahal, pronti

ad additare “l’arroganza” della Haas. Ma la realtà è ben diversa.

Perfino in IndyCar si è fatto fatica, negli ultimi 15 anni, a trovare

piloti americani all’altezza, e solo nelle ultime stagioni se n’è tro-

vato uno, Josef Newgarden, in grado di lottare per il successo in

ogni gara e non in occasioni spot tra alti e bassi. Per il resto, poco

più del vuoto, oltre a tante speranze coltivate male da una filiera

a ruote scoperte che non era chiaramente al passo con l’Europa

dal punto di vista tecnologico e sportivo.