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L’indignazione di Rahal
è quanto mai bizzarrra
Viene da chiedersi quali sarebbero, secondo Andretti, i piloti
pronti per la Formula 1, stante che Newgarden sta benissimo
dov’è e si è assicurato un contratto che gli può far vincere titoli
a ripetizione. Ed è quantomeno bizzarra l’indignazione di Gra-
ham Rahal, che a 29 anni, con pochissimi chilometri su piste da
F1 (dove ricordiamo i chilometri di test sono preziosi come
l’oro), senza un titolo vinto in carriera, e che a sua volta era ri-
masto a suo tempo a piedi in IndyCar, lamenta l’assenza di
chance per arrivare nella massima formula. E’ proprio il con-
cetto di “massima” che entra in gioco. Per andar forte in F1,
si sa, non basta il talento grezzo e la volontà, occorrono anni
di dedizione ed esperienza specifica. Una situazione più simile
a quella della NASCAR. E’ un mondo a parte che richiede una
formazione ultra-dettagliata. Che non concede seconde
chance. Alexander Rossi non ci è andato tanto lontano, ma per
lui non c’è ritorno, tanto più che in IndyCar non è finora stato
un contendente di primo piano e, anche se lo diventasse, si
troverebbe contro una nuova infornata di giovani concorrenti.
La Haas ha qualità
Servono piloti veri
Un team di Formula 1 non può permettersi di scommettere al
buio su qualcuno, condizionando una o più stagioni e le relative
“fette” di guadagni solo per la scritta che c’è su un passaporto,
come hanno recentemente fatto alcuni team IndyCar. Per quale
motivo logico si dovrebbe lasciare a piedi un Leclerc, un Romain
Grosjean, o un Lando Norris per prendere Graham Rahal, Marco
Andretti o anche lo stesso Newgarden? A meno che uno di que-
sti, ovviamente, non arrivi seduto su una montagna di soldi a
compensare il potenziale rischio di trovarsi con un pilota non al-
l’altezza. Tanto più se è la Haas. Una scuderia che utilizzando la
testa ha messo in mostra qualità eccezionali, arrivando dove nes-
sun “nuovo team” era arrivato pur con un budget ragionevole.
Chi accusa gli altri di arroganza dovrebbe, prima di parlare, fare
un esame di coscienza. Si parla di un team che il primo anno si è
messo dietro la Renault ufficiale e nel 2017 è arrivato a 6 punti
dalla Toro Rosso, che c’è dal 2006 (in realtà, come Minardi, da
decenni) e ha a disposizione il “serbatoio” della Red Bull. Ora bi-
sognerebbe mettere tutto da parte? Evidentemente l’approccio
diretto, pragmatico e senza troppi giochi mentali funziona, anche
se a volte porta a fare “uscite” un po’ tranchant.
Grazie alla Tatuus
basi tecniche più solide
Fortunatamente, anche oltreoceano le cose stanno cambiando
e la situazione, in quanto a vivai in prospettiva futura, sembra
avere margini di crescita. Finalmente, le due categorie adde-
strative “base” hanno scelto di adottare vetture di questo se-
colo, prodotte dalla nostra Tatuus, cosa che permetterà ai
giovani piloti di gettare basi tecniche più solide senza neces-
sariamente essere scaraventati per anni dall’altra parte del
mondo per imparare. Chissà che magari, dopo aver vinto la
USF2000, Pro Mazda o Indy Lights, qualcuno possa fare il salto
in Formula 3 o Formula 2, meritandosi i gradi non solo per cit-
tadinanza. Per Oliver Askew, trionfatore della USF2000 2017,
magari è tardi dato che ha già 21 anni, ma se son rose…
Alexander Rossi con la Manor nel 2015