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un’anonima fabbrica di macchine utensili
sorge quella che diventerà l’azienda simbo-
lo dell’auto nel mondo. Il resto è storia
nota. La nascita di un inedito 12 cilindri di
1500 cc, adatto
alle
vetture
sport, come
alle monopo-
sto, e di un
nuovo mar-
chio, questa
volta rettango-
lare, che a par-
tire da questo
m o m e n t o
apparirà
su
tutte le vetture
costruite
a
Maranello. E
poi la lunga
attività sporti-
va, che porterà
l’emblema del
C a v a l l i n o
Rampante a
vincere a tutte
le latitudini e
in ogni genere
di competizio-
ne automobili-
stica:
dalla
Formula 1, alle maratone di durata, dai ral-
ly, alle gare in salita. Per non parlare delle
Gran Turismo, che conquisteranno con-
sensi in tutto il mondo, assurgendo a sim-
bolo stesso dello stile italiano e della ricerca
tecnologica applicata all’automobile.
automobile interamente costruita dal Dra-
ke (8 sta per il numero dei cilindri, 15 indica
la cilindrata di 1.500cc). Lo stesso anno due
esemplari della 815, guidati da Ascari e
Rangoni, pren-
dono parte alla
Mille Miglia e,
anche se le vet-
ture
sono
costrette al riti-
ro, tutto sembra
volgere
al
meglio per il
Drake. A scon-
volgere i suoi
piani arriva il
conflitto belli-
co,
che
lo
costringe a spo-
stare la sede
dell’azienda, su
un terreno che
possiede
a
Maranello e a
diversificare la
produzione. Ma
il peggio deve
ancora venire.
L’azienda, che
nel frattempo si
era riconvertita
alla costruzione di rettificatrici oleodina-
miche, viene pesantemente danneggiata
dai bombardamenti del 1944 e ridotta a un
cumulo di macerie. Ferrari però, non desi-
ste e al termine del conflitto bellico rico-
struisce lo stabilimento e sulle ceneri di
stesso periodo in cui nelle officine di Mode-
na l’ingegner Gioacchino Colombo, coadiu-
vato da Alberto Massimino, progetta la leg-
gendaria 158, i contrasti con Wilfredo
Ricart, diventato nel frattempo il responsa-
bile della progettazione in seno all’Alfa,
diventano sempre più aspri, al limite della
rottura. Del tecnico iberico dirà in seguito
“...Purtroppo il tempo mi dette ragione. La
prima macchina del nuovo corso diede luo-
go a curiosi fenomeni: sterzando il volante
a destra, le ruote giravano a sinistra...”. I
contrasti con Ricart non gli impediscono
comunque di vendere all’Alfa Romeo il pro-
getto “158” e di farsi nominare direttore
dell’Alfa Corse, per sovraintendere alla rea-
lizzazione le nuove vetture “Grand Prix”, le
monoposto di Formula 1 dell’epoca. Ricor-
dando quegli anni, in seguito dirà “...Pas-
savo otto ore a difendermi e due a produr-
re”, Ferrari deve però accettare una ferrea
clausola: in caso di divorzio dalla Casa
milanese non potrà nè occuparsi di gare,
tantomeno costruire un’auto col proprio
nome per almeno quattro anni. Accetta ma
quando, nel 1939, divorzia dall’Alfa, sa
benissimo che troverà un’escamotage per
aggirare l’ostacolo.
LA PRIMA AUTO
DEL DRAKE
Dopo pochi mesi lo ritroviamo infatti a
Modena, nelle officine di Viale Trento e
Trieste dove, nel 1940, fonda l’Auto Avio
Costruzioni e da vita alla “815”, la prima