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sogni impossibili e di illudere gli altri che
sia possibile raggiungere risultati incompa-
tibili con le risorse a disposizione. Il Team
Principal deve essere concreto e scegliere
persone semplici che badino all'essenziale,
che sopportino e superino il conflitto auto-
nomia/responsabilità e si prendano carico
delle proprie decisioni. Il Team Principal
deve semplificare, dall'organizzazione, alla
comunicazione, alle scelte tecniche e deve
evitare la finta compiacenza di parole vuote
e la vigliaccheria delle mezze verità, deve
saper lodare in pubblico e criticare in pri-
vato, deve riconoscere i meriti dei collabo-
ratori spesso superiori ai propri. Il Team
Principal non deve esagerare».
Quali sono invece i segreti per azzeccare le
scelte da direttore sportivo?
«Il direttore sportivo esegue essenzialmen-
te gli ordini del “team principal” ed è inca-
ricato di conoscere e applicare il regola-
mento sportivo. Spesso purtroppo il diret-
tore sportivo è un ex pilota, un ex capomec-
canico o una persona part-time, cioè un
dilettante per questo ruolo. Le conseguenze
sono errori, costi e tempi inutili, multe e
penalità, danni economici con gli sponsor
e danni d’immagine e con i giornalisti.
Ingegneri e meccanici in genere non si
improvvisano nel ruolo; ho visto spesso
direttori sportivi improvvisati, maleducati
e incompetenti».
Agenti e procuratori sono sempre esistiti,
ma negli ultimi decenni hanno acquisito
un' importanza sempre più grande: un
male inevitabile?
«I piloti raggiungono la notorietà ad un’età
molto tenera, quando il carattere fragile
richiede in linea di massima ancora una
guida saggia. Tuttavia io penso che agenti
e procuratori siano un costo inutile per il
“sistema Motor racing": il procuratore fa
prima di tutto i propri interessi e non sem-
pre quelli del pilota. Il procuratore è come
un traliccio che sorregge un giovane albero
del parco e impedisce all’albero di crescere
sano e robusto dalle proprie radici: il risul-
tato è che quando il tralicciomanca (perché
il procuratore cambia albero) l'alberomuo-
re perché non sa sostenersi. Ci sono troppi
piloti fragili che rimproverano il mondo
perché non riescono ad ottenere i risultati
che pretendono di meritare. Lasciamo allo-
ra spazio e tempo a chi veramente sa soste-
nersi da solo, sia nei contratti, sia nelle
discussioni tecniche con meccanici e inge-
gneri sia negli eventi pubblici sia nelle
interviste ai giornalisti; lasciamo che cia-
scuno dimostri chi è, che sia accessibile al
di fuori delle corse. Ovviamente, quando la
visiera è calata e parte la gara, è opportuno
lasciare il pilota solo con se stesso e con i
propri sogni».
Nella scorsa puntata abbiamo analizzato la
figura del team principal e spiegato quali
sono le competenze che deve possedere.
Qual è invece il percorso che consiglieresti
a chi vuole diventare unmeccanico da GP2,
da WSR o addirittura da F.1?
«Il percorso che consiglio ad un bravo gio-
vane meccanico sui 18-20 anni è frequen-
tare innanzitutto una seria scuola profes-
sionale; dopodiché svolgere una esperienza
pratica in una concessionaria e durante il
weekend per passione cominciare, anche
Dario Franchitti