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INDYCAR
IL FATTO
Massimo Costa
Quattordici anni dopo la sua ultima appari-
zione nel mondo delle monoposto america-
no, sull’ovale di Fontana dove aveva racimo-
lato un decimo posto, Juan Pablo Montoya
a 38 anni tornerà nella serie che ha vinto al
debutto nel 1999 col team Ganassi e che lo
ha visto conquistare la 500 Miglia di India-
napolis nel 2000. Il colombiano che sbarcò
in F.1 nel 2001 proponendosi subito come
l’anti Michael Schumacher, all’epoca ferra-
rista pigliatutto, mostrando un talento inne-
gabile, ma che velocemente deluse tanti
appassionati chiudendo il capitolomondiale
nel 2006 dopo aver corso per Williams
(quattro stagioni) e McLaren (gli ultimi due
campionati), si calerà nell’abitacolo della
Dallara del team Penske, all’epoca la squa-
dra rivale numero uno. Quando arrivò in
USA, fresco campione della europea
F.3000, di anni ne aveva 23. Quando ha
lasciato la F.1, approdatovi a 25 anni, otte-
nendo come massimo risultato due terzi
posti nei campionati 2002-2003 e in totale
sette vittorie, ne aveva 30 di primavere e in
molti si rammaricarono per quel che poteva
fare e invece gettò via. Poco propenso al
lavoro, all’applicazione mentale, alle regole
che la F.1 impone. Montoya nel 2007 tornò
inUSA, ma nellaNascar non in Indycar, tro-
vando la porta aperta dell’amico Chip
Ganassi. Sembrava una ripicca intera al
mondo della F.1 tant’è che se ne andò dal
team di Ron Dennis alla metà di quella sta-
gione. A conti fatti, la scelta sportiva (non
economica) è stata un fallimento. Su due-
centoquarantacinque gare disputate a oggi,
in totale sette campionati, appena due vitto-
rie (mai su un ovale, ma a Sonoma 2007 e
Watkins Glen 2010) e nove pole. Uno dei
tanti, insomma. Ben remunerato certo, ma
nascosto nel gruppo.
Ganassi ha avuto tanta pazienza, anche
troppa, e lo scorso 14 agosto gli ha comuni-
cato di cercarsi un altro team. Fine della sto-
ria. Montoya si è guardato attorno ed ha
avvicinato il teamFurniture Row, ma presto
ha capito che vincere con loro inNascar non
sarebbe stato semplice. Il nomeMontoya sul
mercato ha però acceso gli appetiti del mon-
do Indycar, a corto di vere stelle, col fiatone
grosso negli ultimi tempi. Dapprima il nome
del colombiano è stato affiancato a quello di
Michael Andretti, poi il colpo di scena: l’in-
gaggio ufficiale col team Penske. Si dice che
Montoya avesse iniziato ad annoiarsi della
Nascar, proprio come gli capitò con la F.1.
Manelmondiale era unprotagonista, amato
dal pubblico, nella serie americana non era
protagonista e non risultava neanche un
beniamino degli spettatori. Appesantitosi
nel corso degli anni, non certo un modello
di sportivo, Montoya poteva ritirarsi e
godersi in tranquillità gli anni che verranno,
lontano dal rombo dei motori. Invece, ha
stupito tutti, proprio come quando lasciò la
F.1 per laNascar. Spinto probabilmente dal-
la passione, dalla voglia di tornare protago-
nista Montoya ha voluto subito chiarire che
la sua esperienza Nascar non è poi tutta da
buttare: “Se andate a rileggere la storia della
serie, l’unico pilota del team Ganassi che è
entrato nella Chase sono io. Certo, non
abbiamo raccolto ciò che volevamo e pensa-
vamo, ma ora voglio tornare al successo,
voglio vincere. Ed è questa la ragione per cui
ho deciso di ritornare in Indycar. Non sarà
facile, c’è una montagna da scalare, dovrò
intraprendere una battagliamentale conme
stesso, fisica, imparare di nuovo le sensazio-
ni delle monoposto. Ma nella mia testa non
ho dubbi sul fatto che potrò realizzare posi-
tivamente tutto questo. Sennò non avrei fir-
mato per Penske”. Dove troverà due compa-
gni di esperienza come Will Power e l’intra-
montabile Helio Castroneves.
Montoya con la McLaren nel 2006
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