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di 16 giri contro quello di 24 del francese.
Webber si è fermato l’ultima volta a 11 giri
dalla fine, montando le medie: è riuscito a
prendere Grosjean, ma Vettel ormai si era
involato.
«La nostra strategia per i 53 giri di Suzuka
prevedeva due soste – ha fatto sapere la
Pirelli – avevamo suggerito di iniziare con
le medie, cambiare di nuovo con le medie
al 20° giro e poi di montare le dure al 37°
passaggio». Più o meno la scelta di Vettel,
che però, invece della successione medie-
medie-dure suggerita dalla Pirelli, ha
deciso per un tris medie-dure-dure, anti-
cipando di sei giri il primo stop. Del resto
Vettel sa gestire meglio, più a lungo le
gomme di Webber, si sa; e comunque se
l’australiano fosse riuscito a passare pri-
ma Grosjean (e se fosse partito meglio…),
nel finale avremmo assistito a una bagarre
divertente: per tutti, tranne che per la Red
Bull, che differenziando le strategie non a
caso ha evitato di assistere a un duello ad
alta temperatura fra i suoi due piloti. Gio-
chi di squadra? E perché scandalizzarse-
ne, del resto.
«Difficile dire quale delle due strategie fos-
se la migliore – ha tagliato corto proprio
Webber – cercavamo entrambi di recupe-
rare su Grosjean, io ho fatto del mio meglio
e per me è andata bene». L’anno prossimo,
quando sarà un pilota endurance per il
marchio Porsche, forse potrà raccontarci
qualcosa in più sui suoi anni da involonta-
rio e spesso riottoso scudiero di Vettel.
Che a sua volta, nel giorno del record di
punti di Alonso, la Ferrari può dire di
averla battuta da solo. Seb Ha infatti 297
punti, tanti quanti ne hanno i due driver
in Rosso, e si prepara già alla gran festa
indiana. «Una gran gara, su un circuito
che amo tanto», ha dichiarato al termine
di Suzuka. «La partenza è stata orribile,
ma dopo aver passato Grosjean avevo un
grande grip, e a quel punto l’unica minac-
cia era Mark. Se mi annoio a vincere? Per
niente, per me è sempre come se fosse la
prima volta, stesso nervosismo prima,
stessa adrenalina in corsa». Cambia solo
la lingua dei complimenti: a Suzuka Vet-
tel ha apostrofato i suoi meccanici con un
“ichiban” (“siete i migliori”) e poi dal
podio ha accontentato anche i fan locali
urlando “Konnichi-wa” (“Ciao a tutti”). E’
la morale della F.1 nell’anno di grazia
2013: Paese che vai, sempre Vettel ti
ritrovi.
Vettel all’inseguimento di Grosjean