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Stefano Semeraro
A Vettel è sempre piaciuto fare l’indiano.
Sul Buddh Internazional Circuit ha già vinto due volte,
in occasione della prima edizione del GP d’India, nel
2011, e poi l’anno scorso. Dovesse farcela anche dome-
nica prossima non solo collezionerebbe l’ennesimo hat-
trick della sua giovane ma strabiliante carriera, ma si
laurerebbe anche per la quarta volta campione del mon-
do, servendosi un poker iridato ad appena 26 anni.
A dire il vero, al Maraja Seb per portarsi a casa l’iride
basta più semplicemente piazzarsi uno dei primi cinque
posti, a prescindere da quello che riuscirà a combinare
Fernando Alonso. Così in vista della trasferta nel sub-
continente Vettel si è cercato una motivazione in più.
«Per noi della Red Bull in India finora le cose sono deci-
samente bene – ha dichiarato – e poi al vincitore danno
un trofeo veramente bello: non sarebbe male riuscire a
conquistarlo anche quest’anno». Le soddisfazioni da
chi nella vita può dire di avere già conquistato tutto, o
quasi.
Il quarto titolo consecutivo lo affiancherebbe infatti agli
unici altri due campioni che nella storia della F.1 sono
riusciti a calare il poker secco: Juan Manuel Frangio e
Michael Schumacher. Fangio negli anni Cinquanta
cambiò tre scuderie per riuscirci, Ferrari, Mercedes e
Maserati; Schumi come Vettel è arrivato addirittura a
cinque titoli consecutivi (su sette totali), ma sempre a
bordo della Rossa. Un fidelizzato, proprio come il suo
nipotino Vettel.
«Ma paragonarmi a lui è ridicolo – ha voluto commen-
tare con (falsa?) modestia il tedesco – anche perché
Michael di Mondiali ne ha vinti sette, non tre (quattro
Seb, dài…). Non è un record che posso battere nei pros-
simi due anni, quindi non ci penso neppure. Poi ho avu-
to delle buone stagioni, ma tutto in F.12 può cambiare
in fretta». Per Chris Horner il suo pilota è più che degno
del paragone, e non ha esitato a ribadirlo anche di
recente. «So che in molti pensano che il merito dei suoi
successi sia della macchina, ma pochi vedono l’impegno
che Sebastian mette in tutto quello che fa. E’ molto cri-
tico verso se stesso, punta sempre a migliorarsi, ed è per
questo che continua a vincere. Se arriverà a quattro tito-
li la gente della F.1 dovrà accettare che stia insieme a
Fangio e Schumacher nella storia delle gare».
La strada del titolo, per tornare all’inizio, passa comun-
que per l’India. Il karma di Vettel è buono, ma guai a
sottovalutare un tracciato che, come sostiene il suo
compagno di squadra Webber, «è un posto perfetto per
portare una monoposto al limite, un percorso molto
impegnativo che mi ricorda in parte il vecchio tracciato
della Turchia, ma che ha un settore centrale molto simi-
le a Silverstone, molto molto veloce, e anche ondulato».
Sebastian conferma: «a renderlo complicato sono certe
parti che rompono il ritmo di guida. Il tratto più difficile
è sicuramente la salita che conduce alla curva tre, per-
ché vederne il culmine è impossibile. Non è facile com-
pletare un giro perfetto al Buddh, c’è bisogno di un
grande istinto da pilota».
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