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FORMULA 1
IL CASO ALONSO
Stefano Semeraro
La vicenda di Fernando Alonso in Ferrari
sta prendendo una strana piega. Da con-
ducator indiscusso e indiscutibile della
Scuderia, Fernando negli ultimi tempi
sembra diventato un guerrigliero inteno,
a tratti persino un separato in casa. E’ ini-
ziato tutto con le critiche alla macchina,
poi al team – con il famoso caso del “siete
proprio degli scemi” gridato al box -, e
man mano, GP deludente dopo GP delu-
dente, le tensioni si erano inasprite. Tanto
che qualche settimana fa è dovuto inter-
venire Luca di Montezemolo a imbava-
gliare gentilmente lo spagnolo, che di cri-
tiche velenose alla Rossa ormai ne secer-
neva con preoccupane frequenza. La noti-
zia, poi rientrata, che Alonso potrebbe
non correre le ultime due gare del mon-
diale per colpa dei postumi della botta sui
cordoli rimediata ad Abu Dhabi, è l’ultima
puntata di un piccolo thriller.
La foto con Nando steso sull’ambulanza
con il collo precauzionalmente bloccato e
la copertina termica ha fatto il giro del
mondo perché postata su Twitter dal suo
manager, e pare che in Ferrari non abbia-
no gradito, ogni immagine di Alonso deve
passare prima dall’ufficio stampa: forse
perché dipinge Alonso come un mezzo
martire.
Sembrava tutto destinato a risolversi con
un po’ di mal di schiena, mentre ora il
finale del campionato è a rischio. Guarda
caso l’indiscrezione sulla possibile defe-
zione è arrivata in contemporanea con
quella della sicura assenza di Kimi Raik-
konen dagli ultimi impegni con la Lotus;
e guarda caso proprio dopo la visita del
finlandese a Maranello. Insomma: Alonso
ha sicuramente male, e sta passando qual-
che giorno di riposo in Spagna; ma il dolo-
re è davvero così forte? Oppure c’è dietro
una percentuale di malumore, di irritazio-
ne non del tutto espressa? Una piccola
ripicca, un modo per mandare un messag-
gio: «Adesso vediamo come ve la cavate
senza di me»?
Il campione spagnolo è troppo professio-
nista per cedere alla tentazione di un
dispetto fine a se stesso, anche perché
oltre al secondo posto della Ferrari nel
ranking costruttori ci andrebbe mezzo il
suo secondo posto (per quello che vale)
nel Mondiale piloti, ma sicuramente non
sta passando il miglior momento della sua
carriera. Anche le sconfitte rimediate
dall’ormai dimissionato Massa nelle ulti-
me 5-6 qualifiche non devono avergli fatto
piacere, e la visita pastorale di Raikkonen
a Maranello è stato sicuramente come ver-
sare sale sulle ferite.
Alla fine Fernando ha affidato a Twitter la
sua decisione di correre ad Austin, sempre
ammesso che i medici giovedì gli diano
l’ok, ma anche il modo in cui ha annuncia-
to il rientro dell’allarme (erano già pronti
Jules Bianchi o Pedro De La Rosa) lascia
qualche margine al dubbio. «Il male c’è
ancora, ma sto facendo la valigia e sono
intenzionato a dare il 100 per cento, come
al solito», ha cinguettato. E poi ha aggiun-
to: «il valore di una cosa dipende da come
ti ci relazioni mentalmente, e non dalla
cosa in sé». Frase sibillina, che può voler
dire tante cose. Ad esempio che il dolore
si può sconfiggere con la mente. Oppure
che per ricostruire il rapporto incrinato
con la Rossa serve ripartire dal fattore
umano, dalla fiducia reciproca. Questa
volta lo sforzo lo faccio, sembra dire Alon-
so. Ma in cambio voglio qualche sicurezza
per il futuro. A partire dalla macchina.
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