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Ha mai sbagliato clamorosamente
un progetto? Qualcosa che ha sem-
pre rimpianto…
«Errori ne ho fatti, rimpianti mai avuti.
Macchine che non hanno funzionato nem-
meno lontanamente come mi aspettavo
facessero: la Leyton House del 1989,
immediatamente successiva a quella del
1988 che aveva cambiato direzione a tutta
la Formula 1. Disegnammo la macchina a
partire quasi solo dall'aerodinamica e poi
cercammo di infilarci dentro le parti mec-
caniche. A quel tempo, nell'era dei turbo,
quasi tutti cercavano di fare l'opposto, pri-
ma progettavano la meccanica e poi guar-
davano al lato aerodinamico, noi avevamo
priorità completamente diverse. Tornan-
do alla storia: dopo aver prodotto una
buona macchina nel 1988, esagerammo
con le ambizioni l'anno dopo. La macchi-
na era semplicemente troppo complicata
per le dimensioni del team, e anche per la
nostra esperienza. Fu qualcosa da cui trar-
re una lezione. L'altra macchina sbagliata,
un caso molto simile a quello, mostrò che
quella lezione non l’avevo imparata fino in
fondo. Fu la McLarenMP4-19A, quella del
2004. La Ferrari stava spazzando via tutti,
e noi sentivamo di dover cambiare radi-
calmente, o almeno di provare a farlo.
Ancora un avvolta commettemmo l'errore
di spingere troppo a fondo. Lo facemmo
così tanto che ci dimenticammo di fare i
nostri compiti sufficientemente bene».
Riceve offerte dagli altri team?
Anche se tutti sanno del suo rappor-
to stretto con la Red Bull?
«Sì, ne ricevo. Normale amministrazione.
Se non le ricevessi mi preoccuperei! (ride,
ndr)».
Veniamo al 2014. Tutti dicono che,
da quel si è visto fino ad ora, le
monoposto saranno bruttissime da
vedere…
«Be', è il regolamento che definisce la
macchina. Certo, la macchina ideale va
veloce e ha un aspetto affascinante. Ma
chiunque nel paddock preferisce una mac-
china veloce ad una bella, le cose stanno
così. Per me sarebbe giusto che i regola-
menti dessero più importanza all'estetica.
Ma la velocità stravince sulla bellezza».
Passando proprio ai regolamenti.
Anni fa sembravano fatti come il
Gruviera: tanti buchi e tanto spazio
per le interpretazioni. Quanto è pos-
sibile oggi interpretarli?
«Sempre meno. Lo F-duct fu un esempio
molto intelligente di come aggirare un
regolamento; gli scarichi furono un buon
modo di interpretarli. Piccoli pezzi e mini-
mi dettagli con cui ci infilammo nei piccoli
buchi del regolamento. Ma lo spazio
diventa sempre più piccolo. per me sareb-
be stato affascinante essere un progettista
all'inizio degli anni '70. Non c'erano in
pratica regolamenti, ma d'altra parte
anche le risorse per le ricerche erano
minime. Venivi fuori con un a vettura, la
facevi girare, e se eri stato fortunato fun-
zionava bene. Se non andava, ritiravi fuori
la macchina dell'anno precedente e spera-
vi in meglio per l'anno seguente».
Previsione per il 2014: possibile che
qualcuno si dimostri all'improvviso
due secondi più veloce di tutti gli
altri?
«Partiamo dai regolamenti. Possiamo
dividerli in due parti: il gruppo del propul-
sore e i cambiamenti nell'aerodinamica.
Questi ultimi sono grandi, ma non come
quelli del 2009. Quindi sì, c'è la possibilità
che un team se ne esca con una vittoria
migliore della concorrenza, ma al di sopra
di questo c'è la questione relativa al cam-
bio dei motori, e non è assolutamente
chiaro se uno dei motoristi ne ricaverà un
vantaggio considerevole o no. Ma la mac-
china che svernicerà le altre sarà una mac-
china che combinerà un buon telaio e un
buon motore, basta sbagliare una delle
due cose e salteranno fuori i problemi. Chi
dunque riuscirà a ottenere questo mix
ideale? E' la grande domanda per tutti i
noi, e aggiungerà pepe alla stagione
2014».
Newey riesce ogni tanto a staccare?
«Che ci crediate o no, ci riesco. Me ne vado
ai Caraibi per qualche giorno e impedisco
alla mia mente di correre. La Formula 1 è
un impegno veramente logorante, e uno
dei trucchi è mantenere l'equilibrio, per-
ché sarebbe davvero facile finire con il
lavorare e basta».
Cosa succederebbe se lei decidesse
che pochi giorni non bastano e aves-
se bisogno di un periodo più lungo
per ricaricare le batterie?
«Se la caverebbero».
Ma come?
«Io sono solo una persona - mi auguro una
persona importante - ma le cose vanno
avanti, sempre. E' vero che da quando
sono alla Red Bull non l'ho mai fatto, solo
fra un cambio di team e l'altro»
Per chiudere, lei è considerato un
genio della progettazione e i suoi
risultati in pista lo confermano. Ma
come va nella vita di tutti i giorni?
Ad esempio sa cucinare?
«Posso cucinare l'arrosto la domenica e so
farmi degli spaghetti, ma non vado oltre.
Diciamo che sono uno nella norma, altri-
menti la mia famiglia avrebbe qualcosa da
ridire».
Certo, la macchina ideale va veloce e ha un aspetto affascinante.
Ma chiunque nel paddock preferisce una macchina veloce ad una bella,
le cose stanno così. Per me sarebbe giusto che i regolamenti dessero più
importanza all'estetica. Ma la velocità stravince sulla bellezza
”