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un giornalista risponde:” Fra due giorni ci vedremo a Fiorano e
sono sicuro che Gilles, sbollita la rabbia, non parlerà più di questa
gara.” Invece le cose andranno diversamente. Villeneuve indigna-
to, si presenterà a Maranello convinto di trovare una certa solida-
rietà dal team e da Enzo Ferrari. Ma il “Drake” lo spiazza, facen-
dogli capire che per lui ciò che conta è la vittoria di una sua vettu-
ra. E’ un altro colpo basso destinato a segnare il morale del funam-
bolo canadese. Nei giorni successivi Gilles si reca in gran segreto,
forse in cerca di conforto, a casa di un suo grande rivale, quel Renè
Arnoux con cui pochi anni prima aveva dato vita ad un duello sen-
za esclusioni di colpi a Digione. Il momento per il canadese è vera-
mente difficile, pare infatti che oltre ai problemi professionali, sia
alle prese con il divorzio dalla moglie Joanne. Dunque, uno stato
d’animo non certo ottimale per affrontare il prossimo Gran Pre-
mio del Belgio, in programma sul circuito di Zolder. Quella pista
che nel 1978, ha regalato a Gilles i primi punti iridati.
LA TRAGEDIA
DI ZOLDER
Al box Ferrari la tensione è alta, coi due piloti che si evitano. Gilles è
solo; la moglie Joanne è infatti rimasta nella casa di Monte Carlo, per
la cresima della figlia Melanie. Le prove del venerdì vedono Ville-
neuve davanti a Pironi, ma quando il giorno dopo, a pochi minuti
dal termine delle qualifiche il transalpino è davanti, Gilles decide
di tornare in pista per batterlo. Mauro Forghieri, l’allora respon-
sabile tecnico del Cavallino, cerca di dissuaderlo dicendogli che non
ci sono più pneumatici da qualifica, ma il canadese non vuole sen-
tire ragioni. Forse in cuor suo vuole dimostrare al team di essere la
prima guida. Villeneuve stacca un buon crono, ma ancora più alto
di quello del compagno. Giunto in prossimità della curva di Terla-
menbocht, si trova davanti la March guidata da Jochen Mass che
procede lenta. Villeneuve cerca di passarlo all’esterno sulla destra,
ma purtroppo non s’intende col pilota tedesco, che a sua volta da
strada, ma spostandosi nella stessa direzione del canadese. La ruo-
ta anteriore destra della Ferrari urta la posteriore sinistra della
March. Per il cosiddetto effetto catapulta, la “rossa 27” decolla,
ripiomba a terra di muso ed inizia a roteare. L’impatto è violentis-
simo, l’avantreno si disintegra ed il pilota viene sbalzato fuori dal-
l’abitacolo legato al sedile. Ricadrà dopo qualche decina di metri
colpendo con il collo un paletto di sostegno delle recinzioni situate
all’esterno della pista. I soccorsi sono tempestivi e dopo alcuni ten-
tativi di rianimazione, il pilota viene trasferito in condizioni dispe-
rate all’ospedale Saint Raphael di Lovanio. Mantenuto in vita arti-
ficialmente, Gilles si spegnerà alle 21.12, dopo che la moglie Joan-
ne era sopraggiunta in ospedale, con un volo privato.
PIRONI E UN
DESTINO FATALE
Purtroppo però il destino si dimostrerà cinico e terribile anche
nei confronti di Pironi. Il 13 giugno del 1982, alla partenza del
GP del Canada, la sua Ferrari si blocca al via, dove occupa la
pole position. Dalle retrovie viene centrata violentemente dal-
l’Osella di Riccardo Paletti, che perde la vita sul colpo. Il 7 ago-
sto successivo, nel corso delle prove del sabato mattina ad Hoc-
kenheim, per il GP di Germania, il francese della Ferrari, tam-
pona la Renault del connazionale Alain Prost che procede len-
ta. Una collisione dalla dinamica simile a quella di Villeneuve,
complice sempre un malinteso tra i due piloti, a cui si aggiun-
ge la scarsa visibilità per il maltempo. Dopo essere decollata,
la Ferrari impatta col terreno e comincia a capovolgersi, fino
ad arrestarsi semidistrutta. Intrappolato nelle lamiere, Pironi
è cosciente, ma stravolto dal dolore per via delle fratture alle
gambe. Per estrarlo occorrerà quasi mezz’ora e solo un delica-
to intervento chirurgico, gli eviterà l’amputazione del piede
destro. La sua degenza ospedaliera durerà circa un anno,
durante la quale subirà 30 operazioni e ben 35 anestesie. Com-
promessa definitivamente la sua carriera in pista, Pironi non
abbandonerà il mondo dei motori, dedicandosi alle gare sugli
off-shore. Ma il 23 agosto del 1987, gli sarà fatale il ribaltamen-
to del suo motoscafo nel corso di una competizione al largo del-
l’isola di Wight, in Gran Bretagna. Insieme a lui perderanno la
vita anche gli altri due membri dell’equipaggio.
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