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FORMULA 1
GENE HAAS
COMANDA
IL BUSINESS
E’ pronto ad entrare nel mondiale del 2016 e non ha
nessun dubbio riguardo alla sua scelta. In questa
intervista, il team owner e imprenditore americano spiega
le sue motivazioni, i suoi programmi e le sue aspettative.
Ed ha un sogno: fare debuttare Danica Patrick
Tra sogni e progetti realistici, Gene Haas si
trova davanti una sfida enorme, quella di
costruire un team di Formula 1 pratica-
mente da zero. Dopo essere riuscito nel-
l’impresa in NASCAR, l’imprenditore delle
macchine a controllo numerico spiega cosa
lo attrae del mondiale e come la massima
serie può fornire un supporto fondamenta-
le anche al core business. Partendo piccoli,
con o senza sponsor, per poi puntare in
alto.
Gene, lei è uno dei top-player in
NASCAR e ha deciso a sorpresa di
entrare in Formula 1. Un tipo di
motorsport ancora in un certo senso
alieno ai fan americani. Come mai?
“Non penso che lo sia. La Formula 1 ha lavo-
rato per anni sui gusti di molti fan. E andrò
anche più in là dicendo che gli americani
amano la F.1. Mi ricordo che nel 1975 c’era
ilGranPremiodi LongBeachederauneven-
to impressionante. Sono stato un appassio-
nato da allora, ed ero molto giovane”.
Lei è un imprenditore di successo nel
motorsport, ma ora ricomincerà da
capo ancora. Ci vede una sfida in tut-
to ciò? E cosa potrà guadagnarci?
“Abbiamo utilizzato la NASCAR per aiuta-
re a vendere i prodotti dellaHAAS Automa-
tion in America, vendiamomacchine a con-
trollo numerico, e correrci ha avuto un otti-
mo impatto. Così l’idea è diventata quella
di entrare in F.1 ed incrementare ulterior-
mente la notorietà del marchio portandolo
nel contesto al top del motorsport. Il moni-
dale è un brand di grande qualità in tutto il
resto del pianeta e associarci ad esso ci aiu-
terà a vendere i nostri prodotti ovunque”.
Cosa ci può dire di Gene dal lato per-
sonale? Ha le corse nel sangue?
“Ad essere onesto, mi piace costruire nuo-
ve aziende. La mia attività sui macchinari
CNC è di grande successo, abbiamo una
galleria del vento e lo Stewart Haas Racing
è un ottimo business. Sono convinto che
anche il business della Formula 1 sarà inte-
ressante”.
Quindi si può dire che è prima un
imprenditore che un appassionato di
corse?
“Bella domanda. In passato sono stato
coinvolto nelle corse prima di diventare un
imprenditore. Ma non sono mai stato un
pilota, lavoravo in aziende che produceva-
no componenti per macchine da competi-
zione. Grazie a quelle esperienze, conosco
le scuderie automobilistiche e so di cosa
hanno bisogno. Al momento, non sarei sor-
preso semolte delle parti montate sulle vet-
ture di F.1 fossero prodotte con una delle
nostre macchine. Ne vendiamo molte nel
Regno Unito”.
Non è un segreto che laF.1 sia dispen-
diosa. Qual è il suoBusiness Plan? Ed
è un problema per lei che il budget
cap non si sia materializzato?
“La nostra esperienza in NASCAR ci ha
insegnato come gestire efficientemente gli
asset e faremo lo stesso in F.1. Il nostro pia-
no non è di spendere centinaia di milioni
per avere successo. Penso che potremo
insegnare a molti che non è necessaria la
rincorsa a spese enormi per avere buoni
risultati. Quindi niente budget stellari”.
Nel paddock della F. 1 ci sono team
con più di 600 persone a libro paga,
ed altri con 200 persone. Dove si
posizionerà la sua squadra?
“Penso che con più di 600 persone nessu-
no sappia veramente chi fa cosa. Penso che
nelle corse ci si debba affidare ad un grup-
po ristretto di persone che sanno cosa fan-
no. Si èmolto più efficienti così che con una
grande organizzazione. Così stiamo corren-
do negli USA ed è il nostro obiettivo per la
F.1. Non faremo in casa ogni singolo com-
ponente della macchina: compreremo
quanta più tecnologia da un partner ester-
no e faremo solo quello di cui avremo biso-
gno. Saremo un’organizzazione efficiente e
la mia impressione è che questo tipo di
strutture vadano d’accordo con quello che
è lo spirito delle corse. Se vuoi essere velo-
ce devi essere efficiente”.
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