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LE GRIGLIE INVERTITE
IL CASO
Filippo Zanier
In principio fu l'ETCC, il Campionato Euro-
peo Turismo. Ben prima di trasformarsi in
un Mondiale (passaggio che avvenne nel
2005) la serie organizzata da Eurosport e
dalla KSO di Marcello Lotti fu la prima a
introdurre, nel lontano 2002, il concetto di
griglia invertita. A Magny-Cours, gara di
apertura del campionato, i primi sei classi-
ficati di gara 1 si schierarono in ordine
inverso al via di gara 2, col resto del grup-
po alle spalle secondo l'ordine d'arrivo del-
la corsa precedente. La nuova norma non
riuscì a fermare il dominio delle Alfa 156
GTA, che con Fabrizio Giovanardi e Nicola
Larini spadroneggiarono praticamente per
l'intera stagione, ma senza saperlo i prota-
gonisti di quel campionato furono i pionie-
ri di un format che negli anni successivi ha
cambiato faccia al motorsport.
LA PRIMA VOLTA IN GP2
A IMOLA NEL 2005
Non ci volle molto, infatti, perché l'idea
facesse proseliti: la volta delle ruote scoper-
te arrivò nel 2005, quando Bruno Michel
decise di sposare con entusiasmo il format
della griglia invertita per la neonata GP2,
individuandola come metodo ideale per
attirare piloti dai grandi budget ma dal
talento meno cristallino, calamitati dalla
possibilità di cogliere qualche bel risultato.
Abbinata a una gara 2 più corta e a un pun-
teggio ridotto, la "reverse grid" raccolse
consensi nel paddock, dove i teamdi secon-
da fascia apprezzarono la possibilità di dare
risalto ai propri sponsor con podi e vittorie
che difficilmente avrebbero colto altrimen-
ti.
Un anno soltanto, e nella scia della GP2
seguì la F.3 Euroseries: nel 2006, passan-
do alla qualifica singola in luogo delle due
che si tenevano fino all'anno precedente, la
serie organizzata dal DMSB si decise ad
adottare la griglia invertita per gara 2. La
F.Renault 3.5 seguì nel 2007 con l'inversio-
ne dei primi 10, e ovviamente non poté esi-
mersi la GP3, fin dal debutto nel 2010. Con
tempi diversi, nel frattempo, la stessa cosa
si verificò in svariati campionati nazionali:
in Italia, tanto per restare a casa nostra, la
adottarono sia il Tricolore di F.3 che la
F.Abarth.
Un'invasione in piena regola, insomma,
che in cinque anni vide la griglia invertita
diventare un format non solo ampiamente
utilizzato ma anche universalmente accet-
tato dal paddock e dagli appassionati: nel
2008 Patrick Head rivelò alla BBC che
avrebbe visto bene il sistema come un
modo per ravvivare le gare in Formula 1 e
l'anno successivo l'ormai defunta FOTA
rivelò che in un sondaggio effettuato su un
campione di 8500 fan, l'adozione della gri-
glia invertita aveva incontrato il favore di
circa un terzo dei votanti.
RISULTATI DECISI
DALLA FORTUNA
Insomma, a sette stagioni di distanza dalla
prima esperienza, ad appena quattro dal-
l'entrata nel mondo dellemonoposto, vede-
re l'ottavo classificato di gara 1 partire dal-
la pole nella corsa successiva era diventato
perfettamente normale.
Si potrebbe obiettare che c'è poco di nor-
male in un sistema che ignora la regola logi-
ca secondo cui chi è più veloce deve stare
davanti ma, a ben guardare, non è lo stra-
volgimento dei valori sportivi più basilari il
solo difetto della griglia di invertita. Quel-
lo che davvero rende il sistema particolar-
mente ingiusto (e ormai indigesto ai più) è
il modo in cui lega indissolubilmente il
risultato di gara 1 a quello di gara 2, una
vera condanna se la dea bendata decide di
voltarti le spalle nella prima corsa del wee-
kend. Lo sanno bene sia Luca Ghiotto che
Stefano Coletti, che proprio a Spa lo hanno
provato sulla propria pelle: sul circuito bel-
ga il pilota vicentino ha debuttato in GP3
con il team Trident e lo ha fatto alla gran-
dissima, staccando la pole in qualifica. In
gara 1, però, una scelta sbagliata di gomme
e una foratura lo hanno relegato al diciot-
tesimo posto. Risultato? Partenza dalla
nona fila in gara 2, e weekend rovinato. A
Coletti è andata poco meglio: un'uscita di
pista per evitare una manovra assurda di
Canamasas lo ha costretto al ritiro in gara
1, e di conseguenza a partire dalla decima
fila per la Sprint Race. Il monegasco è sta-
to bravissimo a recuperare fino alla settima
piazza ma con quel ritmo, fosse partito dal-
la posizione che meritava, avrebbe avuto il
podio alla tranquillamente alla propria
portata.
Quelli di Ghiotto e Coletti sono solo due
tra gli esempi più recenti, ma negli anni
da un campionato all'altro sono stati deci-
ne e decine i piloti che hanno buttato via
interi weekend (e quindi preziose risorse)
per via di un cattivo esito della prima gara
del fine settimana. Anche per questo, pro-
babilmente, la passione dei paddock per
la griglia invertita è andata via via spe-
gnendosi. La prima ad abbandonare il
sistema, dopo che lo aveva già modificato
per tutelare almeno i primi otto piloti del-
la qualifica, fu la World Series by Renault,
che dalla stagione 2010 passò al formato
attuale, con una qualifica per ognuna del-
le due gare. La F.3 ci ha messo un po' di
più, ma alla fine l'ha seguita: già nel 2012,
l'anno in cui FIA F.3 European Champion-
ship e F.3 Euroseries si trovarono a con-
vivere, ai fini della sua speciale classifica
la FIA decise di ignorare gara 2, proprio
quella in cui si utilizzava l'inversione del-
la griglia. Un segnale significativo cui nel
2013, una volta in totale controllo, la
Federazione Internazionale ha fatto
seguire un netto cambio di rotta con gli
schieramenti decisi dal giro più veloce
della Q1 (gara 1) e rispettivamente dal pri-
mo e secondo miglior giro della Q2 (gara
Adam Carroll
vincitore della prima gara
“reverse” della GP2