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FORMULA 1
LA STRANA GARA
Massimo Costa
A Helmut Marko e alla Red Bull piace così.
Tenere in ansia i loro “alunni”, cacciarli
senza tanti complimenti dopo averli cocco-
lati, oppure regalare loro sogni impossibi-
li. O tutto o niente. Un gioco che potrem-
mo chiamare sadico, ma alla fine hanno
sempre ragione loro considerando i risul-
tati ottenuti da Sebastian Vettel prima e da
Daniel Ricciardo poi. Le prime avvisaglie ci
sono state nel 2007, anche se pochi lo ricor-
deranno: Franz Tost e Marko decisero in
piena estate di rispedire negli USA Scott
Speed per dare spazio a Vettel. A pagare
dazio sono poi stati Vitantonio Liuzzi per
Sebastien Bourdais alla fine del 2007, sep-
pure quest’ultimo non facesse parte del
programma Junior, e lo stesso francese a
stagione 2009 in corso, brutalmente sacri-
ficato per il giovanissimo (per quei tempi…)
Jaime Alguersuari. Ma a giustificare tali
decisioni vi era sempre il supporto di risul-
tati poco confortanti arrivati da parte dei
“silurati”. Le cose sono divenute certamen-
te “osè” al termine del campionato 2011
quando Buemi (entrato nel 2009 per Vet-
tel promosso in Red Bull) e Alguersuari
sono stati scartati per dare un sedile a Ric-
ciardo e Vergne. Un colpo durissimo anche
perché lo svizzero e lo spagnolo si erano
distinti in diverse occasioni, soprattutto
Alguersuari. Da quel momento si è capito
che il gioco nel programma Junior Red Bull
stava divenendo sempre più duro per la
presenza di piloti validi e che meritavano
una chance. A fare la differenza poteva
essere non solo il risultato in sé, ma anche
le semplici sensazioni di Marko, una frase
fuori posto o chissà cos’altro.
Quando è stato il momento di affiancare a
Vettel un nuovo compagno per il saluto di
Mark Webber alla F.1, Marko ha voluto,
dopo due anni di Toro Rosso, Ricciardo
scatenando le ire del suo compagno Ver-
gne, che pensava di meritare il passaggio al
team campione più dell’australiano. E un
bel maremoto si è verificato anche per desi-
gnare il nuovo pilota Toro Rosso 2014.
Marko aveva nelle grazie Antonio Felix Da
Costa, ma il boss austriaco è alquanto
suscettibile, se fai bene a maggio e meno
bene a settembre, non è detto che egli si
ricordi di quel che hai fatto qualche mese
prima e finisci nella lista nera. E così Da
Costa, che aveva già un piede nella STR9, è
stato spazzato via da Daniil Kvyat, protago-
nista di un finale di annatamigliore di quel-
lo del portoghese.
Quello che poi si sta verificando in questi
ultimi due mesi è da delirio puro. A tutti
pareva ormai chiaro che per Vergne non vi
fosse futuro, nessuno aveva resistito in
Jean-Eric Vergne