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dall’atmosfera terrestre sia a pochi grammi
di resina dei pre-impregnati del materiale
composito persi nel vuoto assoluto)…
Da Terra comandano una breve accensione
per correggere la nostra rotta, ma.. nello
spazio vuoto non c’è attrito: se acceleriamo
troppo la nostra velocità aumenta, passere-
mo a fianco alla cometa e la sorpasseremo
senza poter tornare indietro;se acceleriamo
troppo poco la cometa si allontana perché
la sua velocità è maggiore della nostra.
Quindi il comando missione deve essere
preciso e consumare laminima energia pos-
sibile, preciso ma sempre pronto a correg-
gere la rotta ( vale la pena ricordare che in
tutte le missioni interplanetarie c’è un for-
te vincolo per contenere l’inquinamento
dello Spazio, non solo patrimonio assoluto
di tutto il Creato, ma insieme al Tempo con-
dizione necessaria perché noi uomini pos-
siamo intuirne l’esistenza) .
Messi in assetto, dispieghiamo i pannelli
solari come alla nascita di una crisalide, rac-
cogliamo “goccia a goccia” la luce del sole (a
400 milioni di chilometri il sole illumina
davvero poco!, a quella distanza la potenza
dei nostri pannelli è equivalente a quella
consumata di dieci lampadine) e con que-
ste gocce ri-orientiamo le antenne per
comunicare con la Terra, avviamo le appa-
recchiature fotografiche e riattiviamo gli
impianti di bordo.
E’ come essere passeggero in un’automobi-
le nel deserto e nel buio assoluto, con una
vaga idea di dove devi arrivare ma senza
autonomia di scelta, fiducioso nelle abilità
del pilota che si trova a 400 milioni di chi-
lometri: puoi solo segnalare al pilota dove
ti trovi e ricevi istruzioni se va bene dopo
circa un’ora… beh! Un po’ di ansia ti viene!
Da gennaio scorso fino a luglio ci avvicinia-
mo progressivamente alla cometa fino ad
arrivare a circa 30 km. Daluglio a ottobre in
quattro mesi le nostre macchine fotografi-
che rilevano l’intera superficie della come-
ta che, sorpresa!, ha una forma tutt’altro
che circolare, assomiglia ad una nocciolina
americana lunga 4 chilometri, con valli, cra-
teri e piccoli monti.
Il centro di controllo missione a Darmstadt
cerca una “pianura” adatta di “ac-cometag-
gio” e il 12 Novembre con un telecomando
azionato da terra ci stacchiamo dal modu-
lo-madre. Siamo distanti circa 25 km. La
discesa dura circa 7 ore ad una velocità di
circa 0.5 km/h, un volano in miniatura
garantisce la stabilità della nostra traietto-
ria di avvicinamento. Scendiamo piano pia-
no, in “caduta libera” attratti solo dalla fle-
bile gravità della cometa, circa 1/10000 del-
la gravità terrestre. Appena tocchiamo il
suolo, un piccolo motore consuma tutto
l’idrazina che abbiamo per contrastare il
rimbalzo e permettere agli arpioni di pene-
trare nel suolo e ancorarci in modo abba-
stanza stabile. (non siamo neppure sicuri
della composizione della cometa, sarà
ammoniaca solidificata o basalto?)..
Ancorati alla superficie, iniziamo la fase
della missione che riguarda Dallara: tra i
numerosi esperimenti ottici, elettrici e
magnetici c’è il trapano progettato e
costruito inDallara aVaranoMelegari!…La
punta cava del trapano penetra nel suolo e
la sua filettatura interna estrae schegge e
piccoli campioni di suolo cometario; grazie
a piccoli tubicini il materiale cometario non
sfugge libero nello spazio ma è convogliato
in alcuni “fornetti” collegati ad una “gio-
stra”in grado di svolgere diversi esperimen-
ti, c’è una piccola lente che funziona come
microscopio, una micro resistenza per
riscaldare il materiale e così via.. Inviamo i
dati a terra. Le nostre batterie sono così pic-
cole che abbiamo un’autonomia di circa 60
ore per svolgere tutti gli esperimenti prima
di fermare il nostro cuore scientifico: come
la fioritura dell’agave che esplode nella sua
massima bellezza e funzionalità prima del-
la morte”.
Che velocità raggiunge una sonda di
questo tipo? Che tipo di motore la
spinge?
“Come dicevamo, la velocità di Rosetta e
della cometa è circa 60000 km/h. ma non
c’è attrito quindi non c’è nessun effetto
aerodinamico che rallenta la nostra corsa:
nello spazio non esiste l’aerodinamica per-
ché non c’è l’aria! Il modulo base ha 24 pic-
coli motori ad idrazina. Tutto qui. Nello
spazio devi portarti dietro tutto quello che
ti servirà per tutta la durata della missione
perché non c’è nessun angelo custode che ti
venga ad aiutare. “out there, it is better to
have in your back pack whatever you need
to survive and work” – John Aldrin. L’alter-
nativa è ricostruire sul posto quello che ti
serve con il materiale che hai, inclusi gli
scarti ti ricordi il film Apollo 13?, è come
essere una ciurma di marinai in mezzo
all’oceano, troppo lontani dal porto, che
devono riparare la nave: non possono rico-
struire tutto altrimenti la nave affonda ma
devono riparare qualcosa perché c’è un gua-
sto.. . Se proprio non hai nulla con cui ripa-
rare la nave bisogna estrarre dal vuoto qual-
cosa (e allora viene in aiuto come dal nulla
il sole e la sua luce che è energia e vita, c’è
qualcosa di mistico in questo!).
Quali sono i materiali e le tecnologie