

Felipe, il tuo primo giorno di test a
Barcellona è stato interessante…
anche per la collisione con Susie
Wolff. Che cosa è successo?
«Durante un giro veloce stavo giusto attra-
versando la linea del traguardo quando ho
visto Susie che usciva dai box. Ha lasciato i
pit proprio mentre mi avvicinavo alla cur-
va 1. Quando siamo arrivati alla curva 4 mi
sono avvicinato a forte andatura, stavo
andando più veloce di lei e ho visto che
all'uscita della curva stava deviando verso
destra, uscendo dalla traiettoria. Ho pensa-
to chemi stesse offrendo lo spazio per supe-
rarla, così mi sono buttato sulla sinistra al
momento di frenare in ingresso alla curva
5, mentre lei era sulla destra. A metà della
curva ho sentito una grossa botta all'altez-
za delle mie sospensioni posteriori, e in
effetti era proprio così. Onestamente credo
che non mi abbia neppure visto».
Fino all'incidente era andato tutto
bene, no?
«Sì, una giornata molto produttiva. Abbia-
mo percorso 68 giri e completato la mag-
gior parte del programma previsto. Dopo
Jerez ho notato un deciso miglioramento
della macchina in molte aree, tutto mi è
sembrato più consistente e più bilanciato».
La Sauber l'anno scorso era una del-
le macchine più lente sulla griglia: ti
ha sorpreso il ritmo della C34 a
Jerez?
«Devo ammettere di sì, considerata la
situazione del team lo scorso anno. Non mi
aspettavo nulla del genere, quindi è stato
bello vedere dai dati che c'era stato un sal-
to in avanti per quanto riguarda il telaio e
il motore. E' un buon inizio, ma la macchi-
na può migliorare in molte sezioni. Prima
di tutto devo dire che il tempo sul giro non
è stato il meglio che avremmo potuto fare,
e comunque non significa molto perché
non sappiamo che cosa stavano provando
le altre scuderie, non conosciamo il loro
vero potenziale. Dal nostro punto di vista è
notevole, e anche da Barcellona sono arri-
vati segnali positivi».
Avendo corso per tre anni in GP2 sei
sicuramente più preparato al salto in
F.1 di Verstappen, che ha alle spalle
sono una stagione di gare in mono-
posto. Puoi immaginare cosa signifi-
chi entrare nel Circus con così poca
esperienza?
«Posso solo dire che il team per cui Max
corre non lo avrebbe messo in questa con-
dizione se non fosse convinto che è pronto.
Penso che abbiamo l'esperienza sufficiente
a capire se un pilota è in grado di farcela.
Sicuramente ha talento e cose da mostrare
in F.1, anche se da un punto di vista di pilo-
ta posso dire che l'esperienza è molto
importante: significa accumulare chilome-
tri su piste diverse, e su macchine diverse,
ad esempio a Monaco – un tracciato dove
puoi correre solo in GP2 o nelle World
Series. Inoltre, guidare una vettura che ha
più di 600 cavalli è tutta un'altra cosa. Può
darsi che la poca esperienza sia una diffi-
coltà perMax, ma se il teamcrede in lui non
vedo il problema».
Ci sono solo 9 team al momento,
quindi 18 sedili. Quanto è difficile
conquistarsene uno e che differenza
fa avere una garanzia finanziaria?
«E' difficile. La F.1 è il sogno di tutti i pilo-
ti ma solo pochi ce la fanno, per ragioni
diverse. Posso solo dire che oggi la menta-
lità è un po' cambiata. Non credo che il
talento sia sufficiente a portarti in F.1, devi
avere qualcuno che investa su di te. Sono
felice che sin da quando ho iniziato la mia
carriera, e mi sono spostato in Europa per
gareggiare nella Formula BMW e in For-
mula 3, ho avuto alle spalle qualcuno che
credeva che un giorno sarei arrivato in F.1.
Ci siamo riusciti insieme. E' qualcosa che
era stato pianificato anni addietro. Non
sbuco dal nulla, ci sono voluti lavoro, sfor-
zi, sacrifici. Ho vinto gare, ho vinto campio-
nati, ma per arrivare in F.1 serve anche
altro. Ci sono team che avrebbero bisogno
di più risorse in F.1, questa è la situazione
attuale».
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FORMULA 1
TEST A MONTMELÒ