Background Image
Previous Page  40 / 72 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 40 / 72 Next Page
Page Background

Felipe, il tuo primo giorno di test a

Barcellona è stato interessante…

anche per la collisione con Susie

Wolff. Che cosa è successo?

«Durante un giro veloce stavo giusto attra-

versando la linea del traguardo quando ho

visto Susie che usciva dai box. Ha lasciato i

pit proprio mentre mi avvicinavo alla cur-

va 1. Quando siamo arrivati alla curva 4 mi

sono avvicinato a forte andatura, stavo

andando più veloce di lei e ho visto che

all'uscita della curva stava deviando verso

destra, uscendo dalla traiettoria. Ho pensa-

to chemi stesse offrendo lo spazio per supe-

rarla, così mi sono buttato sulla sinistra al

momento di frenare in ingresso alla curva

5, mentre lei era sulla destra. A metà della

curva ho sentito una grossa botta all'altez-

za delle mie sospensioni posteriori, e in

effetti era proprio così. Onestamente credo

che non mi abbia neppure visto».

Fino all'incidente era andato tutto

bene, no?

«Sì, una giornata molto produttiva. Abbia-

mo percorso 68 giri e completato la mag-

gior parte del programma previsto. Dopo

Jerez ho notato un deciso miglioramento

della macchina in molte aree, tutto mi è

sembrato più consistente e più bilanciato».

La Sauber l'anno scorso era una del-

le macchine più lente sulla griglia: ti

ha sorpreso il ritmo della C34 a

Jerez?

«Devo ammettere di sì, considerata la

situazione del team lo scorso anno. Non mi

aspettavo nulla del genere, quindi è stato

bello vedere dai dati che c'era stato un sal-

to in avanti per quanto riguarda il telaio e

il motore. E' un buon inizio, ma la macchi-

na può migliorare in molte sezioni. Prima

di tutto devo dire che il tempo sul giro non

è stato il meglio che avremmo potuto fare,

e comunque non significa molto perché

non sappiamo che cosa stavano provando

le altre scuderie, non conosciamo il loro

vero potenziale. Dal nostro punto di vista è

notevole, e anche da Barcellona sono arri-

vati segnali positivi».

Avendo corso per tre anni in GP2 sei

sicuramente più preparato al salto in

F.1 di Verstappen, che ha alle spalle

sono una stagione di gare in mono-

posto. Puoi immaginare cosa signifi-

chi entrare nel Circus con così poca

esperienza?

«Posso solo dire che il team per cui Max

corre non lo avrebbe messo in questa con-

dizione se non fosse convinto che è pronto.

Penso che abbiamo l'esperienza sufficiente

a capire se un pilota è in grado di farcela.

Sicuramente ha talento e cose da mostrare

in F.1, anche se da un punto di vista di pilo-

ta posso dire che l'esperienza è molto

importante: significa accumulare chilome-

tri su piste diverse, e su macchine diverse,

ad esempio a Monaco – un tracciato dove

puoi correre solo in GP2 o nelle World

Series. Inoltre, guidare una vettura che ha

più di 600 cavalli è tutta un'altra cosa. Può

darsi che la poca esperienza sia una diffi-

coltà perMax, ma se il teamcrede in lui non

vedo il problema».

Ci sono solo 9 team al momento,

quindi 18 sedili. Quanto è difficile

conquistarsene uno e che differenza

fa avere una garanzia finanziaria?

«E' difficile. La F.1 è il sogno di tutti i pilo-

ti ma solo pochi ce la fanno, per ragioni

diverse. Posso solo dire che oggi la menta-

lità è un po' cambiata. Non credo che il

talento sia sufficiente a portarti in F.1, devi

avere qualcuno che investa su di te. Sono

felice che sin da quando ho iniziato la mia

carriera, e mi sono spostato in Europa per

gareggiare nella Formula BMW e in For-

mula 3, ho avuto alle spalle qualcuno che

credeva che un giorno sarei arrivato in F.1.

Ci siamo riusciti insieme. E' qualcosa che

era stato pianificato anni addietro. Non

sbuco dal nulla, ci sono voluti lavoro, sfor-

zi, sacrifici. Ho vinto gare, ho vinto campio-

nati, ma per arrivare in F.1 serve anche

altro. Ci sono team che avrebbero bisogno

di più risorse in F.1, questa è la situazione

attuale».

40

FORMULA 1

TEST A MONTMELÒ