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MONDIALE RALLY
Italia/Sardegna
Italiani da
copertina
Paolo Andreucci, certo. Ma nel fine settimana sugli
sterrati sardi il garfagnino non è stato l'unico a ricor-
dare al mondo che ancora esiste un rallismo italiano.
Lo ha fatto pure Linari, insieme ad Arena primo in
R4 con un'Impreza. E i tre boys inseriti nell'Aci Team
Italia qualcosa di buono hanno fatto. Gli altri trico-
lori hanno partecipato, con alti e bassi. Quattro di
loro – nell'ordine, Liceri, Marrone, Tempestini e Do-
nadio – hanno visto l'arrivo. E' già qualcosa, in un
rally che ha fatto vittime anche illustri.
Un cero
a SuperRally
San SuperRally ha fatto la grazia. Ad Andrea Cru-
gnola, a Fabio Andolfi e a Giuseppe Testa che, rien-
trati in gara, archiviano la trasferta sarda
rispettivamente con un secondo, un terzo e un
quarto posto in Wrc-3, ma non solo. Ad approfit-
tare della formula che tiene in gara anche chi per
un verso o per l'altro non riesce a disputare tutte le
prove speciali, è anche Teemu Suninen, il finlande-
sino con la DS3 R3T che incassa il massimo dei punti
pur senza avercela fatta a concludere la seconda,
lunghissima frazione.
Mi ritorni in mente...
Quel che non fanno i veri signori
Il ragazzo inizia a correre e il capobanda lo stoppa con una frase secca come un colpo di pistola: “I veri signori non
corrono mai”. A pronunciarla è un Pietro Cavallero preoccupato che lo scatto in avanti di Donato Lopez attiri l'atten-
zione della gente fra la quale stanno cercando di confondersi dopo una rapina. La battuta che chiude una non memo-
rabilissima scena di Banditi a Milano, non memorabilissimo film-denuncia degli anni Ottanta, mi torna in mente man
mano che compaiono i tempi di Lorenzo Bertelli nelle prove speciali dell'appuntamento italiano con il mondiale: negli
undici tratti cronometrati della prima frazione, il ragazzotto che dispone di una Fiesta Wrc “dernier cri” colleziona un
ottavo, un nono e due decimi posti annacquati da un undicesimo, un dodicesimo, un tredicesimo, due quattordice-
simi, un quindicesimo e un sedicesimo tempo. Eh già, i veri signori non corrono mai. E non dovrebbero neppure af-
fidare ai loro cavalier serventi l'incarico di comunicare a chi ha diviso gioie (poche) e dolori (tanti) con loro che ha
deciso di cambiare strada. Ma questa un'altra storia...
Giuseppe
Testa