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GP ITALIA

Mercedes

Stefano Semeraro

Hamilton, what else? Lo slogan della pubblicità di George

Clooney ormai funziona che è una meraviglia per il genietto

della Mercedes. Clooney è il divo più amato del cinema, Lewis

il pilota più forte del Mondiale. Stop. Certo, il mondiale è an-

cora lungo – non si dice sempre così? - ma con i 53 punti di

vantaggio accumulati su un compagno di squadra jellato e ras-

segnato e la superiorità disarmante messa in campo contro le

Ferrari a Monza l'impressione è che la partita vera, a meno di

cataclismi, si sia chiusa qui. Miglior tempo in tutte le tre sessioni

di prove libere, pole, vittoria conducendo dal primo all'ultimo

giro, giro veloce in gara, davvero impossibile chiedere di più a

Hamilton. L'unico brivido di un weekend di puro dominio è ar-

rivato con il caso-gomme, la squalifica prima temuta poi smen-

tita, ma sono incidenti di percorso, piccole polemiche. Il driver

ossigenato con l'orecchino ormai spadroneggia, con buona

pace di chi lo accusa di essersela spassata troppo con Rihanna

in estate, Ecclestone compreso, ma è solo il gioco delle parti.

Vivo, torno, vinco

ecco il suo motto

Vivo, torno, comunque vinco, questo il suo motto. Alla vigilia le

qualifiche avevano fatto sperare il popolo Rosso in una Merce-

des di colpo più debole e attaccabile, ma se il discorso vale

(parzialmente) per Rosberg, Hamilton vive al di sopra dei suoi

problemi e dei mezzi degli altri. Domenica ha corso l'ennesima

gara perfetta, anche secondo il parere della Pirelli. In testa dal-

l'inizio, pronto a martellare distacchi avvilenti per Sebastian

Vettel e persino a scappare via come be-beep quando il mu-

retto gli ha chiesto di spingere un po' di più per mettersi al si-

curo in caso di penalità. «Sevo vincere con almeno 35 secondi

di vantaggio? Ecco, basta chiedere». Anche se all'inizio Hamil-

ton aveva frainteso la ragione del consigli arrivati dal box.

«Pensavo a qualcosa che potevo aver combinato in pista, per

fortuna poi è finito tutto bene. Per me è stato un fine setti-

mana fantastico, non so se in passato ne avevo vissuti di simili.

E stare sul podio con tutta quella gente è una sensazione dav-

vero unica». Qualche fischio, ma anche applausi per un pilota

che riesce comunque a stuzzicare l'emozione, e che in tanti,

crediamo, vedrebbero benissimo a Maranello, anche se si tratta

di un sogno lontanissimo dal realizzarsi. Prima della gara si era

fatto spiegare il problema accusato da Rosberg alla power unit

il venerdì, poi ha pensato solo a infilare un giro dopo l'altro a

bordo della sua vettura argentata che si è premurato di baciare

e accarezzare, Valentino Rossi style, appena dopo l'arrivo. «La

partenza è stata buona, Vettel si è mosso molto correttamente

e a quel punto restava solo da tenere a distanza le due Ferrari,

controllando che tutto fosse a posto con le gomme».

Come Prost e Schumi

nel mirino Senna

A Singapore, fra due settimane, più che con gli avversari di-

retti si confronterà con la storia e con il suo mito d'infanzia Ayr-

ton Senna. A Monza ha staccato la settima pole consecutiva,

eguagliando Alain Prost e Michael Schumacher, l'ottava lo por-

terebbe in parità con il brasiliano – che ci riuscì a cavallo fra

1988 e '89 – una vittoria in Oriente pareggerebbe anche il

conto dei GP artigliati (sarebbero 41 in 161 partenze) e proba-

bilmente sigillerebbe definitivamente il suo terzo titolo, lo

stesso numero di Ayrton. Come numero di podi, 81, lo ha già

superato a Monza, altre quattro partenze consecutive dalla

prima fila e potrà contendergli anche questo record. E qual-

cuno a Maranello si rammaricheràche, proprio come con Senna,

il destino abbia deciso di dire no ad una love story fra Hamil-

ton e la Rossa.