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919 superiori
terza doppietta
Pure in quest'occasione, le LMP1 di Stoccarda hanno dimo-
strato di avere qualcosa in più nei confronti delle cugine Audi.
Il weekend in verità si era aperto nel segno delle R18, al top
nelle prima sessione di prove libere, ma già venerdì pomerig-
gio le Porsche hanno alzato l'asticella. La simulazione di quali-
fica in FP3 è stata la definitiva cartina tornasole. In gara,
comunque, i rapporti di forze si sono livellati: gli avversari di In-
golstadt hanno tenuto testa, applicando un'ottima strategia.
La pioggia ha determinato la partenza in regime di safety-car
(a Henri Pescarolo l'onore della bandiera verde), e quando
l'asfalto è andato ad asciugarsi, il muretto Audi è stato abile
nel trovare il momento giusto per montare le gomme slick.
L'obiettivo era almeno il secondo posto. Alla lunga, però, le
maggiori performance delle 919 Hybrid sono venute fuori: Ber-
nhard si è stabilizzato al comando, Webber ha gestito la situa-
zione fino al traguardo. Un po' più complicato il cammino della
vettura gemella, la numero 18. In avvio Marc Lieb si era persino
issato in cima, ma è stato mandato in testacoda da Lotterer.
Così, è stata necessaria una corsa in rimonta dalle retrovie, che
avrebbe potuto interrompersi anzitempo per il testacoda di
Romain Dumas in curva 2. Ma il francese ha saputo rimediare,
cogliendo la piazza d'onore dopo un rabbocco di benzina nei
minuti conclusivi. Per la Porsche è stata quindi doppietta, la
terza del 2015.
Per Audi il massimo
Toyota lontana
La pattuglia Audi si è dovuta arrendere, ma ha raccolto proba-
bilmente il massimo possibile: terza posizione per Lotterer/Fa-
ssler/Treluyer, quarta per Loic Duval, Oliver Jarvis e Lucas Di
Grassi. «Abbiamo dato battaglia, e siamo riusciti a tenere
aperta l'assegnazione del campionato piloti», ha sottolineato il
responsabile del progetto endurance Chris Reinke. Sempre di-
stanti
le
Toyota,
rispettivamente
quinta
con
Wurz/Sarrazin/Conway e sesta con Davidson/Buemi/Nakajima,
più colpiti dalla cattiva sorte: il bilancio comprende una foratura
e un testacoda del giapponese in curva 16, costato un'eternità.
Uno dei tanti che errori che hanno caratterizzato la corsa, viste
le precarie condizioni di aderenza e la minaccia di aquaplaning.
Il boss Toshio Sato è stato sincero: «Al di là della sfortuna, non
potevamo fare di più. Ci dispiace cedere il numero 1, compli-
menti alla Porsche».