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Gianni, iniziamo ripercorrendo la stagione 2017 del TCR che hai
affrontato con il team West Coast, il tuo terzo campionato con
la scuderia svedese. La seconda parte di campionato è stata dav-
vero un’iniezione di fiducia…
“Sì, anche se purtroppo non sembra aver portato grandi frutti.
Siamo ormai a metà gennaio e, al momento, c’è una forte possibi-
lità che io, amalincuore, debba abdicare. Potrei dover interrompere
la mia carriera. Non per volontà mia ribadisco, ma per la mancanza
di possibilità e delle condizioni per poter proseguire. Tornando allo
scorso anno, la seconda parte di stagione è stata senz’altro molto
positiva. Un punto cruciale è stato capire la macchina, attraverso i
test abbiamo trovato la chiave giusta per essere competitivi. Da
Salisburgo, quinto appuntamento del campionato, sono il pilota
che ha fatto più punti e quindi, se nelle prime quattro gare aves-
simo avuto la stessa competitività, forse potevo essere della partita
per giocarmi il titolo. Lo dico con dispiacere, ma anche con soddi-
sfazione per me e per West Coast, dal momento che abbiamo di-
sputato una seconda parte di campionato davvero buona. Ci
aspettava una stagione non facile, essendo passati alla vettura Vol-
kswagen Golf, una macchina che non conoscevamo e che sulla
carta sarebbe dovuta essere facile da gestire. In realtà non è stato
così, ma a favore della Volkswagen va detto che la macchina è stata
molto affidabile, un fattore che ci ha permesso da metà stagione
di essere sul pezzo e ottenere buoni risultati”.
In Germania, a Oschersleben, hai regalato spettacolo vincendo
entrambe le gare. Ripercorriamo quel grandioso weekend?
“Quello è stato davvero il weekend più bello per noi. Nelle prove
libere 2 ho realizzato il miglior tempo, poi in qualifica ho ottenuto
la pole e in entrambe le gare ho vinto registrando il giro più veloce.
Il circuito era sicuramente adatto alla Volkswagen, ma anche nelle
gare dove avevamo la zavorra, come quella cinese o quella a Dubai,
ho ottenuto dei piazzamenti importanti. Paradossalmente, ho
avuto più zavorre io di Vernay (sorride, ndr), per cui subentra anche
la fortuna in queste circostanze. In più di un’occasione, dopo aver
ottenuto buoni piazzamenti, mi sono ritrovato con una zavorra si-
gnificativa. Abbiamo sempre limitato i danni comunque da metà
campionato e, ribadisco, il fatto di aver ottenuto più punti di tutti
da metà anno in poi è stato davvero soddisfacente”.
I test che avete disputato ad Adria sono stati davvero importanti,
concordi?
“Forse siamo partiti con un po’ di presunzione, credendo che il pas-
saggio da Honda a Volkswagen fosse più semplice in virtù dell’af-
fidabilità e delle caratteristiche della vettura. La gestione in realtà
si è rivelata più complicata del previsto e alcuni ritardi e problemi
di organizzazione, non ci hanno aiutato. Dal test fatto a Barcellona,
le gare si sono susseguite una dietro l’altra e non abbiamo avuto
possibilità di fare test privati, occasioni in cui puoi lavorare con cri-
terio. Scoprire la macchina nei weekend di gara è sempre molto
difficoltoso: se in quei 30 minuti che hai a disposizione imbocchi la
strada sbagliata, perdi un turno. E così via. Ad Adria, comunque,
abbiamo ricavato dei risultati molto importanti nell’arco della due
giornate di prove. Cercando di capire la macchina, abbiamo effet-
tuato delle scoperte che nei fine settimana di gara non sarebbero
mai emerse. Trovare il bandolo della matassa, in realtà, è stato più
semplice del previsto”.
Se dovessi elencare i punti di forza della categoria TCR e della
vettura che hai pilotato lo scorso anno, da quali fattori partire-
sti?
“Innanzitutto, lemacchine sono economiche. In un periodo di gravi
problemi economici a livello globale, le vetture TCR hanno costi
abbordabili per chi può investire e, oltretutto, queste vetture ti
danno la possibilità di competere in giro per il mondo. Puoi portare
la stessa macchina in una gamma di gare che vanno dall’Asia per
arrivare al Medio Oriente ed ai paesi europei. Le vetture TCR, oltre
a poter essere utilizzate in altri campionati della categoria, possono
essere anche rivendute, a differenza delle macchine del WTCC.
Queste ultime costavano più di 500.000 euro oltre al leasing del
motore e, una volta chiuso il campionato, ti ritrovi una macchina
che non puoi impiegare altrove. Dunque, la forza del TCR, è proprio
la polivalenza delle sue vetture. Un team ben organizzato può
anche disputare due o tre campionati della categoria in giro per il
mondo nell’arco dell’anno e tutto questo è stato possibile grazie
al genio di Marcello Lotti, soprattutto in questo momento dove, il
mondo del motorsport, soffre parecchio dal punto di vista econo-
mico. Un altro punto di forza del TCR è l’equilibrio che esiste tra i
vari brand iscritti alla categoria, proponendo sempre grandi batta-
glie e fornendo spettacolo per il pubblico. A quest’ultimo non in-
teressa vederemacchine cinque secondi più veloci rispetto a quelle
della passata stagione, ma piuttosto è attirato dall’incertezza che
regna nel campionato. Realizzare una categoria decisamente co-
stosa, dove solo pochi privilegiati possono gareggiare e doverla
chiudere dopo qualche tempo per la mancanza di forze in campo
che possano permettersi simili investimenti come avvenuto per il
WTCC, non credo sia positivo. Sono piuttosto stupito dalla fusione
che è avvenuta ultimamente, intendo il WTCR. I cambiamenti spor-
tivi che sono stati apportati richiedono un aumento dei budget ri-
chiesti”.
Ti ha appassionato la stagione 2017 del WTCC? Mi riferisco in
particolare al duello tra Thed Bjork e Norbert Michelisz?
“Ti dirò, secondo me il TCR ha offerto molto più spettacolo e mo-
menti vivaci rispetto al WTCC. Certo, le macchine del WTCC sono
più accattivanti rispetto a quelle del TCR, ma l’aspetto fondamen-
tale è sempre la sopravvivenza di una categoria. Se non si riescono
a contenere i costi, non puoi aspettarti piloti e team in griglia”.