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26 Mar [13:54]

CIR poco formativo con
PS brevi e gare di un giorno

Michele Montesano - Photo 4

Sembra di essere tornati al 2016 quando Giandomenico Basso vinceva il Ciocco lasciando le briciole a tutti gli altri a partire dai due equipaggi ufficiali. Tre anni fa era toccato alle accoppiate Andreucci-Peugeot e Scandola-Skoda subire la supremazia del pilota veneto, sabato a farne le spese sono stati Campedelli con la sua Fiesta M-Sport e Rossetti che ha portato al debutto la Citroën C3 ufficiale. Un ottimo avvio per Basso che, nonostante la Skoda Fabia privata, è riuscito a dettare il passo regolando nell’arco dei 150 chilometri di PS prima Crugnola e poi Campedelli, ma con distacchi sempre risicati.

Una manna dal cielo per gli organizzatori e per i vertici di ACISport che, dopo l’arrivederci di Andreucci e Scandola, temevano di dover far fronte ad un CIR privo di enfasi e battaglie, e invece si sono ritrovati con una gara davvero combattuta e ricca di colpi di scena.
Per un Basso trionfante e un Crugnola ricco di soddisfazioni e rimpianti, causati dal ritiro per problemi tecnici della sua Polo quando era in lotta per il primo posto, si contrappongono Campedelli e Rossetti rammaricati per la cocente sconfitta e vogliosi di riscatto già nel prossimo Rally di Sanremo.

Non ci vuole certo la palla di cristallo nell’affermare che i due piloti torneranno subito protagonisti: entrambi godono del supporto delle case ufficiali e possono effettuare più test durante la stagione. Con Rossetti che avrà modo di trovare il giusto feeling con la sua C3 e Campedelli che, molto probabilmente, impugnerà il volante della nuova Fiesta già nel Rally di Roma Capitale, non ce ne sarà più per nessuno.

Ma, leggendo oltre i risultati e la classifica, si può affermare candidamente: nulla di nuovo sotto i ponti! A tenere le redini della gara sono stati sempre loro, i senatori dei rally tricolori che conoscono a menadito le PS da troppi anni identiche e prive di novità. Tanto che anche per un pilota di alto livello, come l’ex WRC Breen, diventa difficile tenere il passo delle vecchie volpi. L’irlandese, quarto al traguardo, inizialmente ha avuto difficoltà a tenere il ritmo di chi calca le strade catramate italiane da decenni.

Solamente nelle ripetizioni del secondo passaggio, con le opportune correzioni alle note e le strade ben memorizzate, è riuscito a ricucire il gap dai leader. Stesso discorso, se non peggio, per Emil Lindholm che, alle prese con la già conosciuta Hyundai i20, non è riuscito a fare meglio dell’ottavo posto sopravanzato anche dai locali che conoscono ad occhi chiusi le strade della Garfagnana.

Altro discorso, già ampiamente affrontato, è la brevità del chilometraggio del Rally oltre che delle singole Prove Speciali.
Condensare il tutto in un’unica giornata, fatta eccezione per lo shake down e la prova spettacolo, ha indubbi benefici economici, ma snatura l’essenza dei rally costringendo i piloti a non spingere mai oltre il dovuto onde evitare un ritiro che costerebbe troppo in termini di punti in classifica. Crugnola ha dovuto alzare bandiera bianca per via del ritiro quando, in altri campionati, sarebbe riuscito a rientrare in partita nella tappa successiva.

Ma lo stesso Campedelli, che nella prima parte della mattinata ha sofferto problemi di assetto, avrebbe avuto maggiori chance di vittoria se il rally si fosse svolto su due giorni rivedendo e correggendo il suo setup. Inoltre, PS troppo brevi, quasi a livello di cronoscalate, non consentono margine di errore, oltre a non essere formative per i giovani che poi andranno ad affrontare speciali ben più lunghe in altri campionati nazionali e internazionali.

Ultimo punto, lo squilibrio verso troppi rally su asfalto (ben 6 su 8 totali) a discapito della terra quando il trend mondiale vira nettamente a favore di quest’ultima in primis il WRC. La soluzione auspicabile, più volte caldeggiata da Skoda, è di creare il giusto equilibrio fra i due fondi con quattro rally ciascuno, in modo da aiutare nella crescita professionale anche le nuove leve facendogli prendere dimestichezza anche con un fondo più ostico.

Per ora tutti si stanno godendo lo spettacolo e i risultati del primo rally e di un CIR in buona forma, ma attenzione a non rompere il giocattolo già troppe volte maltrattato.