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Misano - Test collettivi
Powell leader, Olivieri terzo

Con le due sessioni di test collettivi a Misano, è ufficialmente cominciata la stagione 2024 della F4 Italia. Ben 37 i piloti...

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Parte la stagione Sprint
A Misano 53 vetture iscritte

E’ un ennesimo record quello che verrà stabilito nella 22esima edizione del Campionato Italiano Gran Turismo in procinto di p...

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Newey potrà lavorare per il nuovo
team già dal mese di aprile '25

Un maestro non solo nella progettazione delle monoposto di F1, ma anche a curare al meglio i propri interessi. Avendo deciso ...

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La Red Bull ufficializza
l'uscita dal team di Newey

Stamane, 1 maggio, è arrivato il comunicato del team Red Bull in cui ufficializza l'uscita di scena dello storico progett...

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Newey ha scelto la Ferrari
Incontro con Vasseur a Londra

Gli uomini del team Ferrari sono partiti per Miami martedì 30 aprile, ma il team principal Frederic Vasseur non si è imbarcat...

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Giro 7, GP di Imola 1994
La telemetria che racconta
l'ultima curva di Senna

Cosa provocò l'incidente mortale di Ayrton Senna l'1 maggio 1994 a Imola? Per molti giorni, settimane, non si riuscì ...

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1 Mag [13:16]

La Red Bull ufficializza
l'uscita dal team di Newey

Massimo Costa - XPB Images

Stamane, 1 maggio, è arrivato il comunicato del team Red Bull in cui ufficializza l'uscita di scena dello storico progettista Adrian Newey. Red Bull specifica che l'ingegnere inglese lascerà la Red Bull nel primo trimestre del 2025 e che in questo periodo si concentrerà sullo sviluppo finale della RB17, la prima Hypercar del gruppo. Newey non lavorerà sulla vettura F1 del 2025, ma parteciperà ad alcuni Gran Premi selezionati di questa stagone per continuare a supportare l'attuale monoposto di F1, la RB20 da lui progettata.

Newey ha commentato: "Fin da ragazzino volevo diventare un progettista di macchine da corsa. Il mio sogno era diventare un ingegnere in Formula 1 e ho avuto la fortuna di trasformare quel sogno in realtà. Per quasi due decenni è stato per me un grande onore aver giocato un ruolo chiave nel progresso della Red Bull Racing, da esordiente a team plurivincitore. Tuttavia, sento che ora è il momento opportuno per passare il testimone ad altri per cercare nuove sfide per me stesso. Nel frattempo, le fasi finali dello sviluppo di RB17 sono alle porte, quindi per i prossimi mesi con il team, la mia attenzione sarà concentrata su questo".

"Vorrei ringraziare le tante persone straordinarie con cui ho lavorato alla Red Bull negli ultimi 18 anni per il loro talento, dedizione e duro lavoro. È stato un vero privilegio e sono fiducioso che il team di ingegneri sia ben preparato per il lavoro che porterà all'evoluzione finale della vettura nell'ambito del periodo di quattro anni di questo regolamento. A livello personale, vorrei anche ringraziare gli azionisti, il compianto Dietrich Mateschitz, Mark Mateschitz e Chalerm Yoovidhya per il loro incrollabile sostegno durante la mia permanenza alla Red Bull, e Christian, che non è stato solo il mio socio in affari, ma anche un amico delle nostre rispettive famiglie. Inoltre, grazie a Oliver Mintzlaff per la sua gestione e a Eddie Jordan, il mio caro amico e manager."

1 Mag [2:35]

Newey ha scelto la Ferrari
Incontro con Vasseur a Londra

Massimo Costa

Gli uomini del team Ferrari sono partiti per Miami martedì 30 aprile, ma il team principal Frederic Vasseur non si è imbarcato con loro. No. Vasseur ha preso un aereo non per gli USA, ma per Londra dove oggi, 1 maggio, oppure già nella serata di ieri, dovrebbe incontrare (o ha già incontrato) Adrian Newey per definire il contratto che lo legherà alla Ferrari a partire dal 2025. Lo rivela la Gazzetta dello Sport.

Newey, con i suoi legali, al termine di una lunga riunione tenutasi nella sede della Red Bull, ha risolto il contratto che lo legava alla squadra fino al 2025 e per la quale lavora dal 2006 vincendo di tutto e di più con Sebastian Vettel e con Max Verstappen, realizzando così una incredibile impresa con una squadra nata dal nulla per il folle desiderio del visionario Dietrich Mateschitz. Una separazione senza dubbio dolorosa, tanto da convincere Newey a chiudere il rapporto con Christian Horner ed Helmut Marko in grande anticipo.

Come già più volte scritto, l'idillio tra le parti si è incrinato per i conflitti tra gli azionisti del team Red Bull, per la vicenda che ha coinvolto Horner per le molestie alla sua assistente e dalle quali è stato assolto al termine di una accurata indagine interna, e per le recenti dichiarazioni di Horner sorprendentemente poco lusinghiere nei confronti di Newey.

Sembrava comunque, che tutto procedesse nel migliore dei modi, in quanto la squadra Red Bull non è stata per nulla colpita dalle vicende interne. Le vittorie e le pole hanno contraddistinto questa prima parte del campionato, le immagini più volte proposte hanno mostrato una buona sintonia tra i vertici coinvolti nelle vicende extra corse, ma evidentemente, nell'animo di Newey qualcosa si è spezzato.

L'approdo di Lewis Hamilton in Ferrari, le lusinghe di Vasseur e del presidente John Elkann, hanno dunque convinto Newey a lasciare l'amata Gran Bretagna per tentare a 65 anni una nuova avventura in F1. Nell'isola inglese, in tanti davano per certo Newey alla Aston Martin, che ha la propria sede non distante da dove vive. Newey ha infatti sempre evitato di abbandonare il suo "territorio", lo fece a inizio carriera quando giovanissimo emigrò negli USA per lavorare con la March al progetto Indy. Poi, non si è più spostato dalla sua terra.

Non ci resta che aspettare l'ufficialità di questa clamorosa svolta della vicenda Newey. E non si può che dare atto a Vasseur di stare portando una incredibile rivoluzione a Maranello, prima con l'accordo stipulato in anticipo sull'inizio della stagione con Lewis Hamilton, strappandolo ari rivali della Mercedes, e adesso con l'arrivo di Newey sottratto alla Red Bull. Ci si rinforza indebolendo i nemici, una strategia da vero generale quella di Vasseur.

L'uscita dalla porta principale della Red Bull da parte di Newey, rischia ora di scatenare un terremoto per quanto riguarda il futuro del team di Milton Keynes. Perché Max Verstappen non sarà certo allegro della nuova situazione che si prospetta, anche se non si discutono le capacità del direttore tecnico Pierre Waché, che da anni e anni lavora a stretto contatto con Newey carpendone le metodologie di lavoro. Basterà per convincere Verstappen a non cedere alla forte pressione che Toto Wolff sta esercitando per portarlo alla Mercedes?

Va ricordato che la Red Bull a partire dal 2026 non godrà più degli attuali motori tuttora supportati dalla Honda, ma dovrà farseli in casa con il supporto, non ancora ben chiaro, della Ford. Una scommessa molto avvincente per la Red Bull, ma piena di insidie e che non fa che aumentare i dubbi nel clan di Verstappen, in primis del padre Jos che ha già seminato dubbi sulla permanenza di Max in seno al team con il quale sta per andare a prendersi in quarto titolo mondiale. 

1 Mag [1:27]

Giro 7, GP di Imola 1994
La telemetria che racconta
l'ultima curva di Senna

Massimo Costa

Cosa provocò l'incidente mortale di Ayrton Senna l'1 maggio 1994 a Imola? Per molti giorni, settimane, non si riuscì a capire il reale motivo del perché il pilota brasiliano della Williams uscì di pista alla curva del Tamburello. Tante le ipotesi, finché non prese corpo la convinzione che si fosse rotto il braccetto dello sterzo. Già dopo pochi giorni dal dramma imolese, Autosprint pubblicò una foto che evidenziava come si fosse verificata una grave avaria allo sterzo. Inizialmente tale teoria non trovò conferma, ma fu corretta.

Il 17 agosto del 1994, Auto&Sport Rombo, il giornale per cui chi scrive lavorava, pubblicò in esclusiva mondiale la telemetria di quel momento che fotograva perfettamente quanto accaduto. Il direttore del suddetto settimanale, Alberto Sabbatini, era riuscito ad entrare in possesso di quel prezioso documento che mostrava come la pressione idraulica dello sterzo e la velocità fossero crollate nel momento in cui Senna agiva sul volante per affrontare la veloce curva a sinistra del Tamburello.

In pochi decimi, Ayrton capì che lo sterzo non rispondeva, cercò di ovviare all'inconveniente, da 306 km/h scese a 210, ma la sua Williams, fuori controllo, sbattè con violenza contro le protezioni. Un pezzo della sospensione anteriore, staccatosi, perforò la parte alta della visiera del casco di Senna, provocandone una profonda ferita che ne causò la morte.

Sabbatini ha voluto raccontare sul proprio canale youtube, quegli istanti.
Ecco il video e, sotto, la sua spiegazione scritta




Alberto Sabbatini

L'1 maggio di 30 anni fa avvenne la tragedia di Ayrton Senna a Imola. Da giornalista ho seguito a fondo quella vicenda e grazie a un informatore riuscii a venire in possesso di un documento davvero esclusivo: la telemetria della Williams di Senna. Non potei trattenerlo, ma fui in grado di farne una una copia. In questo video vi racconto cosa è successo davvero sulla macchina di Ayrton al Tamburello: lo dimostrano i tracciati della telemetria e cosa lui cercò disperatamente di fare per evitare l'incidente.

Anche a 30 anni di distanza, è un documento eccezionale che il tribunale ha sottostimato nell'inchiesta sulla tragedia. E da quelle poche righe colorate, si vede tutto il dramma di un pilota che aveva compreso benissimo cosa stava per succedere e ha cercato disperatamente di fermare la macchina, ma non è riuscito ad evitare l'incidente.

Come inviato di F1, avevo conosciuto bene Ayrton Senna con cui avevo un ottimo rapporto professionale: ho raccontato in profondità nel libro, che ho pubblicato qualche anno fa, sia le ragioni della sua superiorità come pilota sia l'uomo di cui non tutti avevamo compreso a fondo il carattere. Nel libro analizzo anche in dettaglio la vicenda telemetria.

Trovate il mio libro "Senna, la magia della perfezione" (edizioni Kenness) in vendita nelle librerie o su Amazon.
 
Infine, un aneddoto sulla sigla di questo video: la canzone di cui ascoltate un accenno nella sigla iniziale e di coda, è la bellissima "Ayrton" scritta dal compianto cantautore cesenate Paolo Montevecchi. Il brano fu interpretato anche da Lucio Dalla, ma qui potete sentirlo dalla voce originale dell'autore durante una esibizione all’aperto alcuni anni fa a Imola, davanti ai tifosi proprio alla curva del Tamburello, nella quale rese omaggio ad Ayrton Senna cantando la canzone a lui dedicata.

30 Apr [20:37]

In arrivo le dimissioni di Newey
Il motivo? Attriti con Horner

Massimo Costa

Sono attese in queste ore, prima dell'avvio del weekend di Miami, le dimissioni ufficiali di Adrian Newey dal team Red Bull. Secondo quanto riporta motorsport.com, il progettista inglese, in Red Bull dal 2006, non avrebbe affatto gradito una serie di dichiarazioni del team principal Christian Horner il quale avrebbe messo in secondo piano il suo lavoro, non citandolo come "responsabile" degli attuali successi, ma esaltando il lavoro del team tecnico alle sue dipendenze.

Una sorprendente mancanza di rispetto da parte di Horner, che aveva aggiunto come il Manchester United non fosse fallito quando il suo faro Eric Cantona lasciò la squadra. Parole che avevano addirittura portato la solitamente riservatissima moglie di Newey a scrivere su X: "Che sciocchezze". Le accuse di molestie a una dipendente che hanno visto protagonista negativo Horner, poi scagionato dall'indagine interna della Red Bull, hanno evidentemente fatto il resto. Va detto però, che dalle immagini televisive viste il questo primo scorcio di campionato, Newey e Horner parevano in eccellenti rapporti.

Dunque, sarà da capire se Newey lascerà con effetto immediato la Red Bull, se trascorrerà il solito periodo di gardening (ma potrebbe avere una clausola che non lo costringe a non lavorare per diversi mesi), e poi la domanda che non fa dormire la notte i tifosi della Ferrari: dove andrà Newey? Alla Aston Martin, come si sussurra in ambienti britannici, o alla Ferrari, per affrontare la sfida più grande della sua luminosissima carriera?

30 Apr [13:53]

Brabham ricorda l'amico Ratzenberger
"Alla Tosa vidi dallo specchietto che..."

Massimo Costa - XPB Images

E' stato uno dei fine settimana più drammatici della storia moderna della F1. Il Gran Premio di San Marino a Imola del 1994, ha cambiato la storia della categoria e distrutto due vite, quella di Roland Ratzenberger sabato 30 aprile, quella di Ayrton Senna domenica 1 maggio. Due giorni tragici che, chi vive di motorsport, porta con sè da 30 anni come fosse accaduto ieri.

Il pilota austriaco era approdato in F1 proprio quell'anno con la Simtek, uno dei team minori iscritti al Mondiale, ed era il coronamento di una carriera. Aveva infatti già 33 anni ed aveva gareggiato dappertutto: F3, BTCC, DTM, Endurance partecipando alla 24 Ore di Daytona e di Le Mans in diverse occaisoni, poi la F.3000 giapponese dove si era ben distinto permettendogli di avvicinarsi alla F1.

Suo compagno nel team Simtek era David Brabham, figlio della leggenda Jack (tre volte campione del mondo e che diede vita al team che portava il proprio nome). David, nella foto sotto, aveva disputato 8 Gran Premi nel 1990 con una Brabham in via di estinzione, poi si era dedicato alle gare Endurance, ma il richiamo della F1 era troppo forte e riuscì a trovare un accordo con la Simtek per la stagione 1994.



Brabham, sul sito ufficiale della Formula 1, ha voluto ricordare il suo compagno di squadra Ratzenberger. Ecco il suo commovente racconto: "Quando raggiunsi l'accordo con la Simtek, chiesi chi poteva essere il mio compagno e quando seppi che si trattava di Roland ero contento. Non lo conoscevo bene dal punto di vista personale, ma sapevo che si trattava di un pilota esperto, un ragazzo veloce, che aveva partecipato a diverse tipologie di gare, un pilota completo insomma, che non commetteva errori".

"Ritenevo quindi che fossimo una buona coppia. Io avevo già maturato esperienze in F1, lui nella F3000 giapponese e nell'Endurance e per un piccolo team come la Simtek pensavo che la combinazione tra me e Roland avrebbe potuto creare una buona armonia, era necessario che tutti unissimo le nostre forze. Vivevamo entrambi a Montecarlo e ci allenavamo insieme. Ricordo che andavamo a correre attorno alle scogliere e in quei momenti ci siamo conosciuti davvero bene. Quando abbiamo iniziato a guidare la Simtek, univamo i nostri pensieri sul comportamento della monoposto e tutto risultava molto utile".

"Lavoravamo molto bene assieme e non vedevamo l'ora che iniziasse la stagione, anche se sapevamo che davanti a noi ci sarebbe stata una montagna da scalare. Per lui era il debutto in F1 e anche se vi era arrivato a 33 anni dopo un lungo viaggio, era emozionato, aveva lavorato duro per raggiungere quell'obiettivo. Come per tutti noi, la F1 rappresenta un sogno e lui lo aveva realizzato, c'entra poco se fosse in fondo alla griglia di partenza".

"I primi due appuntamenti si erano svolti in Brasile e Giappone. Roland non era riuscito a qualificarsi per San Paolo, ma ci era riuscito nel GP del Pacifico ad Aida ed aveva anche concluso la gara, io invece mi ero ritirato quasi subito. Era un buon risultato per la Simtek, due macchine al traguardo nei primi due GP: a San Paolo ero riuscito a terminare la corsa. Stavamo iniziando a prendere il giusto slancio, avevamo raccolto tanti dati molto utili per lo sviluppo della vettura ed era importante accumulare chilometri in gara perché non disponevamo dei soldi per fare test. Non avevamo neanche una monoposto di riserva".



La terza tappa era a Imola ed eravamo contenti per quel che avevamo ottenuto nelle prime due prove. Roland si sentiva a suo agio nella monoposto, ma faticava un poco con i freni. Nelle prove del venerdì, avevo guidato la sua vettura, il team mi aveva chiesto di provarla per qualche giro. Mi dissero che conoscevo meglio l'utilizzo dei freni in carbonio e quindi volevano avere un mio parere per capire se fosse Roland a non sfruttarli a dovere. Salii in macchina e dopo tre giri sono rientrato dicendo subito: quei freni sono una merda, dovete cambiarli".

"Roland è stato felice di sentire le mie parole e mi ha ringraziato, ma avevo solamente detto la verità, quei freni non funzionavano. Sabato nelle libere tutto andava bene, eravamo molto vicini come tempi, poi è arrivata la qualifica. Sono passato in quel punto, prima della Tosa, e vidi che c'erano pezzi di macchina dappertutto. Notai subito che erano quelli di Roland, la sua monoposto era ferma. Passai e guardai negli specchietti. E' un ricordo ancora vivo nella mia mente, lo vedo nei miei occhi come fosse oggi. Stavo guardando Roland, il mio compagno e amico, e ho capito che era andato".

"Quando sono entrato ai box, tutti erano in uno stato di panico. Mi avevano visto passare davanti a Roland e mi chiesero cosa ne pensassi. Mia moglie Lisa mi fece la stessa domanda e le risposi: penso che sia morto. Dopo un po' è arrivato l'annuncio ufficiale che Roland non ce l'aveva fatta ed è stato un enorme shock non solo per noi della Simtek, ma per tutta la F1, per tutti coloro che amano la F1. Non mi era mai capitato nulla del genere nella mia carriera".



"Tutti mi sono stati molto vicini, in particolare mia moglie che era incinta di tre o quattro mesi di nostro figlio Sam. La sera di quel sabato, sono entrati nel nostro campe il boss della F1 Bernie Ecclestone, il presidente FIA Max Mosley e il nostro direttore tecnico Nick Wirth. Parlammo dell'accaduto e poi mi chiesero se volevo correre il giorno dopo, la decisione doveva essere soltanto mia. Non sapevo cosa rispondere, ero ancora sotto shock. E volevo capire perché Roland si era schiantato in quella maniera. Sì d'accordo, l'ala anteriore aveva ceduto, lui era uscito di pista il giro precedente. Aveva rallentato, zigzagato per capire se c'era qualcosa che non andasse, quindi ha deciso che la monoposto era a posto ed ha proseguito, ma non è più tornato...".

"Ero indeciso, il team ha rafforzato l'ala anteriore, Wirth ci era anche saltato sopra per verificare che non si staccasse. Arrivi a un punto in cui devi fidarti delle persone che ti circondano e se tradisci quella fiducia, poi proseguire a correre per loro non è di buon auspicio. Ho quindi deciso di fare il warm-up, che all'epoca si teneva prima del Gran Premio, per capire come mi sentivo mentalmente. C'era una parte di me che pensava che se fossi stato Roland avrei detto: dai David smettila di perdere tempo, sei un pilota, vai a correre, siamo qui per questo. E alora ho scelto di correre. Per molti, penso che quella presa da me sia stata interpretata come una decisione strana, molti avrebbero fatto le valigie e sarebbero tornati a casa. Ma pensavo che per rispetto a Roland, dovevo correre".

"Dopo il warm-up ho parlato col team e ho spiegato che avrei corso per loro, per Roland. Poi, è arrivata la domenica ed è accaduto l'impensabile, perdendo anche Ayrton. Fino al termine della corsa non sapevamo che Senna fosse morto. Sono transitato al Tamburello quando lui è uscito di pista, ho visto l'ultima parte dell'incidente. Pensavo in realtà si trattasse di una Tyrrell, solo quando hanno fermato la gara e sono rientrato ai box mi dissero che si trattava di Senna".

"Quel fine settimana abbiamo registrato l'incidente al venerdì di Rubens Barrichello, poi quello di Roland, l'incidente in partenza, quello nella pit-lane che coinvolse dei meccanici, poi Senna. E' stato un vortice di disastri allucinante, cosa sta accadendo qui, ci chiedevamo tutti sconvolti. Ovviamente la scomparsa di Ayrton ha finito per mettere in ombra Roland, ma trovo fantastico che la gente voglia ancora ricordarlo perché anche lui faceva parte di quella F1. Era un pilota, era su una griglia di partenza di F1 e ha perso la vita facendo ciò che più amava. Per me, Roland era un pilota di talento ed è un peccato che non siamo mai riusciti a vedere di cosa fosse veramente capace".

29 Apr [17:07]

Szafnauer smentisce Famin
L'Alpine sempre più nella bufera

Massimo Costa - XPB Images

Nel più classico degli stili della politica, Bruno Famin, attuale team principal del team Alpine, per giustificare la peggior stagione mai vissuta dal costruttore francese in F1, ha tirato in ballo la precedente gestione, quella cacciata dai vertici Renault in piena stagione nel luglio 2023. Dunque, sotto accusa erano finiti l'ex team principal Otmar Szafnauer, il direttore sportivo Alan Permane (oggi alla Racign Bulls) e il direttore tecnico Pat Fry (ora in Williams). Famin aveva dichiarato: "La situazione attuale è figlia della precedente gestione, noi vogliamo tornare a lottare per il podio e la vittoria il più velocemente possibile". Come facciano a raggiungere tali obiettivi, non è dato sapere considerando gli attuali risultati e la confusione che regna all'interno dell'Alpine.

Szafnauer però, non ha accettato per nulla le parole di Famin ed ha voluto replicare: "In F1 si lavora sulla monoposto della stagione in corso fino alla pausa estiva, poi l'ultimo pacchetto di sviluppi arriva per il GP di Singapore che si disputa nel mese di settembre. Avendo restrizioni per quanto riguarda l'utilizzo della galleria del vento e del CFD, ci si concentra inevitabilmente sulla vettura che gareggia".

"Dopo la pausa estiva, quindi dopo agosto, si inizia a lavorare sulla monoposto dell'anno seguente, magari inserendo delle parti della vettura futura su quella che corre per trarre le prime valutazioni. Questo è quello che si faceva in Alpine. Dunque, io e Permane siamo stati mandati via in luglio, Fry si era dimesso in quel periodo, traete voi le conclusioni sulle parole di Famin... ".

Szafnauer ha poi puntato il dito contro i vertici Renault che la scorsa estate hanno gettato nel caos il team F1 con una decisione improvvida, quella appunto di cambiare tutto a metà campionato senza poi offrire adeguati sostituti: "La dirigenza delle grande Case automobilistiche non dovrebber interferire in ciò che non li compete, devono lasciar fare agli specialisti. Le uniche somiglianze che ci sono tra una macchina stradale e una F1 è la presenza di quattro ruote e un volante. Tutto il resto è complicato e servono persone capaci, ingegneri esperti, non persone che da un ufficio prendono decisioni senza conoscere nulla. E questo è l'esito dei risultati Alpine di oggi".

Nella foto 2023, da sinistra Szafnauer, Famin e Rossi

26 Apr [16:14]

Con Newey fuori dalla Red Bull,
Verstappen come si comporterà?

Massimo Costa - XPB Images

C'è una domanda che sorge spontanea davanti alla notizia dell'uscita dalla Red Bull di Adrian Newey. Che cosa farà Max Verstappen? Senza il progettista che gli ha messo in mano la monoposto più vincente dal 2022 a oggi, il pilota olandese, e il suo turbuloento staff, come si comporteranno? Quali garanzie possono ricevere per il futuro, tra l'altro nebuloso per quanto riguarda la power unit che dal 2026 dovrà equipaggiare le monoposto di Milton Keynes?

Newey è l'uomo faro della Red Bull da sempre, anche se nel lungo periodo trascorso a Milton Keynes si è lasciato distrarre da progetti paralleli come quello della Aston Martin Valkyrie stradale e quello rivolto alle gare Endurance, in realtà mai sbocciato veramente. Quando si chiuderà il capitolo Newey-Red Bull, chi prenderà in mano il dipartimento tecnico F1 del team diretto da Christian Horner?

Pierre Waché è il nome che appare in cima alla lista . Classe 1974, laureato in fluidodinamica e specializzato in ingegneria biomeccancia, l'ingegnere francese è in Red Bull dal 2013 dopo esperienze marturate in BMW Sauber F1 e prima ancora con la Michelin dal 2001 al 2006, nel periodo in cui il costruttore di pneumatici francese era in F1. Waché dal 2018 è il direttore tecnico della Red Bull e di fatto è il braccio destro di Newey.

Potrebbe quindi rappresentare una vera garanzia, una continuità per la Red Bull, avendo appreso in un decennio ogni aspetto del lavoro impostato da Newey . Basterà questo per convincere Verstappen a non cambiare aria cedendo alle lusinghe perpetue del team principal Mercedes, Toto Wolff?

Le acque in Red Bull sembrano essersi calmate dopo il maremoto innescato dal caso di molestie ad una dipendente che ha coinvolto il team principal Christian Horner. Assolto dalla Red Bull dopo una accurata indagine interna, si sono create però crepe notevoli all'interno della squadra, con i due famosi gruppi contrapposti che avrebbero dato vita ad una guerra di potere, accesa sotto traccia anche dalla scomparsa del fondatore Dieter Mateschitz ed esplosa con le accuse di molestie ad Horner.

Ricordiamo questo aspetto. Horner è sostenuto dalla proprietà thailandese che è in possesso del 51 per cento di quello che si può definire un vero e proprio impero: il marchio Red Bull. Responsabile, Chalerm Yoovidhya, figlio di Chaleo (scomparso nel 2012), colui che con Dieter Mateschitz fondò nel 1984 la bevanda energetica più famosa al mondo. I rivali, se così possiamo definirli, in possesso del 49 per cento annoverano Markus Mateschitz, figlio del compianto Dieter, l'amministratore delegato del team F1 Oliver Mintziaff ed Helmut Marko, consulente del team e da sempre a capo della Academy Junior.

Non sappiamo se Newey abbia deciso di lasciare la Red Bull proprio per questi conflitti interni che potrebbero aver reso l'aria irrespirabile nella sede del team a Milton Keynes. O se si tratta semplicemente di una scelta personale, dettata dalla ricerca di nuove motivazioni. Del resto, la squadra ha dimostrato grande compattezza in questo inizio di stagione e a cercare di terremotare la situazione ci ha pensato il solo Jos Verstappen, inquieto padre di Max, ben presto messo a tacere. Dunque, le voci dei dissidi interni, delle guerre di potere, potrebbero anche essere esagerazioni di una certa stampa a cui piace gettare fuoco sul team che domina la F1 cercando di destabilizzarlo. Senza successo visti i risultati in pista.

Rimangono da capire però, gli aspetti emotivi di Max Verstappen. A un pilota poco importa chi è al comando di una squadra, anche se in realtà il legame dell'olandese con Marko è fortissimo. Quello che gli interessa è la capacità del progettista di fornirgli un mezzo vincente. E se questa pedina fondamentale viene a mancare, ecco che la fiducia del pilota crolla ed inizierà a guardare il proprio sguardo altrove. Senza Newey e senza Verstappen che ne sarebbe della Red Bull?
 

26 Apr [12:32]

L'Audi sceglie Hulkenberg
Nel 2025 correrà per la Sauber

Massimo Costa

E' Nico Hulkenberg il primo pilota scelto dall'Audi per il suo ingresso in F1 a partire dal 2026. Hulkenberg lascerà la Haas alla fine di questa stagione e nel 2025 gareggerà per la Sauber . Un passaggio importante per la lunga carriera del 36enne pilota tedesco, uno dei più solidi tra coloro che sono presenti nel Mondiale F1, ma che non ha mai ricevuto la giusta possibilità di guidare una monoposto vincente.

L'Audi ha fretta nell'impostare la propria squadra piloti, il primo della lista è Carlos Sainz, ma lo spagnolo attualmente in Ferrari vuole aspettare e verificare se c'è la possibilità di poter guidare già dal prossimo anno una monoposto vincente come la Mercedes (sempre che ritrovi la competitività) o la Red Bull, anche se Sergio Perez pare avviato alla riconferma.

Andrea Seidl, Ceo della Sauber: "Siamo molto lieti di dare il benvenuto a Nico qui a Hinwil dal 2025 e di competere con lui in Formula Uno. Con la sua velocità, la sua esperienza e il suo impegno per il lavoro di squadra, sarà una parte importante della trasformazione del nostro team e del progetto F1 di Audi. Fin dall’inizio c’è stato un grande interesse reciproco nel costruire insieme qualcosa a lungo termine. Nico è una personalità forte e il suo contributo, a livello professionale e personale, ci aiuterà a fare progressi sia nello sviluppo della vettura che nella costruzione della squadra”

Hulkenberg ha disputato 208 Gran Premi, la sua carriera è stata piena di alti e bassi rimanendo anche fuori dal Mondiale. Evento accaduto subito dopo il suo ingresso in F1 con la Williams nel 2010, squadra per la quale ottenne una incredibile pole a San Paolo . Campione della Formula BMW, della Formula 3, della GP2, della A1 Gran Prix, dopo l'esperienza con la Williams, Hulkenberg nel 2011 si è ritrovato ad essere fuori dalle gare, terzo pilota della Force India, che poi la ha inserito nel team nel 2012, piazzandosi 11esimo nella classifica finale del campionato.

Nel 2013, il passaggio in Sauber (decimo), per poi tornare in Force India l'anno seguente e fino al 2016. In quegli anni è risultato nono nel 2014, decimo nel 2015 e nono nel 2016, portando sempre punti pesanti alla fine di ogni stagione. E' porprio mentre corre per il team di Vijai Mallya, che Hulkenberg ha partecipato con la Porsche alla 24 Ore di Le Mans riuscendo a vincerla al primo colpo. Nel 2017 è stato chiamato da un grande costruttore, la Renault, che lo ha tenuto fino al 2019. Nel 2018 ha concluso settimo nel mondiale.

Dopo l'esperienza non felicissima con una Renault ben lontana dall'essere competitiva, Hulkenberg è rimasto senza volante in F1. E' stato chiamato dalla Racing Point, la ex Force India divenuta di proprietà di Lawrence Stroll, nella metà del 2019, per rimpiazzare in tre Gran Premi i suoi piloti colpiti dal Covid (Sergio Perez e Lance Stroll). Due si disputano a Sivlerstone, nel primo non è partito per problemi tecnici, nel secondo ha colto un inciredibile terzo tempo in qualifica, concludendo settimo, nel terzo è ottavo.

Hulkenberg è rimasto legato al team di Stroll che nel frattempo è divenuto Aston Martin. Nel 2021 non ha corso, nel 2022 è statorichiamato per disputare due gare , ma non ha marcato punti. Nel 2023, la chiamata che lo riportava in pianta stabile in F1 arriva dalla Haas, che vuole piloti di esperienza. Hulkenberg nonostante una vettura da terza fascia, ha firmato spesso risultati sorprendenti, soprattutto in qualifica. Ed ora, il prestigio di essere il primo pilota scelto dalla Audi.

In 208 Gran Premi disputati, Hulkenberg ha ottenuto come migliori risultati tre quarti posti non riuscendo mai a salire sul podio. Li ha conquistati a Spa 2012 con la Force India, in Corea 2013 con la Sauber, di nuovo a Spa con la Force India nel 2016. Poi, una marea di piazzamenti in top 10.
 

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