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20 Giu [19:38]

La debacle di Alpine e Peugeot: gara
stregata tra ritiri e mancata competitività

Michele Montesano

Nemo profeta in patria est: la 92ª edizione della 24 Ore di Le Mans si è rivelata stregata per le Case francesi. Sia Peugeot che Alpine hanno vissuto un fine settimana tutt’altro facile. Se il marchio del Leone è riuscito ad arrivare fino in fondo alla maratona francese, sebbene fuori dalla zona punti, la Casa di Dieppe è stata costretta alla resa definitiva già nel corso del primo quarto di gara. Entrambe al via con un progetto nuovo, i costruttori transalpini non si sono rivelati all’altezza della concorrenza.

Lo scorso anno Peugeot, con la prima generazione della 9X8 LMH, era riuscita a issarsi anche nelle posizioni di vertice lottando con Ferrari e Toyota. La squadra francese, verso l’imbrunire, aveva poi approfittato della pioggia per salire addirittura al comando della gara, prima dell’incidente di Gustavo Menezes alla chicane Daytona. Quest’anno era quindi lecito aspettarsi qualcosa di più dalla nuova 9X8 Evo, che ha fatto il suo esordio in occasione della 6 Ore di Imola, ma purtroppo così non è stato.



Il bilancio finale è tutt’altro che positivo. Doppiate già dopo cinque ore di gara, entrambe le Hypercar del Leone hanno concluso la 24 Ore di Le Mans fuori dalle prime dieci posizioni staccate di due giri dalla Ferrari vincitrice. Anche sulla velocità pura le 9X8 Evo non hanno brillato accusando quasi due secondi di ritardo dalla pole. Le cose non sono cambiate neppure sul passo gara: le miglior Hypercar francese ha subito un distacco di 2”2 dal giro più veloce fatto registrare da Kamui Kobayashi. Vedendo tali dati, il bicchiere può sembrare desolatamente mezzo vuoto.

Scavando in profondità, però, si può intravedere uno spiraglio di luce. Innanzitutto, in vista di questa stagione del FIA WEC, Peugeot ha deciso di partire quasi da un foglio bianco stravolgendo il concetto iniziale del suo prototipo. La 9X8 Evo non solo ha subito una completa rivisitazione aerodinamica, con la comparsa dell’alettone posteriore in primis, ma anche l’assetto e il bilanciamento meccanico sono totalmente nuovi. La Hypercar transalpina ha inoltre debuttato solamente alla 6 Ore di Imola macinando, oltretutto, pochi chilometri di test se confrontati con gli avversari.



Peugeot si è quindi trovata non solo a rincorrere, ma anche a dover ricominciare da zero il lavoro per definire per lo meno un assetto base. Adeguatasi alle dimensioni degli pneumatici delle altre LMH, la 9X8 Evo ha sì guadagnato in trazione ma a scapito del bilanciamento complessivo. Nello specifico la vettura è diventata più sensibile alle variazioni d’altezza da terra diventando instabile nelle curve veloci. Tale comportamento lo si è notato principalmente nelle curve Porsche, ma in generale quello di Le Mans non era tra i circuiti più congeniali alla nuova Peugeot.

Il prosieguo della stagione si prevede ben più roseo per la vettura francese. Infatti le prossime gare del FIA WEC si svolgeranno su tracciati in cui la 9X8 Evo potrà riscattarsi, già a partire da San Paolo. Se entrambe le LMH si sono mostrate finalmente affidabili, la squadra sarà chiamata a sviluppare ulteriormente l’auto per cercare di raggiungere un livello accettabile di performance e chiudere il divario cronometrico dalla vetta. Perché ad oggi nonostante tutte le risorse impegnate, Peugeot ha raccolto decisamente meno del previsto.



La 24 Ore di Le Mans si è rivelata ancora più amara per Alpine. A distanza di un anno dalla presentazione ufficiale, avvenuta proprio sul circuit de la Sarthe, la nuova A424 LMDh ha mostrato vistosi problemi di affidabilità. L’unica nota positiva è stata l’efficacia sul giro veloce, sebbene la vettura sia ancora in fase di sviluppo, nel corso della qualifica è emerso una buona velocità con Paul-Loup Chatin in grado di staccare il quarto crono al termine delle qualifiche, mentre Nicolas Lapierre ha sfiorato L’’ingresso in Hyperpole per poco più di un decimo.

Tutt’altra storia la gara. In Alpine hanno deciso di puntare al sodo equipaggiando le due A424 LMDh con le mescole medium. Ciò ha permesso di allungare gli stint fino a raggiungere la top 5. Il primo scroscio di pioggia ha visto entrambe le vetture rientrare ai box per montare le gomme da bagnato. Come per gli altri team, la scelta non si è rivelata azzeccata con il tracciato che si è velocemente asciugato. Ciò ha costretto i francesi a un’ulteriore sosta supplementare scivolando fuori dai primi dieci.



La gara di Alpine è proseguita regolare fino all’imbrunire. Ma, poco prima delle 21, dalla A424 LMDh di Ferdinand Habsburg è uscita un’eloquente fumata bianca a segnalare il cedimento del motore mono-turbo Mecachrome. Nemmeno un’ora dopo, anche il propulsore dell’altra Hypercar francese ha costretto alla resa definitiva Lapierre. Risultato: il team Alpine ha dovuto chiudere la saracinesca dei box senza neppure aver raggiunto le sei ore di gara. Uno smacco avvenuto, oltretutto, proprio nella gara più importante dell’intera stagione del Mondiale Endurance.

Alpine è stato l’unico marchio, impegnato in classe Hypercar, che non ha visto il traguardo della 24 Ore di Le Mans. Come se non bastasse, la disfatta sul circuit de la Sarthe fa il paio con quello che sta accadendo dall’inizio dell’anno in Formula 1. Su entrambi i fronti Alpine non riesce a spiccare il volo. Ma, se nelle monoposto la situazione sembra nettamente più critica, nel WEC il team francese può sicuramente risollevare la china disponendo di un pacchetto, meccanici, piloti e vettura, decisamente competitivo.

19 Giu [17:41]

Toyota e Porsche le sconfitte
Appuntamento con la vittoria rimandato

Michele Montesano

Il riscatto dovrà attendere. Anche quest’anno per Toyota e Porsche la 24 Ore di Le Mans non ha portato gioie ma solo tanti rimpianti. Tra le Case favorite alla vigilia della maratona francese, sia il costruttore giapponese che quello tedesco sono stati i primi a uscire sconfitti dal circuit de la Sarthe. Nonostante la regolarità della GR010 Hybrid LMH o la superiorità numerica Porsche, entrambe si sono dovute inchinare alla Ferrari.

Dopo la sconfitta subita lo scorso anno, Toyota si è presentata a Le Mans con l’obiettivo di riprendersi lo scettro. A differenza di dodici mesi fa, il BoP (Balance of Performance) è stato meno penalizzante per l’Hypercar nipponica. Ciò lo si è subito visto fin dalle prime prove libere, dove le GR010 Hybrid sono apparse subito competitive con il terzetto composto da Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa. Ma a impressionare è stato il ritmo che le Toyota sono riuscite a imprimere durante le sessioni notturne. Perché, anche con il divieto di pre-riscaldare gli pneumatici, le LMH giapponesi si sono rivelate le più efficaci nello sfruttare le gomme, sia soft che medium.



Toyota ha quindi lavorato principalmente sul passo gara e lo si è potuto constatare nel corso delle qualifiche. Se Hartley ha chiuso fuori dai primi dieci, pagando un distacco di un secondo dalla BMW del leader Dries Vanthoor, Kamui Kobayashi ha commesso un errore proprio guidando al limite. Nel tentativo di migliorarsi, il giapponese ha perso il controllo della sua vettura andando in testacoda alle curve Porsche. Ciò ha causato l’esposizione della bandiera rossa e, come da regolamento, la cancellazione di tutti i crono fratti registrare da Kobayashi.

Risultato: entrambe le Toyota hanno preso il via della 92ª edizione della 24 Ore di Le Mans fuori dalla top 10. Questo non ha scoraggiato minimamente la squadra giapponese che, già nelle prime fasi si gara, si è portata a ridosso dei primi. A differenza della Ferrari, in Toyota hanno optato per un assetto da bagnato su entrambe le GR010 Hybrid. Scelta azzeccata visto la quantità di pioggia che è caduta durante la gara, le LMH giapponesi si sono rivelate efficaci guadagnando agilmente la vetta. Ma le Toyota hanno fatto la differenza su asfalto viscido e leggermente umido, soprattutto se confrontato con il ritmo delle Ferrari.



Salite al comando delle operazioni nel corso della notte, dietro la lunga safety car, le Toyota hanno poi dettato l’andatura anche in mattinata. Purtroppo a mancare, nel caso della vettura di Kobayashi, José Maria Lopez e Nyck De Vries, è stata l’affidabilità. Oltre a due forature lente, che hanno costretto i piloti ad altrettante soste supplementari, a rallentare la GR010 Hybrid numero 7 sono state due noie al motore. La prima dovuta a un sensore difettoso e poi sistemato, la seconda a causa di un interruttore attivato accidentalmente da Lopez.

Inoltre, proprio l’argentino, durante un disperato tentativo di rimonta nei confronti della Ferrari di Nicklas Nielsen, si è girato alla chicane Dunlop nel corso dell’ultima ora. Al termine della gara, Lopez ha tagliato il traguardo staccato di appena 14”221, un distacco davvero minimo in una corsa di 24 ore. Quinta, l’altra Toyota ha avuto da recriminare per una toccata da parte di Alessandro Pier Guidi, poi sanzionato di cinque secondi, nei confronti di Hartley.

Pur disponendo di un pacchetto competitivo, così come lo scorso anno, la sensazione è che in Toyota non siano riusciti a massimizzarlo per piccoli inconvenienti tecnici ed errori da parte dei piloti. Ancora una volta i giapponesi non sono riusciti a reggere la pressione, ma si sa nella 24 Ore di Le Mans anche i più piccoli dettagli fanno la differenza.



Reduce da un avvio di stagione più che positivo, con le affermazioni nella 1812 km del Qatar e nella 6 Ore di Spa, Porsche era sicuramente tra i favoriti per la vittoria della maratona francese. Decisamente più matura, sia in termini di velocità che di affidabilità, la 963 LMDh si è dimostrata subito tra le Hypercar più competitive sul Circuit de la Sarthe. A differenza delle prime tre gare del FIA WEC, la vettura tedesca ha però subito un BoP meno favorevole. Nonostante ciò Kévin Estre è riuscito a stampare l’Hyperpole mettendo assieme un giro perfetto.

La musica, però, è drasticamente cambiata già nelle prime battute della gara. Scattato dalla prima posizione, Laurens Vanthoor non è stato in grado di tenere il comando venendo sorpassato dalla Ferrari di Nielsen. Il tallone d’Achille delle 963 LMDh si è rivelata proprio la velocità di punta. Per stessa ammissione di Urs Kuratle, direttore Porsche, i prototipi tedeschi hanno pagato circa 2-3 km/h di velocità di punta in meno rispetto gli avversari. Un problema che su un tracciato come quello di Le Mans, visti i lunghi rettilinei, si è rivelato altamente penalizzante. Anche in scia i piloti Porsche hanno faticato a tenere il ritmo di Ferrari e Toyota.



Di conseguenza il team Penske Motorsport ha cercato di colmare il divario provando ad attuare strategie più rischiose. Ma, viste le condizioni meteo variabili e la lunga safety car notturna, la squadra ha commesso qualche sbavatura che l’hanno penalizzata nell’economia della gara. Al comando delle operazioni, nella mattinata della domenica, la Porsche è scivolata nuovamente alle spalle di Ferrari e Toyota. Soprattutto nel corse delle ultime due ore, quando a Le Mans è tornata la pioggia, le 963 LMDh non hanno avuto il ritmo necessario per lottare per la zona podio.

Il quarto posto di Estre-Vanthoor-Lotterer e il sesto di Campbell-Christensen-Makowiecki è decisamente poco se confrontato con le aspettative iniziali. Inoltre la terza 963 LMDh schierata per l’occasione dal team Penske è stata costretta al ritiro per un errore commesso da Felipe Nasr. Il punto forte è stato sicuramente l’affidabilità, delle sei vetture presenti in griglia Porsche è riuscita a piazzare ben quattro LMDh nelle prime dieci posizioni. Oltre alle due vetture ufficiali, il team Jota ha terminato la 24 Ore di Le Mans all’ottavo e nono posto.



Così come nella 6 Ore di Spa, la squadra inglese ha occupato stabilmente le posizioni di vertice accedendo anche all’Hyperpole con Callum Illot. Proprio il britannico, nel corso delle successive prove notturne, si è però reso protagonista di un incidente danneggiando irreparabilmente la 963 LMDh. Il team Jota ha quindi iniziato una disperata corsa contro il tempo ricostruendo la vettura dal telaio arrivato direttamente dalla fabbrica Porsche. I meccanici hanno lavorato senza sosta fino alla mattinata del venerdì per poi effettuare un breve shakedown sul vicino aeroporto di Le Mans.

Potendo contare solamente sui quindici minuti del Warm Up, La Porsche numero 12 ha quindi affrontato la 24 Ore di Le Mans quasi al buio. Ciò nonostante Illot, Will Stevens e Norman Nato hanno mantenuto un ritmo regolare nell’arco di tutta la gara che li ha portati a chiudere a tre minuti dai vincitori. Una gara solida che ha ripagato lo sforzo di tutta la squadra completato dal nono posto ottenuto da Jenson Button, Oliver Rasmussen e Phil Hanson.

Più complessa la gara del Proton Competition che, esattamente come avvenuto a Spa, è stata rallentata da problemi alla portiera della sua 963 LMDh. La Porsche del team tedesco è stata l’unica a subire un guasto meccanico, all’albero di trasmissione, chiudendo sedicesima e ultima di classe Hypercar. Porsche cercherà di rifarsi già a partire dalla 6 Ore di San Paolo, prossimo appuntamento del WEC, puntando al titolo del Mondiale Endurance. La parziale delusione di Le Mans è stata, però, mitigata dalla vittoria in classe LMGT3 della 911 GT3 R di Richard Lietz, Morris Schuring e Yasser Shahin.

18 Giu [17:59]

L’Italia s’è desta: Lamborghini e
Isotta Fraschini le migliori debuttanti

Michele Montesano

Non solo Ferrari, la 92ª edizione della 24 Ore di Le Mans ha visto al via anche altre due blasonate Case italiane. Per Lamborghini e Isotta Fraschini è stato il debutto sul circuit de la Sarthe con le loro Hypercar. Due progetti diversi, la vettura di Sant’Agata Bolognese è una LMDh mentre il prototipo del costruttore meneghino segue il regolamento LMH, ma con lo stesso obiettivo: quello di ottenere il massimo nella maratona francese.

Missione centrata da parte di Lamborghini che si era prefissata di tagliare il traguardo tra le prime dieci Hypercar. Una gara che è stata solamente la punta dell’iceberg di una settimana vissuta intensamente. Infatti Lamborghini e Iron Lynx, la squadra che fa correre le LMDh e le GT3 nel FIA WEC e in IMSA, si è presentata al via con due telai nuovi di zecca. Per la SC63 LMDh numero 19 di Andrea Caldarelli, Matteo Cairoli e Romain Grosjean si è optato immediatamente per l’utilizzo di una nuova unità, poiché il prossimo fine settimana ci sarà la 6 Ore del Watkins Glen valida per l’IMSA.

Per quanto riguarda la vettura di Mirko Bortolotti, Edoardo Mortara e Daniil Kvyat la sostituzione del telaio si è resa necessaria al seguito di vibrazioni anomale riscontrate nel test day di domenica. I meccanici hanno quindi fatto una vera corsa contro il tempo per preparare la SC63 in vista della prima sessione di prove libere. Per la prima volta con due LMDh contemporaneamente in pista, ricordiamo che Lamborghini quest’anno schiera una vettura nel WEC e una in IMSA, si è quindi cercato di diversificare il lavoro per poi convergere deliberando l’assetto definitivo in vista della gara.



Dopo aver conquistato il settimo posto al debutto assoluto nella massacrante 12 Ore di Sebring, l’obiettivo prioritario era quello di arrivare in fondo anche nella 24 ore di Le Mans. Oltre l’affidabilità, fin dal via entrambe le SC63 LMDh hanno messo in mostra un buon passo gara iniziando una bella rimonta istallandosi a ridosso della top 10. Le Lamborghini si sono rivelate decisamente competitive con le mescole medie riuscendo a completare diversi stint consecutivi.

Anche con l’arrivo del primo scroscio di pioggia, il muretto box dell’Iron Lynx ha preferito proseguire con le slick. Scelta che si è rivelata vincente vista la poca entità della precipitazione. A permettere tutto questo è stata anche l’esperienza dei piloti nel saper affrontare le mutevoli condizioni della pista. Entrambi gli equipaggi, a differenza dei diretti rivali di BMW e Peugeot, hanno commesso solamente due piccole sbavature nell’arco delle 24 ore, con Cairoli e Kvyat autori di innocui fuoripista a gomme fredde.



Fuori gioco entrambe le Alpine A424 LMDh per problemi meccanici, Lamborghini si è avvicinata ulteriormente alla zona punti. Dal tramonto la pioggia è diventata sempre più insistente, tanto da costringere la direzione gara a una lunga neutralizzazione che ha, di fatto, interrotto l’azione in pista fino al mattino. È stata proprio in questa fase che gli uomini di Lamborghini e Iron Lynx hanno intuito l’opportunità di poter battere entrambe le Peugeot.

Sfruttando una vettura più bilanciata e meno aggressiva sugli pneumatici, il terzetto Bortolotti-Kvyat-Mortara ha effettuato solamente 25 soste sorpassando le Peugeot, che si sono fermate rispettivamente 31 e 29 volte, tagliando il traguardo in decima posizione. Non solo, la regolarità e la velocità ha permesso alla Lamborghini numero 63 di poter completare 309 giri, solamente due in meno rispetto la Ferrari dei vincitori Fuoco-Molina-Nielsen. La conferma è arrivata anche dall’equipaggio Caldarelli-Cairoli-Grosjean che ha chiuso al tredicesimo posto a parità di tornate percorse. Appurata l’affidabilità, ora in Lamborghini possono iniziare a lavorare sulla prestazione della SC63 LMDh.



Menzione d’onore per Isotta Fraschini. Il quattordicesimo posto finale per la Casa della Dea alata vale quasi quanto una vittoria. La Tipo 6 LMH realizzata dalla Michelotto Engineering finora non aveva mai effettuato più di dieci ore consecutive di test. Inoltre anche la vigilia della 24 Ore di Le Mans è stata piuttosto tribolata. Innanzitutto martedì i meccanici della Duqueine, scuderia che fa correre il prototipo meneghino, hanno montato un motore nuovo, poi il venerdì sono stati cambiati i freni appositamente per la gara.

Il risultato finale è da lasciare sbalorditi perché la vettura si è rivelata affidabile tanto da chiudere la gara con appena nove giri di scarto dalla Ferrari dei vincitori. A pesare sul bilancio è stato un drive through, per eccesso di velocità in regime di Full Course Yellow, e una riparazione per colpa di un contatto con un’altra vettura. Mentre il brivido è arrivato allo scoccare di mezzogiorno quando, al termine di un rifornimento, la Tipo 6 LMH non è ripartita al primo colpo. Portata ai box si è capito che la mancata accelerazione era dovuta alla presenza di aria nei condotti del carburante.



Rispedita in pista, è toccato a Jean-Karl Vernay l’onore di tagliare il tanto agognato traguardo. Il francese ha rivestito, ancora una volta, i panni del caposquadra e dello stacanovista guidando per oltre nove ore. Ma anche i due giovani compagni di squadra si sono rivelati all’altezza della situazione. Pur non avendo mai corso a Le Mans e tantomeno una 24 ore, Antonio Serravalle e Carl Wattana Bennet hanno messo in mostra una grande maturità e spirito di squadra girando su tempi non distanti da Vernay.

Anche la Tipo 6 LMH ha fatto enormi progressi. La vettura italiana, complice l’assetto più scarico, è stata costantemente tra le più veloci sul rettilineo dell’Hunaudières. Tuttavia ha pagato dazio nell’ultimo settore, quello più guidato, chiudendo il giro con un distacco di circa tre secondi sulle Hypercar più rapide. Ciò non deve scoraggiare, perché la base del prototipo realizzato dalla Michelotto Engineering è più che valida. Il prossimo gradino da compiere sarà quello di sviluppare la Tipo 6 LMH, magari sfruttando un gettone di sviluppo, per ridurre ulteriormente il distacco dalla concorrenza.

17 Giu [10:12]

Ferrari: il sogno Le Mans continua
Dopo il bis, si punta al titolo mondiale

Da Le Mans – Michele Montesano

A distanza di un anno, il circuit de la Sarthe si è tinto nuovamente di rosso Ferrari. Ma questa 24 Ore di Le Mans ha un sapore tutto diverso, quello della conferma. Dopo il successo ottenuto al debutto, in occasione dell’edizione del Centenario, era difficile, se non impossibile, ripetersi. Contro ogni pronostico, la Ferrari ci è riuscita al termine di una gara intensa, dal ritmo serrato, ricca di colpi di scena, condizioni meteo avverse e, quando non inframezzata da safety car, vissuta ogni giro come fosse una gara sprint.

Sebbene la narrazione può avere dei punti in comune con lo scorso anno, questa 24 Ore di Le Mans è maturata in condizioni totalmente diverse. Partendo dal numero e dalla qualità degli avversari, Porsche in primis, che a distanza di un anno si sono presentati sul circuit de la Sarthe decisamente più competitivi e preparati. Senza tralasciare un BoP (Balance of Performance) diverso e l’introduzione del Power Gain per limitare le prestazioni delle Hypercar sopra i 250 km/h.

Un successo sicuramente della squadra che ha saputo riscattarsi dopo un avvio di stagione più difficile del previsto. Lo stesso Antonello Coletta, dopo i festeggiamenti, ha ammesso che l’errore strategico della 6 Ore di Imola è servito per lavorare a fondo ed essere più reattivi in una gara, come la 24 Ore di Le Mans, che è stata inframezzata da diversi scrosci di pioggia.



Una vittoria più dell’uomo che del mezzo. Ne sono l’emblema gli eroi dell’impresa: Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen, tutti alla loro prima affermazione nella maratona francese. Un traguardo sfumato lo scorso anno, per colpa di un sasso che ruppe il radiatore della loro 499P quando occupavano le posizioni di vertice, e fortemente cercato. Per la Ferrari la gioia è stata doppia, perché anche la numero 50, dei vincitori in carica Alessandro Pier Guidi, Antonio Fuoco e James Calado, è salita sul podio.

Menzione speciale per la Ferrari gestita da AF Corse con Robert Kubica, Yifei Ye e Robert Shwartzman che hanno sfiorato il colpaccio, saltato solamente per un problema tecnico della 499P. Erano nelle prime posizioni quando, rientrata ai box a quattro ore della fine, dalla LMH di Maranello è uscito del vistoso fumo dall’anteriore. La causa pare sia stato un blackout elettrico del sistema ibrido che agisce sull’asse anteriore.

Una gara, quella della 24 Ore di Le Mans, in cui si è deciso di massimizzare il pacchetto e i punti forti della 499P LMH senza cercare di stravolgere la vettura. Come raccontato nel post gara da Ferdinando Cannizzo, Direttore Tecnico della divisione GT ed Endurance della Ferrari, si è lavorato soprattutto sul cercare di ottimizzare il bilanciamento della vettura sulle mescole medie, le più performanti per la LMH di Maranello.



Lo si è visto già dalla partenza in cui le Ferrari, sia di Nielsen che di Giovinazzi, si sono subito fatte largo per poi guadagnare la testa e cercare di allungare. Sempre Cannizzo ha spiegato che l’obiettivo era di creare un margine affinché gli avversari non potessero prendere la scia delle Ferrari poiché, per via del Power Gain, in quel caso le 499P non sarebbero riuscite a difendersi.

Dopo l’ottimo avvio sono arrivate, però, le penalità da scontare. Dieci secondi per tutte le Hypercar del Cavallino Rampante, la numero 51 e 83 per un errore di procedura ai box nel corso delle qualifiche e la numero 51 per unsafe release nel corso della prima sosta. Scivolate alle spalle di Porsche e Toyota, le Ferrari hanno dovuto iniziare quindi la rimonta.

Recupero propiziato anche dal primo scroscio di pioggia. Questa volta, però, gli uomini di Maranello non si sono fatti cogliere impreparati. Innanzitutto, si è cercato di studiare la durata e l’intensità delle precipitazioni, per poi decidere, assieme al pilota in macchina, se restare in pista con le slick o se rientrare ai box per montare le gomme da bagnato.



Se la prima parte di gara si è svolta con le gomme medie, le temperature più basse e la possibilità di pioggia hanno fatto sì che nel prosieguo della gara si sia optato per le soft, in grado di garantire un elevato livello di grip anche in caso di pista umida. Veloce su pista asciutta e in caso di bagnato, la Ferrari 499P ha invece subito il ritmo delle altre Hypercar in caso di pista leggermente umida. Lo si è visto soprattutto quando il tracciato tornava ad asciugarsi dopo i vari scrosci di pioggia.

Anche col calare della notte, tutte e tre le Ferrari si sono dimostrate competitive sfrecciando sul circuit de la Sarthe. Unica sbavatura l’errore di Kubica che in fase di doppiaggio ha tamponato la BMW LMDh di Dries Vanthoor. Manovra penalizzata con uno Stop & go di trenta secondi. Poi la gara, di fatto, è stata neutralizzata dall’acqua caduta abbondante su Le Mans. I piloti sono stati costretti a girare dietro la safety car per quasi sei ore, con il restart che è avvenuto dopo le otto.

Ad emergere nelle prime ore della mattinata è stata Toyota, ma le Ferrari hanno seguito in scia. In questi frangenti il muretto box rosso ha deciso di diversificare le strategie, affinché si potesse massimizzare il risultato. La Ferrari numero 51, che in quel momento era quella più indietro in classifica, godendo di un ampio margine sui diretti inseguitori ha fatto da apripista per l’utilizzo delle varie tipologie di pneumatici.



Di fatto il momento chiave della gara è arrivato a due ore dalla bandiera a scacchi. Dopo un’intesa rimonta culminata con la conquista della leadership, Nielsen è rientrato ai box ma uscendo la portiera destra è rimasta aperta. Dopo vari tentativi, il danese è stato costretto a rientrare nuovamente ai box per farsela chiudere dai meccanici. In questo frangente si è deciso, con un’abile mossa strategica, di sfruttare questo inconveniente come un punto a favore. In Ferrari sono quindi usciti fuori sequenza approfittando della sosta supplementare per caricare altra benzina a bordo.

Rientrato in pista, Nielsen ha quindi spinto per cercare di recuperare terreno e ritrovarsi nuovamente al comando al termine dell’ultima tornata dei box. Infine gli ultimi giri al cardiopalma in cui il danese, con estrema freddezza, ha gestito la benzina residua andando a tagliare per primo il traguardo. Un capolavoro di strategia, quello del muretto box Ferrari, che fa il paio con le minori soste effettuate durante l’aro della gara: 26 contro le 31 fatte dalla Toyota dei secondi classificati José Maria Lopez, Kamui Kobayashi e Nyck de Vries.

Una vittoria ampiamente meritata per Ferrari con la numero 50 che è stata in testa per 72 dei 311 giri totali della gara. I vincitori della passata edizione Pier Guidi-Giovinazzi-Calado hanno tagliato il traguardo terzi ma staccati di soli trentasei secondi rispetto i compagni di squadra. A pesare un contato, avvenuto nelle ultime due ore, tra Pier Guidi e la Toyota di Brendon Hartley con il ferrarista sanzionato con cinque secondi scontati nella sosta successiva.

Per il Cavallino Rampante si tratta dell’undicesima vittoria assoluta nella 24 Ore di Le Mans, la seconda consecutiva dopo quella ottenuta l’11 giugno dello scorso anno nell’edizione del Centenario. Il successo nella classica maratona francese consente a Ferrari di tornare prepotentemente in lotta per il campionato WEC. Seconda in classifica iridata costruttori, a sole nove lunghezze dalla Porsche, e altrettanto in quella piloti con il terzetto Fuoco-Molina-Nielsen. La rincorsa mondiale della Ferrari è ripartita da Le Mans.

16 Giu [16:38]

Ferrari si ripete a Le Mans
Fuoco-Nielsen-Molina compiono l’impresa

Da Le Mans - Michele Montesano

La Ferrari 499P LMH si è confermata nuovamente la vettura da battere nella 24 Ore di Le Mans. Così come nella passata edizione, anche quest’anno l’Hypercar di Maranello è stata la più competitiva sul circuit de la Sarthe. Ma nella 92ª edizione della maratona francese a salire sul gradino più alto del podio è stato l’equipaggio della numero 50 composto da Antonio Fuoco, Nicklas Nielsen e Miguel Molina. Non solo, questa volta Ferrari ha ottenuto anche il terzo posto con in vincitori della passata edizione Alessandro Pier Guidi, Antonio Giovinazzi e James Calado.

Un finale che ha tenuto tutti in apnea. A un’ora dalla bandiera a scacchi la classifica della 24 Ore di Le Mans ha subito un’ulteriore rimescolamento. Costretto a girare con la portiera destra della Ferrari 499P socchiusa, Nielsen è dovuto rientrare ai box per sistemare tale problema. Il muretto box del Cavallino Rampante, per cercare di minimizzare il tempo perso, ha cambiato anche la strategia del danese effettuando un rabbocco. Nielsen è tornato in pista in quinta posizione alle spalle di Toyota, Porsche e del compagno di squadra Pier Guidi.



Fortuna ha voluto che la sosta precedente, in cui c’era la possibilità di un unsafe release, non sia stata giudicata irregolare. Tornato in pista, Nielsen ha iniziato a spingere prendendosi anche qualche rischio con le gomme da bagnato usate. Il danese, supportato dal muretto box, ha mantenuto una calma e una freddezza invidiabile gestendo l’usura delle gomme e la benzina residua. Ciò gli ha consentito di non effettuare un’ulteriore sosta tagliando il traguardo in prima posizione.

Così come lo scorso anno a Toyota è andato l’onore dei vinti. Esattamente come dodici mesi fa’ un pilota del costruttore nipponico ha sbagliato nel momento decisivo. José Maria Lopez, in coppia con Nyck De Vries e Kamui Kobayashi, si è girato quando occupava la prima posizione perdendo secondi che, sull’economia di gara, sono risultati decisivi, visto che Toyota ha pagato poco più di quattordici secondi dai vincitori.

Anche Pier Guidi ha dovuto far fronte a una penalizzazione di cinque secondi per aver toccato Brendon Hartley all’uscita della sosta ai box nel corso delle ultime ore. Il campione uscente ha iniziato una consistere rimonta culminata con il podio, quasi a fare da passaggio di testimone ai compagni di squadra.



Partita con i favori del pronostico, Porsche ha raccolto meno del previsto. Anche quest’anno la superiorità numerica non è stata sufficiente. La 963 LMDh del poleman Kevin Estre, Dries Vanthoor e André Lotterer ha tagliato il traguardo al quarto posto precedendo la Toyota di Hartley, Sebastien Buemi e Ryo Hirakawa. Ugualmente la Cadillac, tra le più veloci in qualifica, non è andata oltre il settimo posto con Alex Palou, Alex Lynn ed Earl Bamber.

Al suo debutto assoluto a Le Mans, la Lamborghini è arrivata in fondo con entrambe le vetture. Obiettivo raggiunto per la Casa di Sant’Agata Bolognese, inoltre il terzetto composto da Mirko Bortolotti, Edoardo Mortara e Daniil Kvyat ha ottenuto il decimo posto assoluto. Menzione speciale per Isotta Fraschini. Il costruttore italiano ha vinto la sua personale 24 Ore di Le Mans giungendo fino al traguardo con distacchi contenuti dal resto del gruppo.

Più in ombra i francesi, Alpine costretta al ritiro e Peugeot mai in grado di salire nelle posizioni di vertice. Sfortunata la BMW condizionata da errori e incidenti. Infine da sottolineare la bellissima gara della Ferrari 499P del team AF Corse che con Robert Kubica, Yifei Ye e Robert Shwartzman ha militato a lungo nelle prime posizioni prima di essere costretta, nelle ultime battute, al ritiro per un blackout al sistema ibrido.



Come da tradizione, la gara delle LMP2 si è rivelata imprevedibile. A trionfare, per la seconda volta nella 24 Ore di Le Mans, è stato lo United Autosport con l'equipaggio composto da Oliver Jarvis, Nolan Siegel e Bijoy Garg. La squadra di Zak Brown, per diciotto secondi, ha avuto la meglio sui vincitori uscenti dell’Inter Europol Competition con Jakub Smiechowski, Vladislav Lomko d Clement Novalak. Gradino più basso del podio per il terzetto dell’Idec Sport Paul Lafargue, Job van Unitert e Reshad de Gerus. Quarta assoluta, la squadra AF Corse ha ottenuto il successo di classe ProAm con François Perrodo, Ben Barnicoat e Nicolas Varrone. 


Porsche ha inaugurato la categoria LMGT3 con una vittoria. Il costruttore di Zuffenhausen si è consolato grazie al Team Manthey e all’equipaggio Richard Lietz, Morris Schuring e Yasser Shahin. La lotta serrata ha visto emergere al secondo posto la BMW M4 GT3 del WRT con Darren Leung, Sean Gelael e Augusto Farfus.

Restando nel team WRT, Valentino Rossi è stato il protagonista della sera di Le Mans occupando saldamente la prima posizione di classe. Poi il suo compagno di squadra Ahmad Al Harthy ha perso il controllo sul bagnato andando a sbattere. Terzo posto che sa di storia per Ford Mustang. A sessant’anni dalla nascita della celebre Pony Car, il Proton Competition è riuscita a portare sul podio la versione GT3 condotta dal nostro Giorgio Roda, Mikkel Pedersen e Dennis Olsen.

Domenica 16 giugno 2024, gara

1 - Fuoco-Molina-Nielsen (Ferrari 499P) - Ferrari - 311 giri
2 - Lopez-Kobayashi-de Vries (Toyota GR010) - Toyota - 14"221
3 - Pier Guidi-Calado-Giovinazzi (Ferrari 499P) - Ferrari - 36"730
4 - Estre-Lotterer-L. Vanthoor (Porsche 963) - Penske - 37"897
5 - Buemi-Hartley-Hirakawa (Toyota GR010) - Toyota - 1'02"824
6 - Campbell-Christensen-Makowiecki (Porsche 963) - Penske - 1'45"654
7 - Bamber-Lynn-Palou (Cadillac V-LMDh) - Cadillac - 2'34"468
8 - Stevens-Nato-Ilott (Porsche 963) - Jota - 3'02"691
9 - Button-Hanson-Rasmussen (Porsche 963) - Jota - 3'36"756
10 - Bortolotti-Kvyat-Mortara (Lamborghini SC63) - Lamborghini - 2 giri
11 - Vandoorne-Di Resta-Duval (Peugeot 9X8) - Peugeot - 2 giri
12 - Jensen-Müller-Vergne (Peugeot 9X8) - Peugeot - 2 giri
13 - Caldarelli-Cairoli-Grosjean (Lamborghini SC63) - Lamborghini - 2 giri
14 - Serravalle-Bennett-Vernay (Isotta Fraschini Tipo6) - Isotta F. - 9 giri
15 - Jarvis-Garg-Siegel (Oreca 07-Gibson) - United AS - 14 giri
16 - Smiechowski-Lomko-Novalak (Oreca 07-Gibson) - Inter Europol - 14 giri
17 - Lafargue-van Uitert-de Gerus (Oreca 07-Gibson) - Idec - 14 giri
18 - Perrodo-Barnicoat-Varrone (Oreca 07-Gibson) - AF Corse) - 14 giri
19 - Cullen-Pilet-Richelmi (Oreca 07-Gibson) - Vector - 14 giri
20 - Hyett-Delétraz-Quinn (Oreca 07-Gibson) - AO by TF - 16 giri
21 - Mattschull-Binder-Horr (Oreca 07-Gibson) - DKR - 16 giri
22 - Kaiser-Caldwell-De Angelis (Oreca 07-Gibson) - Algarve - 17 giri
23 - Sales-Beche-Huffaker (Oreca 07-Gibson) - Panis - 18 giri
24 - Rao-Bell-Vesti (Oreca 07-Gibson) - Cool - 20 giri
25 - Scherer-Heinemeier Hansson (Oreca 07-Gibson) - Nielsen - 20 giri
26 - Fluxa-Jakobsen-Miyata (Oreca 07-Gibson) - Cool - 22 giri
27 - Shahin-Schuring-Lietz (Porsche 911 GT3 R) - Manthey - 30 giri
28 - Leung-Gelael-Farfus (BMW M4) - WRT - 31 giri
29 - Derani-Aitken-Drugovich (Cadillac V-LMDh) - ActionExpress - 31 giri
30 - Roda-Pedersen-Olsen (Ford Mustang) - Proton - 31 giri
31 - Hartshorne-Tuck-Mies (Ford Mustang) - Proton - 31 giri
32 - Bovy-Frey-Gatting (Lamborghini Huracan) - Iron Dames - 32 giri
33 - Heriau-Mann-Rovera (Ferrari 296) - AF Corse - 32 giri
34 - Robin-Boguslavskiy-K. van Der Linde ( (Lexus RC F) - Akkodis ASP - 32 giri
35 - J. Laursen-C. Laursen-Taylor (Ferrari 296) - Spirit - 32 giri
36 - Hoshino-Bastard-Sorensen (Aston Martin Vantage) - D'Station - 32 giri
37 - Kimura-Masson-Hawksworth (Lexus RC F) - Akkodis ASP - 32 giri
38 - Koizumi-Baud-Juncadella (Corvette Z06) - TF Sport - 33 giri
39 - Wainwright-Serra-Pera (Ferrari 296) - GR Racing - 33 giri
40 - Iribe-Millroy-Schandorff (McLaren 720S) - Inception - 36 giri
41 - Malykhin-Sturm-Bachler (Porsche 911 GT3 R) - Manthey - 38
42 - Keating-Albuquerque-Hanley (Oreca 07-Gibson) - United AS - 39 giri
43 - Van Rompuy-Andrade-Eastwood (Corvette Z06) - TF Sport - 44 giri
44 - Schiavoni-Cressoni-Perera (Lamborghini Huracan) - Iron Lynx - 53 giri
45 - Jani-Tincknell-Andlauer (Porsche 963) - Proton - 60 giri
46 - Hardwick-Robichon-Barker (Ford Mustang) - Proton - 84 giri
47 - Frijns-Rast-S. Van Der Linde (BMW M Hybrid V8) - WRT - 215 giri

Giro più veloce: Kamui Kobayashi 3'28"756

Ritirati
Kubica-Shwartzman-Ye (Ferrari 499P) - AF Corse
Bourdais-van der Zande-Vautier (Cadillac V-LMDh) - Cadillac
Cottingham-Costa-Saucy (McLaren 720S) - United AS
Hamaguchi-Pino-Sato (McLaren 720S) - United AS
Jaminet-Nasr-Tandy (Porsche 963) - Penske
James-Mancinelli-Riberas (Aston Martin Vantage) - Heart
Kurtz-Braun-Catsburg (Oreca 07-Gibson) - Crowdstrike APR
Petrobelli-Voorde-Yoluc (Ferrari 296) - JMW
Falb-Allen-Simmenauer (Oreca 07-Gibson) - Duqueine
Al Harthy-Rossi-Martin (BMW M4) - WRT
Marciello-Wittmann-D.Vanthoor (BMW M Hybrid V8) - WRT
Lapierre-Schumacher-Vaxiviere (Alpine A424) - Alpine
Ried-Capietto-Viscaal (Oreca 07-Gibson) - Proton
Chatin-Habsburg-Milesi (Alpine A424) - Alpine
Flohr-Castellacci-Rigon (Ferrari 296) - AF Corse

16 Giu [14:29]

Le Mans – Ore 14
Torna la pioggia, Ferrari in testa

Da Le Mans - Michele Montesano

Con sei Hypercar racchiuse in meno di un minuto, e a meno di due ore dal termine, quella del 2024 si preannuncia una 24 Ore di Le Mans intensa e da vivere fino alla fine. Lotte, sorpassi in pista, colpi di scena ai box, sinora abbiamo assistito a una gara sprint di ventidue ore. A dare il suo contributo c’è anche il meteo che, finora, non ha dato tregua alla maratona francese. Infatti, ancora una volta, la pioggia è tornata a cadere sul circuito scompaginando le strategie dei team.

Stando alla classifica, sono le Ferrari a dettare il ritmo. Ma i piloti del Cavallino Rampante non possono dormire di certo sonni tranquilli perché la Toyota, terza con José Maria Lopez, è in scia. Il momento topico è arrivato proprio allo scoccare della ventiduesima ora, quando sono state richiamate le vetture ai box.

Se Brendon Hartley ha perso secondi preziosi, con i meccanici che hanno avuto problemi con la pistola dello pneumatico anteriore sinistro, anche la Ferrari ha commesso un errore rispedendo in pista troppo frettolosamente Nicklas Nielsen, subentrato a Miguel Molina. Come se non bastasse, la numero 50 ha avuto problemi anche con la portiera di destra che è rimasta aperta.

Alessandro Pier Guidi è invece arrivato ai ferri corti con Hartley. I due, dopo la sosta ai box, si sono toccati con il pilota Toyota che è andato in testacoda. La manovra molto probabilmente finirà sotto investigazione. Terzo posto per la Toyota di Lopez incalzato dalla Cadillac di Jack Aitken. Ingresso in top 10 per la Lamborghini con un consistente Daniil Kvyat.

Sfida ancora tutta da vivere anche in LMP2 tra lo United Autosports e l’Idec Sport, divisi da appena dieci secondi. Nel pacchetto di mischia bisogna considerare anche l’Inter Europol e il team AF Corse racchiuso in soli 20 secondi. Più stabile la situazione in GT con la Porsche del Manthey lanciata verso la vittoria di classe.

Domenica 16 giugno 2024, classifica parziale alle ore 14:00 (top-10)

1 - Fuoco-Molina-Nielsen (Ferrari 499P) - Ferrari - 281 giri
2 - Pier Guidi-Calado-Giovinazzi (Ferrari 499P) - Ferrari - 16"907
3 - Lopez-Kobayashi-de Vries (Toyota GR010) - Toyota - 23"707
4 - Bamber-Lynn-Palou (Cadillac V-LMDh) - Cadillac - 27"262
5 - Estre-Lotterer-L. Vanthoor (Porsche 963) - Penske - 37"560
6 - Buemi-Hartley-Hirakawa (Toyota GR010) - Toyota - 53"165
7 - Stevens-Nato-Ilott (Porsche 963) - Jota - 1'19"524
8 - Button-Hanson-Rasmussen (Porsche 963) - Jota - 1'44"325
9 - Campbell-Christensen-Makowiecki (Porsche 963) - Penske - 1'52"148
10 - Cullen-Pilet-Richelmi (Oreca 07-Gibson) - Vector - 1 giro

16 Giu [12:34]

Le Mans – Ore 12
Cadillac al comando,
Ferrari AF Corse KO

Da Le Mans - Michele Montesano

È ancora tutto da scrivere l’esito finale della 24 Ore di Le Mans. Se fino a qualche ora fa la lotta per la vittoria sembrava ristretta tra Porsche e Toyota, a tornare di diritto nella mischia sono ora anche Ferrari e Cadillac. La safety car, entrata per mettere in sicurezza l’Aston Martin Vantage di Daniel Mancinelli, ha nuovamente ricompattato le vetture. Così alla ripartenza Robert Shwartzman e Antonio Fuoco hanno iniziato a lottare contro Sebastien Buemi per il gradino più basso del podio.

Dopo essersi sbarazzato della Toyota, allo scoccare della ventesima ora, Fuoco ha rotto gli indugi sorpassando anche la Porsche di Frederic Makowiecki. Il francese è poi stato sanzionato con un drive through, per non aver rispettato la procedura dello Slow Zone, scivolando all’ottavo posto. Con la strada spianata, è quindi toccato a Shwartzman replicare la mossa del pilota calabrese.

Quando sembrava già tutto pronto per la doppietta Ferrari, nel rientrare ai box, la Ferrari 499P di AF Corse è stata avvolta dal fumo proveniente dall’avantreno. Se inizialmente si pensava fosse l’alta temperatura dei freni, il problema si è rivelato ben più grave. A tradire il mezzo è stato il sistema ibrido che ha ceduto sulla 499P LMH di AF Corse.

Ad approfittarne è stata la Cadillac di Alex Palou che ha guadagnato la testa della corsa seguita dalle Toyota di Buemi e Kamui Kobayashi. Dopo aver effettuato le soste, le Ferrari superstiti occupano il quarto e il quinto posto con Fuoco e James Calado. Sesta la prima delle Porsche 963 LMDh, quella di Kevin Estre. Da segnalare il dritto a Indianapolis di Jack Aitken che ha danneggiato l’anteriore della Cadillac V-Series.R.

Prosegue il duello in LMP2. Il Vector Sport può contare solamente un vantaggio risicato nei confronti dell’Idec Sprt. Ancora in lizza per la vittoria anche l’Inter Europol Competition che lo scorso anno aveva sbancato proprio a Le Mans.

Rimasta sola al comando, la Porsche del Manthey ha un margine di oltre dieci secondi sulla BMW M4 GT3 portata in pista dall’esperto Augusto Farfus. Sorpasso completato per le Iron Dames nei confronti della Ford Mustang. Fuori dai giochi la McLaren dello United Autosports costretta a fermarsi lungo il circuito.

Domenica 16 giugno 2024, classifica parziale alle ore 12:00 (top-10)

1 - Bamber-Lynn-Palou (Cadillac V-LMDh) - Cadillac - 249 giri
2 - Buemi-Hartley-Hirakawa (Toyota GR010) - Toyota - 4"587
3 - Lopez-Kobayashi-de Vries (Toyota GR010) - Toyota - 4"793
4 - Pier Guidi-Calado-Giovinazzi (Ferrari 499P) - Ferrari - 14"953
5 - Fuoco-Molina-Nielsen (Ferrari 499P) - Ferrari - 18"492
6 - Estre-Lotterer-L. Vanthoor (Porsche 963) - Penske - 28"109
7 - Stevens-Nato-Ilott (Porsche 963) - Jota - 1'04"136
8 - Campbell-Christensen-Makowiecki (Porsche 963) - Penske - 1'09"998
9 - Button-Hanson-Rasmussen (Porsche 963) - Jota - 1'26"418
10 - Vandoorne-Di Resta-Duval (Peugeot 9X8) - Peugeot - 1 giro

16 Giu [10:32]

Le Mans – Ore 10
Paura per Mancinelli, nuova safety car

Da Le Mans - Michele Montesano

La safety car quest’anno è costretta a fare gli straordinari a Le Mans. Da poco riprese le ostilità, un pauroso incidente, per fortuna senza conseguenze, ha visto coinvolto Daniel Mancinelli. Sfruttando il conseguente periodo di neutralizzazione, Porsche è salita al primo posto. Laurens Vanthoor ha approfittato della sosta ai box della Toyota di Ryo Hirakawa per prendere il comando della corsa.

Se nella giornata di ieri diverse squadre hanno giocato a nascondere le reali performance, badando principalmente a non perdere contatto con il vertice, anche la lunga neutralizzazione notturna (circa sei ore) non ha permesso di scoprire le carte. Solamente nella mattinata di oggi si stanno iniziando a vedere le reali prestazioni delle Hypercar.

Sebbene le temperature mattutine siano ancora basse a Le Mans, il tracciato si è asciugato velocemente permettendo ai piloti di poter effettuare il salto alle gomme da asciutto. Il passaggio alle slick, però, si è rivelato più ostico del previsto per Felipe Nasr. Il brasiliano è stato tratto in inganno dall’asfalto viscido andando a sbattere contro le pile degli pneumatici posti all’esterno della curva Indianapolis.

Se per spostare la Porsche 963 LMDh è stata sufficiente l’esposizione della bandiera gialla, la safety car si è resa indispensabile per l’incidente di Mancinelli. L’italiano, vedendosi sopravanzare dalla più veloce Ferrari LMDh, ha allargato la traiettoria della curva Indianapolis perdendo aderenza. L’Aston Martin Vantage è quindi impattata contro le barriere per poi ribaltarsi. Fortunatamente il pilota è subito uscito dall’abitacolo senza riportare conseguenze fisiche.

In LMP2 è sempre AF Corse a dettare l’andatura con Ben Barnicoat seguito dalla Oreca 07 di Oliver Jarvis. Terzo posto per il Vector Sport. Dopo un avvio tribolato, le Iron Dames hanno preso il comando della LMGT3. Complice una sosta più veloce, la Lamborghini Huracan precede la McLaren numero 59 dello United Autosports e la Lexus RCF di Kimura-Masson-Hawksworth.

Domenica 16 giugno 2024, classifica parziale alle ore 10:00 (top-10)

1 - Estre-Lotterer-L. Vanthoor (Porsche 963) - Penske - 222 giri
2 - Buemi-Hartley-Hirakawa (Toyota GR010) - Toyota - 0"686
3 - Bamber-Lynn-Palou (Cadillac V-LMDh) - Cadillac - 2'18"473
4 - Campbell-Christensen-Makowiecki (Porsche 963) - Penske - 2'19"337
5 - Kubica-Shwartzman-Ye (Ferrari 499P) - AF Corse - 2'22"272
6 - Fuoco-Molina-Nielsen (Ferrari 499P) - Ferrari - 2'23"206
7 - Lopez-Kobayashi-de Vries (Toyota GR010) - Toyota - 2'24"192
8 - Stevens-Nato-Ilott (Porsche 963) - Jota - 4'20"338
9 - Button-Hanson-Rasmussen (Porsche 963) - Jota - 4'21"520
10 - Bourdais-van der Zande-Vautier (Cadillac V-LMDh) - Cadillac - 4'25"718

16 Giu [6:47]

Le Mans – Ore 6
Toyota in testa tra pioggia e safety car

Da Le Mans - Michele Montesano

Tutt’altro che clemente, il meteo non ha fatto sconti alla 92ª edizione delle 24 Ore di Le Mans. Ampiamente prevista, la pioggia non si è fatta attendere condizionando gran parte della notte della maratona francese. Quando mancano dieci ore alla bandiera a scacchi, la Toyota di Brendon Hartley è al comando della gara seguita dalla Porsche del poleman Kevin Estre. Occupando anche il terzo posto con José Maria Lopez, in questo momento il team nipponico ha più chance per giocarsi la vittoria.

Avevamo lasciato i protagonisti a darsi battaglia nel cuore della notte di Le Mans. Ma le ostilità in pista non sono durate molto. Chi stava guadagnando terreno era proprio la Porsche che, con André Lotterer al volante, stava limando il margine sulla Toyota di testa. La marcia di avvicinamento è proseguita anche con Estre. Il francese si trovava a dieci secondi da Hartley quando Jack Aitken è andato in testacoda alle curve Porsche.

Poi un acquazzone ha posto fine ai giochi. La pioggia ha circondato il circuit de la Sarthe costringendo i piloti a una guida funambolica per poter arrivare ai box e montare le gomme da bagnato. Ancora una volta, in Toyota sono stati i più veloci a reagire richiamando Hartley per effettuare una sosta completa. L’ingresso della safety car, la seconda della gara, ha congelato le posizioni, con la Porsche di Estre a dividere le Toyota di Hartley e Lopez.

A seguire le due Ferrari 499P di Miguel Molina e quella griffata AF Corse di Yifei Ye. Appena fuori dai primi cinque la Porsche del Team Jota con Oliver Rasmussen al volante e la Cadillac V-Series.R di Renger van der Zande incalzata dalla rossa di Alessandro Pier Guidi.

Viste le condizioni meteo, rimaste quasi invariate, diversi piloti hanno chiesto via radio l'esposizione della bandiera rossa. Il periodo di safety car si sta prolungando tanto che la stessa vettura di sicurezza è dovuta rientrare ai box a rifornire. Come accade in queste situazioni si è assistito a una vera e propria staffetta tra safety car.

Nella LMP2 al comando c’è il team AF Corse. Nico Varrone prima della safety car aveva accumulato un vantaggio di due minuti sugli inseguitori. Rilevato il volante della Oreca 07, François Perrodo mantiene la testa di classe seguito da Nolan Siegel, United Autosports, e il portacolori del Cool Racing Lorenzo Fluxa che ha perso terreno.

In recupero il Vector Sport che, grazie all’esperto Ryan Cullen, precede l’Inter Europol Competition. Fuori dai giochi l’Algarve Pro Racing, costretto ad alzare bandiera bianca a seguito della perdita della posteriore sinistra mentre guidava Colin Braun. Poco prima era stata la Duqueine a ritirarsi per la rottura del propulsore.

Si prospetta una doppietta Porsche in LMGT3. Alex Malykhin precede il compagno di squadra Yasser Shahin. Terzo posto per l’Aston Martin di Ian James che dovrà prestare attenzione al recupero delle Iron Dames, quarte con Sarah Bovy. Gara sempre più in salita per la Ford Mustang numero 77 del Proton Competition. Dopo aver trascorso diverse ore ai box, per la sostituzione della cremagliera dello sterzo, rientrata in pista è stata speronata dalla LMP2 pilotata da David Heinemeier Hansson.

Domenica 16 giugno 2024, classifica parziale alle ore 6:00 (top-10)

1 - Buemi-Hartley-Hirakawa (Toyota GR010) - Toyota - 183 giri
2 - Estre-Lotterer-L. Vanthoor (Porsche 963) - Penske - 1"852
3 - Lopez-Kobayashi-de Vries (Toyota GR010) - Toyota - 3'11"991
4 - Fuoco-Molina-Nielsen (Ferrari 499P) - Ferrari - 3'16"531
5 - Kubica-Shwartzman-Ye (Ferrari 499P) - AF Corse - 5'27"478
6 - Button-Hanson-Rasmussen (Porsche 963) - Jota - 5'29"149
7 - Bourdais-van der Zande-Vautier (Cadillac V-LMDh) - Cadillac - 5'31"167
8 - Pier Guidi-Calado-Giovinazzi (Ferrari 499P) - Ferrari - 5'34"734
9 - Bamber-Lynn-Palou (Cadillac V-LMDh) - Cadillac - 5'37"483
10 - Stevens-Nato-Ilott (Porsche 963) - Jota - 9'32"368

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