Michele Montesano
Nemo profeta in patria est: la 92ª edizione della 24 Ore di Le Mans si è rivelata stregata per le Case francesi. Sia Peugeot che Alpine hanno vissuto un fine settimana tutt’altro facile. Se il marchio del Leone è riuscito ad arrivare fino in fondo alla maratona francese, sebbene fuori dalla zona punti, la Casa di Dieppe è stata costretta alla resa definitiva già nel corso del primo quarto di gara. Entrambe al via con un progetto nuovo, i costruttori transalpini non si sono rivelati all’altezza della concorrenza.
Lo scorso anno Peugeot, con la prima generazione della 9X8 LMH, era riuscita a issarsi anche nelle posizioni di vertice lottando con Ferrari e Toyota. La squadra francese, verso l’imbrunire, aveva poi approfittato della pioggia per salire addirittura al comando della gara, prima dell’incidente di Gustavo Menezes alla chicane Daytona. Quest’anno era quindi lecito aspettarsi qualcosa di più dalla nuova 9X8 Evo, che ha fatto il suo esordio in occasione della 6 Ore di Imola, ma purtroppo così non è stato.
Il bilancio finale è tutt’altro che positivo. Doppiate già dopo cinque ore di gara, entrambe le Hypercar del Leone hanno concluso la 24 Ore di Le Mans fuori dalle prime dieci posizioni staccate di due giri dalla Ferrari vincitrice. Anche sulla velocità pura le 9X8 Evo non hanno brillato accusando quasi due secondi di ritardo dalla pole. Le cose non sono cambiate neppure sul passo gara: le miglior Hypercar francese ha subito un distacco di 2”2 dal giro più veloce fatto registrare da Kamui Kobayashi. Vedendo tali dati, il bicchiere può sembrare desolatamente mezzo vuoto.
Scavando in profondità, però, si può intravedere uno spiraglio di luce. Innanzitutto, in vista di questa stagione del FIA WEC, Peugeot ha deciso di partire quasi da un foglio bianco stravolgendo il concetto iniziale del suo prototipo. La 9X8 Evo non solo ha subito una completa rivisitazione aerodinamica, con la comparsa dell’alettone posteriore in primis, ma anche l’assetto e il bilanciamento meccanico sono totalmente nuovi. La Hypercar transalpina ha inoltre debuttato solamente alla 6 Ore di Imola macinando, oltretutto, pochi chilometri di test se confrontati con gli avversari.
Peugeot si è quindi trovata non solo a rincorrere, ma anche a dover ricominciare da zero il lavoro per definire per lo meno un assetto base. Adeguatasi alle dimensioni degli pneumatici delle altre LMH, la 9X8 Evo ha sì guadagnato in trazione ma a scapito del bilanciamento complessivo. Nello specifico la vettura è diventata più sensibile alle variazioni d’altezza da terra diventando instabile nelle curve veloci. Tale comportamento lo si è notato principalmente nelle curve Porsche, ma in generale quello di Le Mans non era tra i circuiti più congeniali alla nuova Peugeot.
Il prosieguo della stagione si prevede ben più roseo per la vettura francese. Infatti le prossime gare del FIA WEC si svolgeranno su tracciati in cui la 9X8 Evo potrà riscattarsi, già a partire da San Paolo. Se entrambe le LMH si sono mostrate finalmente affidabili, la squadra sarà chiamata a sviluppare ulteriormente l’auto per cercare di raggiungere un livello accettabile di performance e chiudere il divario cronometrico dalla vetta. Perché ad oggi nonostante tutte le risorse impegnate, Peugeot ha raccolto decisamente meno del previsto.
La 24 Ore di Le Mans si è rivelata ancora più amara per Alpine. A distanza di un anno dalla presentazione ufficiale, avvenuta proprio sul circuit de la Sarthe, la nuova A424 LMDh ha mostrato vistosi problemi di affidabilità. L’unica nota positiva è stata l’efficacia sul giro veloce, sebbene la vettura sia ancora in fase di sviluppo, nel corso della qualifica è emerso una buona velocità con Paul-Loup Chatin in grado di staccare il quarto crono al termine delle qualifiche, mentre Nicolas Lapierre ha sfiorato L’’ingresso in Hyperpole per poco più di un decimo.
Tutt’altra storia la gara. In Alpine hanno deciso di puntare al sodo equipaggiando le due A424 LMDh con le mescole medium. Ciò ha permesso di allungare gli stint fino a raggiungere la top 5. Il primo scroscio di pioggia ha visto entrambe le vetture rientrare ai box per montare le gomme da bagnato. Come per gli altri team, la scelta non si è rivelata azzeccata con il tracciato che si è velocemente asciugato. Ciò ha costretto i francesi a un’ulteriore sosta supplementare scivolando fuori dai primi dieci.
La gara di Alpine è proseguita regolare fino all’imbrunire. Ma, poco prima delle 21, dalla A424 LMDh di Ferdinand Habsburg è uscita un’eloquente fumata bianca a segnalare il cedimento del motore mono-turbo Mecachrome. Nemmeno un’ora dopo, anche il propulsore dell’altra Hypercar francese ha costretto alla resa definitiva Lapierre. Risultato: il team Alpine ha dovuto chiudere la saracinesca dei box senza neppure aver raggiunto le sei ore di gara. Uno smacco avvenuto, oltretutto, proprio nella gara più importante dell’intera stagione del Mondiale Endurance.
Alpine è stato l’unico marchio, impegnato in classe Hypercar, che non ha visto il traguardo della 24 Ore di Le Mans. Come se non bastasse, la disfatta sul circuit de la Sarthe fa il paio con quello che sta accadendo dall’inizio dell’anno in Formula 1. Su entrambi i fronti Alpine non riesce a spiccare il volo. Ma, se nelle monoposto la situazione sembra nettamente più critica, nel WEC il team francese può sicuramente risollevare la china disponendo di un pacchetto, meccanici, piloti e vettura, decisamente competitivo.