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23 Apr 2025 [9:24]

Ferrari vince in pista e di strategia
Salvi: “Abbiamo imparato dagli errori”

Michele Montesano

La 6 Ore di Imola, seconda tappa stagionale del FIA WEC, ha riportato alla memoria un’epoca d’oro per Ferrari. Dopo oltre cinquant’anni di attesa, il Cavallino Rampante ha scritto una nuova pagina nella storia del Mondiale Endurance conquistando una vittoria davanti al suo pubblico che mancava dalla 1000 km di Monza del 1973, con la storica 312 PB condotta da Jacky Ickx e Brian Redman. Oltre al riscatto per la vittoria sfumata lo scorso anno, il trionfo di domenica è anche una conferma della competitività della 499P LMH.

Dopo i due trionfi consecutivi alla 24 Ore di Le Mans, nel 2023 e 2024, il successo ad Austin dello scorso anno e la tripletta nella 1812 km del Qatar, primo atto stagionale del WEC 2025, Ferrari si è confermata anche sul circuito di casa a Imola. Tracciati diametralmente opposti tra di loro che dimostrano, ancora una volta, l’efficacia e la duttilità dell’Hypercar del Cavallino Rampante, oltre alla bravura della squadra di Maranello.

Il fine settimana di Imola ha visto, infatti, le 499P sempre in vetta alla classifica di ciascuna sessione. Dapprima nelle prove libere e poi nella qualifica, la Ferrari è risultata costantemente la più veloce sul circuito in riva al Santerno. Messo alla prova da una gara ricca di insidie, neutralizzazioni, strategie e dal clima incerto, il muretto box ha saputo reagire sempre nel migliore dei modi.



A firmare la vittoria è stato l’equipaggio composto da Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi. Con quest’ultimo che ha aperto la marcia con una spettacolare Hyperpole staccando di oltre sette decimi il primo degli avversari. È quindi toccato a Calado scattare dalla prima piazzola e dettare l’andatura della prima frazione di gara. Preso il testimone, Giovinazzi ha gestito al meglio lo stint centrale prima di cedere il volante a Pier Guidi.

Proprio il pilota di Tortona si è trovato a interpretare la fase più complicata della gara quando, oltre all’ultima neutralizzazione, alcune gocce sono iniziate a comparire sul parabrezza della 499P LMH. Inoltre, complice una strategia differente da parte degli avversari, la Ferrari numero 51 si è ritrovata costretta a dover recuperare anche il terreno perso.

Al termine della gara, Pier Guidi ha raccontato quegli attimi: “Non è stato affatto facile, nel mio stint ho dovuto cercare di gestire l'energia, poi ho iniziato a vedere alcune gocce di pioggia e mi è venuto in mente quel che è accaduto lo scorso anno. C'era sicuramente pressione, ma bisognava rimanere concentrati per non ripetere gli stessi sbagli. Anche il traffico non è stato semplice, ma la squadra ha fatto un ottimo lavoro, specialmente nella scelta delle gomme. Sapevamo che la mescola morbida non era perfetta su pista asciutta e soleggiata, ma c'era il rischio pioggia e quindi era la opzione più sicura e anche un po' più aggressiva. La macchina forse non era così buona in termini di guida, ma come tempi sul giro eravamo sul ritmo delle medie”.



Il piemontese ha quindi proseguito: “Eravamo un po' preoccupati per il degrado degli pneumatici ma, anche potendo cambiarli solo su un lato, siamo riusciti a finire la gara. Nei primi giri, dopo la ripartenza, ho dovuto scaldare le gomme lentamente per cercare di non rovinarle e arrivare alla fine della gara. Quando la BMW è passata davanti, mi hanno detto che era a corto di carburante, sapevo che nell’ultima sosta si sarebbero fermati una decina di secondi in più rispetto a noi. Mi fido dell’operato degli ingegneri, quindi dovevo solo concentrarmi sul fare bene il mio lavoro e tenere il passo. Ho continuato a spingere e siamo riusciti a vincere, non si poteva scegliere circuito migliore per riuscirci”.

A tal proposito nel post gara l’ingegnere Giuliano Salvi, Race and Test Operation Manager, ha spiegato com’è stata gestita la corsa dal lato dei box: “Innanzitutto abbiamo imparato dagli errori commessi in passato. Inoltre il lavoro invernale ha pagato così come le simulazioni effettuate prima del weekend di gara. Abbiamo capito come sfruttare le gomme e il loro degrado, quello che era un punto debole ora è un nostro punto di forza. Sicuramente siamo riusciti a raggiungere tale obiettivo anche grazie all’uso dell’Evo Joker speso lo scorso anno”.

In Ferrari si sono ritrovati a dover lavorare su due fronti. Da un lato sulla vettura numero 51 che partiva dalla pole e doveva gestire la gara e, dall’altro, l’auto numero 50 costretta a una rimonta per salire dal fondo della griglia delle Hypercar. Viste le temperature, fino al terzo pit-stop tutte e tre le Ferrari, inclusa la numero 83 di AF Corse, hanno montato gli pneumatici Michelin Medium. Poi le 499P numero 51 e 83 (che scattava dalla seconda posizione) hanno sostituito tutte e quattro le gomme, mentre la numero 51 solamente le due di destra.



Tale strategia per la 51 si è resa obbligatoria per cercare di risparmiare tempo ai box e provare al fine di recuperare ulteriore tempo e terreno. Tuttavia il ritmo non all’altezza delle aspettative, ha costretto il muretto box Ferrari a richiamare la vettura per mettere le gomme fresche anche sul lato sinistro.

“La pista di Imola è stretta ed è difficile superare – ha spiegato Salvi – per cui diventava importante mantenere la posizione. Il degrado contenuto ci ha aiutato, ma era fondamentale accorciare il più possibile il tempo delle soste per evitare di perdere posizioni. Proprio per questo motivo siamo andati al limite con l’equipaggio della numero 50, cambiando solo due gomme alla volta e tenendo presente che sarebbe potuto venire a piovere nella seconda parte di gara. Addirittura abbiamo provato anche uno stint quadruplo, ma ci siamo accorti che non stava funzionando e abbiamo richiamato ai box la vettura”.



Proprio le gomme sono risultate la variabile nell’ultima parte di gara: “Le previsioni meteo dicevano che sarebbe potuto piovere nella seconda parte della corsa, quindi abbiamo dovuto effettuare delle strategie più caute per proteggerci – ha ammesso Salvi – di conseguenza abbiamo montato le Michelin Soft sulla vettura numero 83. Purtroppo la lotta serrata contro gli avversari ha portato al surriscaldamento e al conseguente degrado. Discorso diverso per la numero 51 che, avendo pista libera, è andata decisamente meglio».

Soddisfazione anche da parte di Ferdinando Cannizzo, Head of Ferrari Endurance Race Cars: “Questo risultato ripaga tutti gli sforzi fatti ed è una testimonianza della determinazione di tutta la squadra. La prova dell’equipaggio della vettura numero 51 è stata perfetta, nonostante la gara si sia mostrata complessa e la concorrenza agguerrita. Ora guardiamo avanti consapevoli che ci aspettano altre gare difficili ma, con questo spirito, sono convinto che potremo toglierci altre soddisfazioni”.

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