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LA STORIA
DESTINI PA
I drammi di Sean Edwards e María de Villota accomunano di nuovo i rispettivi padri,
Guy ed Emilio, colleghi, rivali e compagni più di trent’anni fa
Alfredo Filippone
Il filo di uno strano destino lega Sean
Edwards e María de Villota, scomparsi a
quattro giorni d’intervallo: entrambi vitti-
me di incidenti assurdi, entrambi falciati in
piena ascesa, entrambi figli d’arte. Figli di
due padri, Guy Edwards ed Emilio de Vil-
lota, che vissero lo stesso periodo e furono
rivali e compagni, ora accomunati di nuovo
dalla malasorte. Giochi del destino, che ci
riportano a ricordare un’epoca tornata in
auge grazie a ‘Rush’ e due personaggi che
abbiamo conosciuto da vicino, sintomatici
di quegli anni irripetibili. Dei due, Guy
Edwards, era il più estroverso: eleganza
britannica, da figlio di colonnello della
RAF, ma sregolatezza quasi latina. Emilio,
invece, era tutto sobrietà e tenacia castiglia-
ne, che lo portarono a lasciare una vita da
manager in banca per inseguire il suo
sogno. Entrambi laureati e preparati, furo-
no fra i primissimi a capire come funziona-
va lo sport auto moderno e a districarsi
bene con le sponsorizzazioni. Edwards
scrisse addirittura un manuale sull’argo-
mento. Quasi coetanei (Guy classe 1943,
Emilio 1946), approdarono in Formula 1 a
distanza di tre anni: nel 1974 Edwards, con
la Lola Embassy; nel 1977 De Villota, con la
McLaren Iberia. Tempi durissimi per i pri-
vati, dove qualificarsi era un miracolo.
Edwards ci riuscì undici volte (e fu anche
7° in Svezia nel 1974), Emilio tre, ma
entrambi furono protagonisti involontari
di episodi storici: Edwards del salvataggio
di Lauda al Nürburgring, De Villota dell’af-
faire che portò a mettere fuori legge il GP
di Spagna 1980, quello della scissione fra i
legalisti di Balestre e i ribelli di Ecclestone.
Non potendo sfondare in F.1, entrambi
ripiegarono sul campionato britannico di
F.1, l’Aurora (dal nome dell’azienda di gio-
cattoli che lo sponsorizzava) che raccolse
molti esclusi dal circus e fu ucciso perché
stava diventando troppo importante. E lì,
Guy ed Emilio furono fra i massimi prota-
gonisti, insieme ai vari Trimmer, Keegan,
Salazar, Desiré Wilson (ancor oggi l’unica
donna ad aver vinto una gara di F.1), Ken-
nedy e persino Giacomo Agostini. Nell’Au-
rora, Emilio brillò più di Guy (9 a 5 le vit-
torie) conseguendo il titolo nel 1980. Da
rivali, impararono a conoscersi e a stimarsi,
e morta l’Aurora, si dirottarono insieme
verso il Mondiale Prototipi. Al via, nel 1981,
con l’avveniristica Lola T600, la prima
sport ad effetto suolo che prefigurava le
gruppo C varate l’anno successivo. Per
l’epoca, una specie di astronave che si rivelò
velocissima, ma poco affidabile. Vinsero
comunque due gare, la 6 Ore nella fornace
d’agosto a Pergusa e la 1000 km di Brands
Emilio De Villota e Guy Edwards
1...,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73 75,76,77,78,79,80,81,82
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