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MOTO GP
MARC MARQUEZ
Stefano Semeraro
Quando andava insieme a papà Julià al
Moto Club Segre di Cervera, un passo da
Lleida, a diventare un campione del mondo
non ci pensava di certo. «Marc ha iniziato
a correre in moto prima ancora di cammi-
nare – racconta papà Marquez, ex-operaio
addetto alle escavatrici in una ditta di
costruzioni finita in crisi circa un anno fa –
ma come nel caso del suo fratello più pic-
colo Alex (che oggi corre in Moto3, ndr)
l’obiettivo non era di farne un pilota da cor-
sa. Allora pensavamo solo a divertirci». E
che ci riuscissero si capisce persino dalle
foto dell’epoca: con addosso un casco gran-
de il doppio della sua testa, il manubrio del-
laminimoto impugnato con la sicurezza del
predestinato, il bambinoMarquez se la ride
contento. Lo stesso sorriso che sfoggia
adesso che a 20 anni e una manciata di
giorni è diventato il più giovane campione
del mondo di MotoGP, l’unico insieme a
Kenny Roberts (correva l’anno 1978) capa-
ce di prendersi l’iride nella stagione del
debutto. Le cose, per il pilota che sorride,
hanno iniziato a cambiare quando Alzamo-
ra, l’ex campione catalano, decise di pren-
dere il minuscolo Marc sotto le sue ali alla
Monlau Competicion, autentica fabbrica di
meccanici e piloti. «Era così piccolo – ha
raccontato Alzamora a l’Equipe – che fati-
cava a stare in sella ad una 125. Ma questo
ha contribuito a sviluppare il suo talento:
per riuscire a controllare la moto doveva
curare al millimetro le traiettorie».
In realtà Marquez da piccolino - e stiamo
parlando di quando aveva 4 anni… - aveva il
pallino del cross, tanto che in una letterina a
Babbo Natale chiese in regalo proprio una
minimoto da sterrati. Una passione coltivata
poi a fianco di papà Julià, che a Llerida lo
portava a vedere le tappe delMondiale, nella
cui organizzazione lavorava mamma Roser,
oggi impiegata inuna ditta di trasporti. Alza-
mora, talent scout vecchia maniera, lo ha
svezzato grazie al suo fiuto e agli euro della
Repsol, il gigante petroliero che finanzia la
sua scuola Monlau, ma senza mai fare con-
cessioni alle smanie del baby-fenomeno:
senza buoni voti a scuola non si correva. Così
Marquez ha fatto tutta la trafila, dalla Copa
Conti a sette anni ai campionati regionali e
nazionali. Nel 2008 lo sbarco nel campiona-
to 125, su una Ktm – non facilissimo anche
per colpa della zavorra impostagli visto il
peso leggerissimo, che però squilibrava la
moto - poi l’esplosione nel 2010 sulla Derbi,
con il primomondiale vinto proprio aValen-
cia. Uno strapotere continuato in Moto2,
anche se nel 2011 con la Suter arrivò “solo”
secondo, per colpa di una serie di cadute e
guasconate che gli costarono anche una ope-
razione rischiatutto al nervo ottico per ripa-
rareai danni di una caduta, conrelativa com-
mozione cerebrale, rimediata in Malesia.
L’anno dopo, ecco puntuale il secondo titolo
mondiale, proprio inMoto 2. Il resto è storia
di quest’anno.
«Anche dopo quel brutto incidente – spiega
Alzamora – Marc non si è mai fatto pren-
dere dalla paura. Ci vedeva doppio, ma non
si preoccupava: era sicuro di poter tornare
in gara forte quanto prima». Del restoMar-
quez è così, e per il momento è difficile capi-
re se si tratta di incoscienza giovanile o
semplicemente di carattere. «El cicho que
corre sin miedo», lo chiamano in Spagna,
il bambino che corre senza paura, e in effet-
ti baby Marc di problemi se ne fa raramen-
te: sia che si tratti di spolverare un avver-
sario con una manovra al limite del regola-
mento (e a volte oltre), sia che gli tocchi
rimettere a posto la clavicola lussata del
fratellino (è capitato), sia ancora che si trat-
ti di dare una mano a papà Julià a ristrut-
turare la casa di Cervera. «La sua grande
qualità – ammette Dani Pedrosa, che insie-
me a Valentino Rossi è il modello di Mar-
quez – è che sa guidare costantemente al
limite». Estro, ma anche tanta regolatezza,
come spiega ancora Alzamora: «Quando
arriviamo al circuito Marc si chiude nel
garage o nel motorhome. Non va in giro a
Festeggiamenti in famiglia per il neo iridato Marquez con papà Julià, il fratello Alex e mamma Roser
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